Riflessioni sul Nuovo Anno
Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più
Sant’Agostino
Ogni anno, a fine anno, come da tradizione, avvolti tutti da una” magica atmosfera natalizia” che rende (forse) più buoni, si porgono e si ricevono auguri di prosperità, felicità, amore ed ogni bene per l’anno che verrà.
Nel breve intervallo di tempo che separa il vecchio dal nuovo, il passato dal futuro, nell’attesa dell’anno che verrà, il pensiero tende a liberarsi della sua razionalità e vola con l’immaginazione per staccarsi per un po’ dalla realtà, nella speranza che l’anno nuovo porterà belle novità.
Il nuovo anno è atteso come tempo oggettivo e indipendente dalla nostra volontà: è quel futuro in cui come per fatalità, si realizzeranno sogni, desideri, progetti …
Peccando anche un po’ di ingenuità e suscitando qualche ilarità, si potrebbe pensare all’anno che verrà come a quel tempo futuro dove le cose cambieranno: la fame nel mondo sarà risolta, le guerre cesseranno, tutte le malattie saranno debellate, il male sarà sconfitto e il bene per sempre trionferà.
L’arrivo dell’anno nuovo è, a dispetto dell’oggettiva realtà, accompagnato da ottimismo e speranza: permette di illuderci che, volendo, si possa mettere un punto fermo sul passato per andare accapo e ricominciare.
Ma il tempo non si ferma, né ricomincia. È piuttosto un continuo scorrere e divenire della vita in una sorta di eternalismo e relativismo in cui tutti i fatti in cui si è coinvolti, percepiti come temporali, sono il risultato di relazioni di precedenza e successione tra eventi e memorie; mentre passato e futuro sono scanditi con le ore, i giorni i mesi e gli anni che abbiamo inventato, creando l’illusione che gli avvenimenti e le cose che accadono, inizino e finiscano.
Carlo Di Stanislao, Presidente Onorario Xin Shu