L’Yi King e le profezie: Yi Jing e profezie
Si dice, impropriamente, che l’Yi Jing (易經), antichissimo libro alla base dell’intera cultura cinese, sia in grado di predire il futuro mentre, in verità, questo libro ha un ben altro scopo e significato. Su di esso si sono appoggiati sia i taoisti sia i confuciani, e impregna tuttora l’azione dei popoli dell’estremo oriente, i quali hanno, per propria natura, meno bisogno di noi di compulsarlo direttamente, perché il loro pensiero e la loro filosofia ne sono profondamente intessuti. Per spiegarne il vero significato raccontiamo un aneddoto. Alcuni giorni prima che lo Stato Maggiore dell’esercito americano in Vietnam capitolasse definitivamente, il colonnello Hurry Summers, capo dei negoziatori militari presenti a Hanoi, disse al colonnello Tu, sua controparte nordvietnamita: “Voi sapete che non ci avete mai sconfitto sul campo di battaglia”. Rispose: “Può essere vero, ma è anche irrilevante”. Ed i fatti gli diedero ragione.
L’Yi Jing, dunque, resta tuttora un’opera modernissima da consultare, soprattutto per noi occidentali quando cerchiamo di coniugare i due differenti approcci alla vita, occidentale-orientale, per affrontare i cambiamenti, usandolo come manuale personale di self help e anche come base per la consulenza filosofica e strategica. Per tale ragione esso potrebbe agevolmente essere chiamato il libro dell’efficacia, perché ci fornisce un’informazione precisa e dettagliata sul potenziale di situazione di cui disponiamo al momento e circa gli elementi portanti (fattori su cui possiamo poggiare la nostra trasform-azione) esistenti nella situazione, offrendoci così la strategia più indicata, al fine di coglierne ogni possibile vantaggio. Il Libro dei Cambiamenti, in effetti, ci indica come sta andando il corso delle cose, un “sentire” che è bene afferrare per affrontare la realtà del presente nella maniera più proficua e inserirci, al momento opportuno, nel cambiamento. Tramite la consultazione sappiamo, usando la metafora di potenti e universali immagini archetipiche, dei primi inizi non ancora visibili nella situazione in statu nascendi e sappiamo pure di quelle circostanze (che stanno intorno, dal latino circum stare), non altrimenti scrutabili, che pur sono presenti nella realtà del consultante. Scopriamo, pertanto, “quali presupposti e condizioni” creano “quali conseguenze”.
Paradossalmente Yi Jing può pure essere designato come un libro di profezie, e non certamente per il fatto di prevedere in anticipo quel che succederà, ma soltanto perché coglie e racconta le condizioni attualissime, in presenza delle quali, ciò che capiterà non poteva non capitare”. Osservate bene una semplice ghianda e vedrete solo un piccolo e delizioso insieme di materia vegetale ma sapete bene che dietro le inconfondibili superfici del suo involucro, nel grande mondo dell’invisibile, esiste – già nell’oggi – una forte spinta verso un futuro, quello della quercia! Ebbene gli antichi cinesi dicevano che il futuro è sempre presente sotto forma di seme, perciò se so idealmente contrarre l’albero nel seme, so anche prevedere come l’albero si svilupperà dal seme. Se conosco il nucleo centrale (il seme) della situazione in statu nascendi sono dunque in grado di prevederne le conseguenze (l’albero). E’ necessario, dunque, apprendere la processualità più adatta nel modo di consultare il Libro, individuale e di gruppo, nella quale includere gli step indispensabili per giungere a comporre una risposta convincente e appropriata alla domanda che si pone. I gruppi sono la culla ideale per la consultazione.
Gli attori della consultazione sono cinque:
1. Chi pone la domanda.
2. Gli altri singoli partecipanti.
3. Il conduttore (consulente) che guida l’interpretazione della risposta.
4. Il Libro dei Mutamenti stesso.
5. Il Gruppo in quanto tale.
Chi pone la domanda, arriva a formularla con l’aiuto del consultante e degli altri, cercando di focalizzarne bene i termini, fino ai più inconsapevoli. La scrive, quindi, su una lavagna perché la successiva mappatura sia sotto gli occhi di ognuno. Si procede, quindi, a lanciare le monete o a manipolare i bastoncini. Tutti rimangono, durante il lancio, concentrati empaticamente, senza disturbare e interferire. Si procede, poi, a mappare la risposta, secondo i punti del metodo, avendo cura di leggere e visualizzare simboli e testi, affinché ognuno possa farsi “impressionare” da ciò che la mappatura della risposta evoca. Si porta a termine, infine, la sintesi dell’intera mappatura e si traccia insieme la strategia suggerita.
Da qualche tempo la Cina pare aver riscoperto l’importanza del Taoismo per farlo correre – in quanto filosofia – parallelamente al comunismo centralizzato e, forse, a parziale compensazione delle ortodossie che questo sa ancora produrre nel terzo millennio in quel complesso Paese. Un recente importante Plenum del Partito, con lo slogan “sicurezza culturale” ha stabilito l’invasione del resto del mondo con la propria millenaria cultura, per non farsi schiacciare dalla cultura occidentale. Così, a Pechino, i capi del Partito Comunista, e quindi dello Stato, hanno scoperto come il Dao De Jing (Tao Te Ching) di Lao-Zi (Lao Tze) abbia di nuovo la capacità di risvegliare coscienze, consapevolezze ed equilibri in tutte le direzioni, da quella sociale a quella ecologica, a quella alimentare. Ma l’opera di Lao-Zi non è nient’altro che una raccolta semplice e diretta di aforismi su Yi Jing, che il suo autore lasciò nelle mani di una guardia di confine prima di eclissarsi non si sa dove, si narra nel Vuoto. E’ stato recentemente organizzato, nello Hunan (nella città di Hengyang, uno dei cinque luoghi sacri della Cina, miracolosamente scampato in parte alla Rivoluzione Culturale del Libretto Rosso) il primo Forum internazionale sul taoismo, con filosofi provenienti da tutti i paesi. Le conclusioni unanimi sono state che la crisi che affligge il mondo, in questi anni, può essere meglio affrontata con il recupero collettivo di un’armonia e di un equilibrio, da tempo scomparsi.
Il percorso per arrivare a stabilire un salutare ritorno all’antico è quello culturale caratteristico del Libro dei Mutamenti, Yi Jing, cui Lao-Zi si ispirò. Yi Jing è la scaturigine prima del Taoismo, come si vede nel prospetto di Marcel Granet (Pensiero Cinese,Adelphi). Dunque i cinesi stanno recuperando l’antica sapienza dell’ultra millenario Libro dello Yin e dello Yang ed a noi non può fare altro che piacere. Infatti l’abbiamo scoperto molto prima delle attuali generazioni di cinesi, solo pochi dei quali lo conoscono come Zhou Yi, il Libro della Dinastia degli Zhou. Quando nel 1937, nel celebre articolo “Della Pratica”, Mao Zedong (Mao Tze Tung), spiegò ai cinesi e, in particolare, alle sue “guardie rosse” le intime relazioni dialettiche che uniscono la teoria e la pratica, non stava sciorinando farina del suo sacco, ma semplicemente riproponendo una idea antica in Cina e che era alla base della nascita del Yi Jing: la pratica arricchisce la teoria che, a sua volta, modifica la pratica. Il progresso di pratica e teoria è legato a doppio filo. Le idee di polarità espresse attraverso lo yin-yang nel trattato del Libro non calano dal cielo, ma sono il frutto della grande elaborazione filosofica, sociale e psicologica che informa tutta l’opera che parla del Cambiamento come unica legge fissa. Tutto muta tranne la legge che tutto muta. Ma Mao Zedong, tranne che per un paio di anni d’eccezione, aveva vietato la circolazione e la consultazione del Yi Jing: ne aveva paura? Temeva di esserne detronizzato.
Eppure il grande Libro dello Yin-Yang era stato salvato già una volta nell’anno 213, quando l’imperatore Qin Shi Huangdi dette l’ordine di bruciare tutti i libri e di seppellire vivi tutti gli intellettuali che si fossero ribellati a quel terribile disposto. Fu un autodafé che comprendeva i libri che trattavano di morale, storia e politica. Furono risparmiati solo manuali d’agricoltura, di medicina e di “divinazione”. Fu solo grazie a questo “titolo” di manuale divinatorio che Yi Jing passò indenne attraverso quel rogo. Oggi, coloro che fanno ricorso al Yi Jing, in quanto testo di “saggezza attiva“, sono tantissimi ed aumentano sempre più: vogliono affrontare problemi e situazioni della vita personale, affettiva, professionale, sociale, conoscendo di più di quanto non si posi sotto il loro sguardo. Vogliono sapere e prendere consapevolezza di tutto il sommerso di emozioni, legami, sentimenti, persone, implicazioni, che la situazione – con cui sono alle prese – celaYi Jing resta tuttora un’opera modernissima da consultare, soprattutto per noi occidentali quando cerchiamo di coniugare i due differenti approcci alla vita, occidentale-orientale, per affrontare i cambiamenti, usandolo come manuale personale di self help e anche come base per la consulenza filosofica e strategica.
La risposta che il Libro dei Cambiamenti ci fornisce non è una profezia ma costituisce un’immagine metaforica da esaminare in senso soggettivo per applicarla a un dato momento del nostro percorso di vita, del nostro viaggio. L’idioma delle immagini, con le loro somiglianze e analogie, è il mezzo più efficace per consentirci di strutturare un avvenimento in tutta la sua complessità e mappare progressivamente la realtà intorno e dentro di noi. I cambiamenti stagionali e le condizioni climatiche e atmosferiche che accompagnano il viaggio di ognuno, il suo percorso personale, vengono continuamente usati nel nostro linguaggio come metafore degli stati d’animo, dei desideri, delle aspirazioni, delle predisposizioni, delle difficoltà, che proviamo durante la vita. Quando il tempo è sereno e la temperatura dolce, tutto ci appare più facile e piacevole: ci sentiamo felici perché ci rendiamo conto che non è indispensabile agire ma è sufficiente padroneggiare la possibilità di farlo. Al contrario, nei momenti emotivi di “cattivo tempo” ci si sente “annebbiati”, si ha “freddo” dentro, tutto si “oscura” e, così, le attività ne risultano impedite, non abbiamo più un soddisfacente ventaglio di slanci e possibilità da attuare. Tempo atmosferico e tempo interiore, perciò, non sempre vanno di pari passo. In una splendida e assolta giornata primaverile, nella quale si può osservare intorno la natura che si risveglia, dalle piante agli animali, il nostro cuore può attraversare un inverno e può sentirsi “gelato dal freddo” oppure la nostra mente può avvertire “l’ottenebramento” derivante da una fitta nuvolaglia. E le ragioni che stanno dietro al tempo interiore sono le più varie: sentimentali, sociali, esistenziali, legate alla contingente quotidianità.
Ebbene, lo Yi Jing ci aiuta a radiografare, attraverso la metafora di potenti e universali immagini archetipiche, la situazione interiore nelle tante sfaccettature con cui si presenta e nei suoi legami con l’esterno, allo scopo di segnalarci quale strategia/efficacia sia più affine al nostro viaggio, proprio quello che stiamo compiendo nel momento preso in considerazione. Il lancio delle monete e l’uso dei bastoncini servono ad individuare con grande precisione la risposta per applicarla analogicamente al nostro vissuto. Possiamo, però, con il tempo e con la successione delle interazioni con il Libro (da annotare accuratamente come testimonianze di un processo), affinare la conoscenza di noi stessi e del modo di rispondere ad essa da parte degli archetipi che più spesso vengono sollecitati in noi dalla vita. In tal modo contribuiamo a far nascere una sensibilità che può permettere all’individuo di scorgere, compulsando semplicemente le pagine del Libro e familiarizzandosi con esse, quale sia la situazione complessiva che stiamo vivendo e come fornirvi efficace risposta, pur senza ricorrere al mezzo pratico, e più rituale, rappresentato dalle monete o dai bastoncini.
Gli esagrammi del calendario considerati come corpus a sé stante si prestano, meglio degli altri, a questo impiego, anche se meno puntuale e dettagliato. Infatti, il processo del susseguirsi delle stagioni e dei mesi, così come rappresentato nel Yi Jing, arriva a sintetizzare bene, per grossi capi, le fasi basilari dei nostri giorni e del nostro viaggio. Fanno parte della serie delle figure del calendario, legata metaforicamente ai mesi dell’anno, gli esagrammi nella cui immagine la proporzione e la complementarità tra i due movimenti yin/yang, è strutturata in modo variabile in funzione del mutamento nel rapporto polare tra luce e ombra, così come cambia nel corso dell’anno. Le dodici immagini hanno, quale caratteristica comune, la circostanza qualitativa che le linee yin (spezzate: oscuro) e yang (intere: chiaro) non sono mescolate tra loro ma sempre contigue, in modo da formare due gruppi facilmente identificabili e uniti da una progressione che monta fino a riempire l’immagine al suo culmine. Lo yang cresce nella primavera/estate, e lo yin cresce nella restante parte dell’anno, autunno/inverno.