Omeopatia: tasse e altri drammi

OmeocomLa situazione della registrazione dei farmaci come prospettata da AIFA è drammatica: le aziende che hanno 2000 ceppi omeopatici in catalogo dovrebbero registrare 57 rimedi a settimana, con una spesa settimanale di 1 milione e mezzo di euro. Avete letto bene, spesa settimanale! E’ evidente che i rimedi spariranno a queste condizioni!” Questa è la dichiarazione della Dottssa Antonella Ronchi, Presidente FIAMO Federazione Italiana dei Medici Omeopatici, che invita ad aderire alla raccolta firme di questa petizione “Insieme per l’Omeopatia” vedi www.omeocom.it). Quanto ad Alessandro Pizzoccaro, patron di Guna, colosso italiano del settore: “Questo è l’omicidio volontario e premeditato dell’omeopatia. L’Ilva della farmaceutica alternativa. Resteremo sulla strada in 1.200 grazie alla super tassa del ministro Beatrice Lorenzin che ci porterà via in un colpo solo quasi il 50% del fatturato”. Scrive la Luimo (Associazione per la Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica “Samuel Hanehmann”, che Secondo il decreto le aziende omeopatiche avrebbero dovuto pagare 1000 euro per ogni ceppo omeopatico posto sul mercato. In seguito a molte pressioni ed anche all’aiuto di molti pazienti e amici della Medicina Omeopatica questo balzello è stato ridotto a 200 euro annuali per ogni medicinale omeopatico.

Ci eravamo un po’ tranquillizzati, pensando che le aziende avrebbero potuto affrontare questi costi con un minimo di sforzo. Ad esempio, se un’azienda ha registrato 1000 medicinali dovrebbe pagare annualmente 200+1000 = 200.000 euro di balzelli annuali di registrazione. L’incidenza è elevata soprattutto per i rimedi che hanno una frequenza di prescrizione molto bassa, ve ne sono alcuni che vengono prescritti in poche unità all’anno. Pensavamo che a questo punto tali rimedi avrebbero potuto rientrare in una procedura di richiesta diretta del medico alle aziende produttrici, procedura espressamente indicata nelle leggi dello stato, e avevamo auspicato una circolare esplicativa da parte delle autorità. Bene il risultato è il seguente: nessuna circolare esplicativa. Ma questo è il meno. Attaccate al decreto Balduzzi, ma non pubblicate nelle bozze del decreto prima della sua approvazione, abbiamo avuto la sgradita sorpresa, al momento della pubblicazione dello stesso in Gazzetta Ufficiale nel marzo del 2013, di vedere modificate in modo assolutamente insensato le tariffe per la registrazione dei medicinali omeopatici. Le aziende quindi si trovano oggi a ricalcolare i costi registrativi previsti.

Come da comunicato dell’associazione di imprese omeopatiche Omeoimprese (www.luimo.org), il costo esorbitante delle registrazioni, ha spinto l’associazione a far ricorso al TAR, la cui sentenza è prevista per febbraio del prossimo anno. E non basta. Il Fatto Quotidiano, sul numero del 26 settembre scorso, attacca l’omeopatia (e le altre medicine non convenzionali), meravigliandosi che vi siano ben cinque proposte di legge discusse dalla Commissione Igiene e Sanità nel mese di settembre, per regolamentare le medicine alternative (vedi: www.quotidianosanita.it), là dove, sostiene il Quotidiano, tutte sono screditate dai principali giornali medici a partire da Lancet che, in un articolo di alcuni ani fa (www.thelancet.com) scriveva testualmente che i risultati pubblicati “sono compatibili con l’ipotesi che gli effetti clinici dell’omeopatia siano effetti placebo”. E cita anche una sentenza emessa nel 2000 nella quale si legge che “pur avendo la Comunità Scientifica Internazionale, sempre chiesto e mai ottenuto, dalla medicina omeopatica, quelle evidenze scientifiche che ne avrebbero attestato la validità, essa allo stato era del tutto carente di tale fondamento, rimanendo sostanzialmente una medicina delle emozioni.” Naturalmente il giornale non cita gli articoli e gli studi a favore, il pronunciamento favorevole di vari scienziati e il numero di vari milioni di utenti che ogni anno si affidano con buoni risultati a queste cure, dopo aver sperimentato senza successo e anzi con vari effetti collaterali, le cure farmacologiche.

Il fatto è che da sempre, soprattutto in campo scientifico, si ha paura e si resiste alle novità e ai cambiamenti. Nel 1535 Jacques Cartier salpò dalle coste della Francia diretto verso Terranova con un equipaggio di 110 uomini. In 6 settimane 100 uomini si ammalarono di scorbuto. Un indigeno disse loro di bere succhi dei frutti di un albero che crescevano in quella zona e gli uomini guarirono nel giro di pochi giorni. Da quell’episodio capitani di navi accorti e lungimiranti comandarono al loro equipaggio di consumare succhi di arancia e limone per scongiurare lo scorbuto. Ci volle molto tempo prima che il mondo medico accettasse questa semplice soluzione, ma alla fine nel 1795 dovette soccombere al buon senso e il succo di limone diventò obbligatorio nella dieta dei marinai. Uno dei motivi per cui le infezioni sono così numerose in ospedale è che molti infermieri amano più gli antibiotici che lavarsi le mani. Quando nel 1843 Oliver W. Holmes suggeriva ai medici di cambiare gli indumenti e lavarsi le mani dopo aver visitato i pazienti affetti da febbre puerperale le sue richieste vennero completamente ignorate. Anche l’avvento dell’anestesia è stata per lungo tempo trascurata se non osteggiata dal mondo medico e venne ufficialmente accettata soltanto quando la regina Vittoria diede alla luce il principe Leopoldo sotto l’effetto del cloroformio. Fino al 1980 era prassi comune operare i bambini senza anestesia perché si riteneva che fossero incapaci di provare dolore. Da dati riportati da vari libri e giornali, pare che oggi i medici causano più malattie e decessi del cancro o delle cardiopatie. Una persona su 6 si trova in ospedale a causa del medico. Le reazioni negative ai farmaci sono la quinta causa di morte negli Usa perché i medici non comprendono i pericoli associati ai farmaci. Il 40% delle persone che assume farmaci subisce pesanti effetti collaterali, d’altronde nessuno può stabilire in anticipo quali saranno le conseguenze sulla salute di un farmaco lanciato sul mercato. Molte più persone vengono uccise dai farmaci prescritti che dall’uso illegale di droghe.

Solo in Australia ogni anno vengono ricoverate quasi mezzo milione di persone perché dei medici li hanno fatti ammalare e 18.000 di questi muoiono ogni anno a causa di errori medici, tossicità dei farmaci, errori chirurgici ecc, mentre negli Usa i casi di mortalità a causa dei medici si aggira intorno alle 200.000 unità. E le cifre in Europa non sono più incoraggianti dove medici e medicine pare che uccidono più persone di tutti i tipi di cancro. In realtà i medici rappresentano una delle principale causa di malattie e morte molto più di tutti gli altri tipi di problemi messi insieme, compreso cancro e malattie cardiache. D’altronde, come afferma la stessa rivista British Medical Journal, 6 trattamenti su 7 non sono supportati da prove scientifiche. Il problema di fondo è che gran parte della ricerca medica è organizzata, pagata, commissionata e sponsorizzata dall’industria farmaceutica che è fatta per produrre buone recensioni e non certo arrecare danno a se stessa. Pare che molti degli scienziati implicati sono pronti a modificare i risultati dei loro esperimenti se questi non danno i risultati sperati. Si calcola che almeno il 12% delle ricerche scientifiche siano false.

Si legge su un testo molto acclamato dalla comunità scientifica, uscito nel 2008, intitolato “Aghi pozioni e massaggi. La verità sulle medicine alternative” scritto da Simon Singh e Edzard Ernst, tradotto in italiano da L. Lanza e P. Vicentini, che poiché da ammalati si è pronti a credere a qualsiasi cosa, ad affidarsi a qualunque rimedio pur di guarire, ampolle di vetro incandescenti, aghi e sassolini proposti dalle tradizioni “orientali” vanno e vengono dalle pagine delle riviste e dalle abitudini dei più modaioli. Balsami della nonna si susseguono nelle vetrine delle erboristerie. Tutto questo senza che, per legge, sia necessaria alcuna sperimentazione scientifica, tali tecniche sono efficacissime solo nel prosciugare le tasche di malati troppo pazienti.Ma non si riflette mai, né su questo né su altre consimili pubblicazioni, sul fatto che il numero delle persone che muoiono a causa dei medici è 4 volte maggiore di quello delle persone che muoiono per incidenti stradali. Praticamente il medico ha più probabilità di ucciderci della nostra automobile.

In realtà i medici oggi sono solo un canale commerciale dell’industria farmaceutica e gran parte dei medicinali che prescrivono non si conosce gli effetti perché tutti i medicinali, nessuno escluso, sono sperimentati sugli animali. Insomma i medici uccidono più persone di quante non ne curino e causano più malattie e disagi di quanti ne riescano ad alleviare: il motivo è da ricercare nel fatto che la classe medica è in stretta alleanza con l’industria farmaceutica. E, infine, che almeno il 70% degli esami e dei test richiesti dal medico non sono necessari. Un sondaggio ha dimostrato che le analisi del sangue e delle urine consentono al medico di formulare una diagnosi esatta solo all’1% dei casi. Uno studio recente ha dimostrato che su 93 bambini cui erano state diagnosticate malattie di cuore solo il 15% erano realmente malati. E… potremmo continuare.