La bellezza in Cina, Giappone e Corea

“La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla ed ogni mente percepisce una diversa bellezza”

Italo Nostromo

Le terre orientali sono state nei tempi, sempre grandi produttrici di componenti importanti in campo estetico a cominciare dalla grande varietà di pollini di cui ci si serviva per dare colore a ciprie ed essenze. Ci ricordiamo il famoso inchiostro “di China” che si usava per gli occhi, mentre i capelli venivano resi più brillanti grazie a oli di sesamo e ricino. Le donne cinesi di ceti sociali alti, si servivano anche di vari tipi di creme a base di frutta, in particolare avocado o melone. I rossetti erano preparati con una polvere viola ottenuta dal cinabro, e tra le ciprie di gran utilizzo erano quelle fatte da polvere di riso.

Una cura particolare era riservata ai capelli, dato che spesso indicavano lo stato sociale ed anche quello anagrafico: le donne non sposate utilizzavano portare lunghe trecce lungo la schiena, spesso ingentilite con fiori e monili intrecciati, mentre le donne coniugate preferivano tenere i capelli raccolti sul capo a formare quasi una forma sferica. Molto spesso le acconciature assumevano forme stravaganti e strane, come a ricordare animali, navi ecc. e a tale scopo si utilizzava come quasi una lacca, un unguento fissatore distribuito con un grosso pettine. Infine i capelli si tenevano raccolti grazie a spilloni di oro e di avorio. I profumi più ricercati erano quelli a base di sandalo, cedro e gelsomino, e venivano portati sulla persona in appositi contenitori preziosi di seta, magari appesi alla cintura.

Le mode in Giappone erano abbastanza simili, anzi a volte anche più elaborate, e si usava una pianta denominata sophora, dai fiori di un profumo particolare ed intenso. Le capigliature in Giappone erano più curate ed elaborate che altrove, e addirittura a volte si preparavano su più piani, con fiori intrecciati, in architetture quasi scultoree. 

Tra le caratteristiche più apprezzate dai canoni di bellezza coreana sembra esserci la pelle bianca e senza traccia di imperfezioni. Avere una pelle chiara, però, non è solo un simbolo di bellezza, ma anche di potere e ricchezza, un vero e proprio status symbol. Una carnagione scura, infatti, implica la necessità di lavorare all’aria aperta e, dunque, l’appartenenza a una classe sociale meno agiata. Una condizione aggravata da secoli di colonizzazione, che hanno portato a favorire il “bianco” come standard di bellezza, specialmente nelle strutture di potere.

La conseguenza principale è una diffusione massiccia di prodotti per lo sbiancamento della pelle in tutta l’Asia, dal Giappone alla Cina, fino a Filippine e Corea. Addirittura, uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivelato che quasi il 40% delle donne in Cina, Malesia, Filippine e Corea del Sud fa regolarmente uso di questo tipo di prodotto. Nel migliore dei casi, invece, questo effetto è regalato da un filtro dello smartphone.

Gli ideali di bellezza asiatici incoraggiano anche il raggiungimento di un corpo esile e sottile. In particolare, le zone del corpo a cui prestare particolare attenzione sono il petto e il lato B, che non devono risultare troppo prominenti. Un atteggiamento che non giustifica chili di troppo o silhouette diverse da quelle mostrate sui social media o diffuse nell’immaginario comune. Oltre che un comportamento estremamente dannoso, capace di deteriorare il proprio rapporto con il cibo e, in generale, con la propria fisicità.

Se la Corea è la culla di molti dei beauty trend che più ci appassionano, spesso non è facile trovare l’equilibrio tra ciò che è sano e ciò che non lo è. Basti pensate alla tendenza trucco Fox Eye, a lungo considerata controversa per il suo modo di imitare l’occhio a mandorla asiatico. Allo stesso modo, però, la volontà di avere occhi grandi e aperti è il riflesso degli standard di bellezza occidentali in Asia. Spesso, poi, per il mondo occidentale celebrare alcuni tratti significa appropriarsene e, addirittura, forzare attori, modelli e cantanti a esibire il proprio lato “esotico” per rendere più credibile la propria immagine. Una problematica che spesso, diviene una sorta di auto-esorcizzazione: è fin troppo comune, infatti, esasperare i propri tratti somatici nel tentativo di risultare più “credibili”.

Avere un viso perfetto è l’indispensabile viatico per il successo sociale, la carriera e in generale la realizzazione del sé. L’intero giro di cosmesi in Corea vale 9 Miliardi di dollari per una popolazione che è composta da appena 50 milioni di abitanti, mentre il mercato USA vale 5 Miliardi di dollari per una popolazione di più di 325 milioni di abitanti. Si consideri che le bambine coreane cominciano a prendersi cura della propria pelle, dall’età di 6 anni. Per questo le aziende produttrici coreane investono in Ricerca e Sviluppo innovando costantemente il panorama delle formulazioni.

A partire dal 2012 i coreani si sono rivolti all’Occidente e hanno cominciato ad approcciare il mercato americano. Il successo è stato travolgente e oggi in America spuntano negozi di prodotti ad ogni angolo la cosmesi coreana utilizza gli estratti botanici dell’emisfero orientale utilizzando principi attivi nuovi per i consumatori occidentali che ne vivono tutto il fascino legato all’Oriente e alla novità.  La k beauty ha portato una ventata di freschezza e novità con ingredienti sconosciuti e con l’utilizzo inedito di componenti che mai prima sarebbero entrati nella formulazione di una crema cosmetica. Si pensi al grande successo che maschere e creme a base di ortaggi hanno riscosso sui mercati: pomodori, broccoli, spinaci, carote, cetrioli, alghe, tutti insieme per una spremuta di verde che aiuta la pelle a trovare il tanto desiderato effetto glass skin. 

L’industria cosmetica coreana ha la caratteristica di utilizzare ingredienti naturali, non creati in laboratorio ed è sempre alla ricerca dell’ingrediente più innovativo: sono i coreani che hanno lanciato l’uso della bava di lumaca in cosmesi. grasso ricavato dalla criniera dei cavalli, che usano il veleno di ape e l’estratto di uova di salmone. Inoltre, hanno una flora ricchissima e tante varietà autoctone differenti dall’occidente come la centella asiatica, la pulsatilla coreana e il pepe del Sichuan.

I coreani mirano non solo al un effetto benefico per la pelle, ma in generale a dare benessere a tutto l’organismo attingendo a una visione olistica della bellezza e della salute. Le formule di beauty sono molto sofisticate, includono moltissimi ingredienti, le quantità sono dosate in modo molto attento per ottenere risultati visibili. In particolare c’è molta attenzione agli aspetti aromaterapici, alle consistenze e ai colori. Ampolle rosa, verdi, cosmetici blu e gialli, tutto concorre a creare delle routine piacevoli e performanti.

Altro aspetto di punta della cosmesi coreana è la maniacale attenzione per il design. I prodotti non solo devono essere efficaci ma anche belli e tutti i brand investono nello sviluppo di packaging innovativi che, negli ultimi trend, sono sempre più green ed eco sostenibili. I brand più teen si caratterizzano per il loro design kawai: adorabili pupazzetti che contengono i cosmetici e packaging divertenti e colorati per le milioni di maschere che propone il mercato. La cosmesi coreana è tecnologicamente avanzata, innovativa, usa ingredienti naturali e sfrutta il design per essere bella e accattivante… il tutto con un rapporto qualità prezzo eccezionale.

Carlo Di Stanislao, Presidente Onorario Xin Shu

Rosa Brotzu, Presidente Xin Shu