Tormentose notizie
di Carlo Di Stanislao
“Bellum omnium contra omnes”
Thomas Hobbes
Anche se l’esame del guanto di paraffina è stato negativo, le tracce rilevate su Daniele De Santis, secondo la questura, sono comunque compatibili con la presenza di tracce di polvere da sparo, per cui resta lui, trasferito dal Gemelli in un altro ospedale per ragioni di sicurezza già lunedì mattina, il responsabile della sparatoria, anche sulla base delle testimonianze raccolte. Gli inquerinti fanno sapere che verranno comunque eseguiti ulteriori accertamenti sulla Beretta 7.65 con matricola abrasa dalla quale sono partiti i cinque colpi, quattro dei quali hanno ferito tre tifosi napoletani sabato prima della finale di Coppa Italia.
Anche se lo stub ha individuato solo due particelle su tre di residuo da sparo, il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Antonio Di Maio, che pare abbiano in mano altri elementi e restano convinti che sia stato lui a impugnare la pistola e pertanto non modificano l’impianto accusatorio. Dalle indagini emergono anche le prime conferme al fatto che Daniele De Santis non era solo a Tor di Quinto, ma faceva parte di un commando di ultrà romanisti a caccia di rivali napoletani.
Tre testimoni incastrano Daniele De Santis. Lo si legge nell’informativa inviata dalla Digos alla Procura di Roma sugli scontri che hanno preceduto la finale di Coppa Italia. Nel documento, lungo una ventina di pagine, tre testi raccontano di aver visto l’ultrà della Roma sparare al gruppo di supporter napoletani che lo aveva aggredito. Non solo. Daniele De Santis non era solo quando ha attaccato i tifosi napoletani con le bombe carta prima della finale di Coppa Italia, provocando la loro reazione, che l’ha poi portato a usare la pistola e a ferirne tre, fra cui Ciro Esposito, il più grave, colpito alla schiena ed ancora ricoverato in prognosi riservata.
Le sue condizioni, che parevano migliorare, si sono nuovamente aggravate, mentre a difenderlo, perché anche lui indagato per “rissa aggravata”, è giunto da Napoli e gratuitamente, l’avvocato Angelo Pisani, già legale di Maradona ed i suoi genitori hanno fatto sapere che sono stati i tifosi laziali a pagare l’albergo per consentire loro di restare al capezzale del figlio.
Dai giornali emerge il profilo inquietante del principale accusato: Daniele de Santis detto “Gastone” o “Danielino”, malgrado la stazza ed il comportamento, un fanatico del karate e delle arti marziali, ultrà in prima linea già quando la Curva Sud della Roma era un’orgia di croci celtiche e denti di lupo, negli anni Novanta e primi Duemila, figlio di Ivo, 73 anni, storico maestro di arti marziali, re indiscusso della palestra “Power Temple”, vicino alla Piramide Cestia, ma anche al vecchio covo degli “Irriducibili” della Lazio, che nel 1999, finì gambizzato da ignoti mentre viaggiava in motorino.
Daniele, che ora gli amici difendono dicendo che col tifo allo stadio lui aveva chiuso almeno da dieci anni, che vedeva la partita se la vedeva alla pay tv del baretto del circolo sportivo di Tor di Quinto dove lavorava come custode dalla mattina alla sera, poiché, in quanto “daspato” e diffidato com’era, non poteva più entrare all’Olimpico, fece il “debutto” nel 1994, quando un gruppo di ultrà giallorossi finì in manette per l’accoltellamento a Brescia del vicequestore Selmi, assolto e anche risarcita dallo stato per ingiusta detenzione di due mesi, con 2 milioni e 900.000 lire.Due anni dopo, nel 1996, fu coinvolto (e in seguito ancora assolto) nell’inchiesta sui presunti ricatti della tifoseria ai danni del presidente Franco Sensi: biglietti gratis in cambio di pace allo stadio.
Poi, dicono, era stato diffidato ed era sparito, da quando la Curva Sud della Roma da destrorsa era divenuta anarcoide e lui, che si era presentato alle elezioni del 2008 con la lista civica “il Popolo della Vita”, aveva preso solo 44 voti, neanche quelli dei cosiddetti amici. Maurizio Boccacci, pluricondannato leader dell’estrema destra romana, oggi a capo di Militia, ricorda Daniela fra i “ragazzi” che avevano militato convintamente con lui nel Movimento Politico Occidentale e la sua ultima volta (o meglio penultima, prima di questa), era stata nel 2004, quella del derby interrotto dagli ultrà che andarono a parlare con Francesco Totti dopo che si era sparsa la voce (infondata) che un ragazzino era morto negli incidenti del prepartita.
Figura oscura e tormentata quella di De Santis, al di là della sua reale o presunta colpevolezza, icona e paradigma di uno sport che è solo violenza e non ha più nulla della bellezza del passato.
Non meno inquetante è Gennaro De Tommaso, “Genny’ a carogna”, a cui ora è stato consegnato un “daspo” (tardivo) di 5 anni, insieme alla denuncia di istigazione a delinquere, voluta con forza da Angelino Alfano e con minaccia, da parte degli ultras napoletani, di invadere oggi, nella Napoli-Cagliari, lo stadio San Paolo con una valanga di magliette sullo stile di “esibita impunemente da “Genny “ nella notte dei disordini allo stadio Olimpico.
La paura della Questura è che questa brutta storia sia solo all’inizio. Da Napoli, peraltro, è già partito, il tam tam tra gli ultrà, in previsione di Roma-Juve di domenica prossima. Una partita calda. Caldissima. Per la quale sono attesi centinaia di infiltrati del Napoli, tra le fila dei supporter bianconeri, per vendicare l’affronto romanista. Le parole di Giovanni Malagò, quelle strazianti della vedova dell’Ispettore capo Raciti, citano la ferma prontezza del modello inglese come soluzione al problema. «Più che di pene certe, è indispensabile avere la certezza immediata della pena senza possibilità che l’argomento sia rivisitabile da parte della persona colta in flagranza», evidenzia Malagò, che poi fa un richiamo all’episodio di razzismo di cui è stato vittima Dani Alves del Barcellona e commenta, a detrimento dei nostri: “Non credo che lo stadio del Villarreal sia tecnologicamente più avanzato dell’Olimpico. Ma lì la persona che ha tirato la banana è stata interdetta dallo stadio a vita e arrestata, punto”.
Proviamo angoscia anche nel vedere il video di 57 minuti con i ribelli integralisti di Boko Haram hanno rivendicato il rapimento, avvenuto il 14 aprile in Nigeria, di 223 ragazze liceali., con il capo del gruppo estremista Abubakar Shekau che dice: “Ho rapito le vostre figlie, che saranno trattate come schiave, “vendute o sposate a forza”. Secondo alcune fonti, le studentesse rapite potrebbero essere state trasferite in Ciad o Camerun dove sarebbero state vendute per 12 dollari ciascuna. Intanto sul web è partita una gara di solidarietà, nell’auspicio di esercitare una pressione virale sulle autorità nigeriane per provare a recuperare le ragazze rapite, con grande impegno su Le campagne hanno avuto il via su Facebook, su Change.org e Twitter e astag che suona: “Bring Back Our Girls” (Portate indietro le nostre ragazze).
Notizie che tormentano anche dalla Cina, dove, a Canton, di nuovo vi è stato un attentato in una stazione ferroviaria, con sei persone rimaste ferite, assalite, pare, da un solo attentare con arma bianca. L’assalto è avvenuto nonostante l’incremento delle misure di sicurezza a livello nazionale, dopo i due recenti attacchi in stazioni ferroviarie attribuite a estremisti dell’ovest del Paese, fra cui, la scorsa settimana, un attentato suicida in una stazione dei treni della regione dello Xinjiang, che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre 79, portando il presidente cinese Xi Jinping a chiedere “azioni decisive” contro il terrorismo.
Le cose non vanno megli in Ucraina, a due passi da noi, con le autorità che hanno sospeso tutti i voli da e per l’aeroporto di Donetsk, capoluogo dell’omonima regione orientale travolta dalla protesta separatista filorussa, un nuovo bilancio di oltre 30 morti tra i ribelli negli scontri di ieri nell’est e l’Europa che, davvero, non sa che pesci pigliare. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al termine dell’incontro con il presidente sloveno Borut Pahor, in visita di Stato, ha detto: “È necessario dare molta attenzione alle politiche di allargamento dell’Unione europea e alla politica estera dell’Ue che si trova di fronte a crisi molto pericolose e acute come quella ucraina e dei rapporti con la Russia”, mentre Renzi si affetta a dichiare che “sansioni contro la Russia non sono in programma nel G7 di oggi sulla energia e Hollande evoca il “caos e il rischio di guerra civile” se in Ucraina non si svolgeranno le elezioni presidenziali, sottolineando la necessità di fare “pressioni sul presidente Putin” affinché la scadenza elettorale sia rispettata.
La Russia ha lanciato un nuovo appello alle autorità di Kiev perché “si fermi il bagno di sangue” e, subito dopo, il segretario Onu Ban Ki Monn ha chiesta il rispetto degli accordi di Ginevra del 17 aprile, da ambo le parti. Ma Mosca e Kiev continuano a ignorare l’appello e lanciarsi accuse reciproche, mentre da Vienna, a margine del consiglio d’Europa, interviene Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, sostenendo che, dopo quello del 17 aprile scorso si deve pensare a un ulteriore incontro, rapido, rapidissimo, dal momento che il 25 maggio (stessa data delle europee), in Ucraina vi dovrebbero essere le elezioni presidenziali.
Leggendo queste notizie penso a “Mondo cane” di Jacopitti e a “Graffi sul mondo”, un libro sul regista edito per Il Foglio Letterario, scritto da Stefano Loparco, commentato come “un pugno dello stomaco” al perbenismo di chi non vuio, vedere come lò’uomo riduce il mondo da Tati Sanguineti su Iris. E penso, anche, a l’homo homini lupus e a come Plauto avesse già intuito la smisurata grandezza della malvagità umana e, nonostante professi e sbandieri la sua civiltà, di fatto ed ogni dove, è mosso solo dal suo più intimo istinto, cerca di danneggiare gli altri e di eliminare chiunque sia di ostacolo al soddisfacimento dei suoi desideri.
E penso ancora a un “corto” poco famoso con la stesa locuzione per titolo, scritto e diretto da Marco Rovere 8 anni fa, con Filippo Timi, partigiano nelle ultime ore di vita, in un paese della campagna laziale nel novembre 1944, che ci mostra, esemplarmente, come spezzare la maledizione e l’incanto e come valga la pena pagare qualunque prezzo non per la propria, ma per l’altrui libertà.
D’altra parte anche nelle neuroscienze si vive la contraddizione fra Il gene egoista di Richard Dawkins, il quale ritiene che in fondo altro non siamo che una macchina inventata da questo gene egoista per perpetuare se stesso, e risolve tutto il nostro agire, tutto il nostro sperare, tutti i nostri ideali in semplice sovrastruttura funzionale alla propagazione del gene, cioè la vita che vuole egoisticamente se stessa e si nutre di se stessa e il SuperCooperators di Martin Nowak o il libro di Michael Tomasello pubblicato da Bollati Boringhieri proprio con il titolo Altruisti nati, che insiste sull’altruismo come dimensione costitutiva del nostro vivere.
Con Vito Mancuso, vorrei tornare a una società plasmata sull’altro detto latino, quello di Cecilio Stazio, che, al contrario di Plauto, parlava di homo homini deus: l’essere umano, l’umanità nel suo insieme, è la nostra vera e propria divinità. E Ludwig Feuerbach, con l’Essenza del cristianesimo (1841), uno dei fondamenti dell’ateismo teoretico, da cui sorge, poi, l’utopia prima socialista e poi comunista, basate, tutte, sul fatto di voler fondare la società sull’idea che l’umanità possa essere un dio per se stessa.
I fatti di questo presente sembrano dare ragione al primo e torto al secondo, ma non è escluso, che dopo tanta barbarie, come dopo la sanguinosa e barbara rivoluzione del 1789, si possa giungere all’homo hominis frater, alla possibilità, cioè, di guardare l’altro e scoprire in lui non un nemico e neppure un dio, ma un fratello, con cui anche litigare, ma con cui camminare assieme nel mondo.
Non ci insegna Mencio, dalla profondità dell’Oriente, che un barlume di bontà risiede in ogni cuore ed è sempre pronto ad esplodere? Infatti nel Meng Ze insegna che: “il senso della umanità è l’uomo stesso”.
Letture consigliate:
Balzarro F.: Il bene e il male. Pensieri di un maestro, Ed. OM, Roma, 2010.
Guggenbuhl G.A.: Il bene e il male: paradossi della psicolologia, Ed. Moretti & Vitali, Roma, 1998.
Keynes R.: Casa Darwin. Il male, il bene e l’evoluzione dell’uomo, Ed. Einaudi, Torino, 1997.
Menzio P.: Prometeo. Sofferenza e partecipazione, Ed. Patròn, Padova, 1992.
Tomassini F. (a cura di): Mencio. Meng ze, Ed. TEA, Milano, 1991
Wall F.: Naturalmente buoni. Il bene e il male nell’uomo e in altri animali, Ed. Garzanti, Milano, 2001