Nardis ci riempie d’orgoglio
Di Carlo Di Stanislao
Un anziano, costretto a vivere lontano dal suo borgo distrutto e abbandonato, tenta di ritornarvi per cercare tra le macerie una vecchia armonica a bocca. Questa l’esile e poetica vicenda di Lao, documentario del trentaduenne aquilano Gabriele Sabatino Nardis, con solide basi e un lungo percorso di studi cinematografici, prima di dirigere il corto Alain è qui e poi i due eccellenti documentari: Il silenzio nello specchio – Frammenti di un incubo collettivo e Identità Perdute – I borghi del terremoto aquilano: tra passato e futuro.
Lao, sua ultima fatica, è entraro nella cinquina finale di sezione per i “Donattelo” 2014, assegnati il 12 scorso dalla giuria presieduta da Andrea Piersanti e composta da Francesca Calvelli, Enzo Decaro, Leonardo Diberti, Paolo Fondato, Enrico Magrelli, Lamberto Mancini, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti. Il film del giovane Nardis non ha vinto (vincitore è stato 37°4 S di Adriano Valerio), ma, come già accaduto al RIFF (Rome Independent Film Festival), ha riscosso il plauso di tutti i critici e gli operatori che lo hanno visionato, apprezzandone il taglio narrativo, la fotografia di Federico Annicchiarico, le musiche di Fabrizio Mancinelli e, soprattutto, la straordinaria prova attorale di un grande del teatro aquilano: Franco Villani, con ottimi comprimari Lino Guanciale, Alberto Santucci, Antonio Duronio e Sofia Lucia Circi.
Diciannove minuti di splendida metafora allusiva sul ricordo e il ritorno, che fanno onore al giovane autore e alla sua città. Intanto sono stati annunciati i candidati delle sezioni maggiori della prossima edizione dei Davide di Donatello che saranno consegnati il 10 giugno e che vedrà la sfida serrata tra La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, vincitore del premio Oscar per miglior film straniero e il Golden Globe, e Il Capitale Umano di Paolo Virzì, il film che molto probabilmente tenterà la stessa sorte nel 2015. Come outsider il fortunato esordio di Sidney Sibilla Smetto quando voglio, Allacciate le cinture, ultimo film di Ferzan Ozpetek con Kasia Smutniak e il trionfatore del Torino Film Festival La mafia uccide solo d’estate di Pif. Per Sacro GRA vincitore a Venezia è arrivata solo la nomination per il miglior documentario e sono rimasti fuori Via Castellana Bandiera di Emma Dante e Sole a catinelle di Checcho Zalone.
In attesa dei vincitori che saranno presentati da Paolo Ruffini e Anna Foglietta, da cinefili e aquilani applaudiamo a Lao, al suo autore, al protagonista, ai tecnici e alla casa di produzione, nata nell’autunno del 2008, diretta da Giuseppe Schettino e sempre più, negli anni, polo d’aggregazione per film-makers e artisti operanti nei diversi settori strategici della comunicazione come la pubblicità, la produzione di piccole opere cinematografiche e la copertura di eventi di varia natura, collaborando con diverse figure professionali che hanno sposato totalmente l’HD, post-produzione, grafica compresa.
Nel campo dei documentari il nucleo centrale della casa marsicana è sintetizzato dal celebre assioma di Dziga Vertov e Georges Sadou: “La vita va colta sul fatto”, che fa del documentario non una mera rappresentazione della realtà, ma una rappresentazione del mondo in cui viviamo.
Rimarrà in noi la forza del personaggio interpretato da Franco Villani, con melanconia, tenacia e forza, che procede senza sosta verso un recupero dimensionale che passa dalle piccole cose ai sentimenti più veri e straordinari.
Su youtube il trailer di “Lao“