I papagalli verdi di Gino Strada

Gino Strada Pappagalli verdiI pappagalli verdi sono mine antiuomo che ricordano nella forma i pappagalli. Il loro colore inganna soprattutto i bambini che, pensando di aver trovato un gioco, si avvicinano per raccoglierli e spesso, nel prenderli, perdono la vita o parti del proprio corpo. Di questa diabolica invenzione e degli effetti che produce parla il libro (pubblicato nel 1999, rieditato per la terza volta quest’anno) di Gino Strada, medico, fondatore di Emergency, associazione umanitaria che si occupa di offrire cure mediche e chirurgiche gratuite alle vittime della guerra e della povertà e di promuovere una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani.

Nel libro, intitolato “Pappagalli verdi”. Cronache di un chirurgo di strada, Ed. Universale Economica Feltrinelli, si narrano vicende vere ambientate in Iraq, Pakistan, Ruanda, Afghanistan, Perù, Kurdistan, Etiopia, Angola, Cambogia, ex-Jugoslavia e Gibuti, dove Gino Strada e gli altri medici lottano contro la morte, la guerra e la propria paura. Non tutto può essere raccontato come fa Benigni ne La vita è bella: qui si racconta la vita e la morte, il sangue e le ferite, non solo quelle da arma da fuoco. Crudo, è il primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere il libro, mentre il secondo è angosciante. Sono cronache di ciò che succede lontano da noi, dal nostro mondo, dalle nostre preoccupazioni quotidiane: eppure il mondo siamo noi ed è un caso se si nasce da una parte o l’altra della Terra.

Con questo suo libro Gino Strada vuole permetterci di capire a fondo l’orrore della guerra: leggendolo un po’ lo si comprende ma trovarsi in mezzo alla miseria, alla sofferenza e agli spari è tutt’altra cosa però l’autore ce lo racconta come se fossimo lì insieme a lui. Una lettura per ricordarci il compito di un medico, che arriva quando tutti scappano, e mette in piedi ospedali di fortuna, spesso senza l’attrezzatura e le medicine necessarie, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che per lo più hanno un lungo strascico di sangue dopo la fine ufficiale dei conflitti: quando pastori, bambini e donne vengono dilaniati dalle tante mine antiuomo disseminate per le rotte della transumanza, o quando raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri sui loro villaggi Uto di Pappagalli Verdi è costituito da appunti di viaggio, un viaggio nell’orrore della guerra da parte di un uomo che di mestiere fa il chirurgo di guerra.

Già, proprio il chirurgo di guerra, strano a dirsi, quasi irreale come mestiere, ma invece fin troppo vero, come vere sono le verdi mine antiuomo con due piccole alette che le rendono simili ad uccelli tropicali, che danno il titolo a questo libro. Un libro fatto di lucidi flash in ordine sparso, senza un filo conduttore specifico, né cronologico né geografico o altro. L’unico file rouge, in questo caso più che mai, è il sangue e la sofferenza di popoli devastati dall’orrore, dall’irrazionalità e dalla barbaria della guerra. E’ un libro che ti penetra dentro proprio come schegge di mine antiuomo, quelle che in più di sessanta paesi del mondo sono ancora presenti e che, più crudelmente di una pallottola, lasciano dietro di sé mutilati e invalidi civili destinati a diventare, oltretutto, inutili costi sociali per i governi che ne dovranno affrontare cure e mantenimento.

Sembra impossibile che esistano ancora così tante atrocità in un mondo che si ostina a definirsi civilizzato, ma la verità, troppe volte ancora negata dall’informazione di massa, è quella che si legge fra le righe di questo libro. Il suo autore, Gino Strada, è una persona straordinaria che ci racconta le sue esperienze nei paesi in guerra di tutto il mondo, dal Kurdistan all’Angola, dall’Etiopia al Perù passando per la Cambogia, Gibuti e l’Afghanistan, dove si trova tutt’oggi. È un uomo lucido che investiga se stesso, che in fondo come tutti ha paura, che ascolta nella sua baracca Animals dei Pink Floyd mentre fuori si sentono scoppi di bombe e raffiche di mitra. Ha visto la sua morte da vicino più volte, si interroga sui grandi perché della vita sapendo che non c’è una risposta se non quella di dedicare tutto se stesso affinché, nell’incomprensibilità di tutto questo, almeno i più sfortunati possano essere trattati come esseri umani e non come da carne da macello.

In mezzo a tutti questi pensieri e in mezzo alla freddezza necessaria per operare in situazioni del genere si riescono anche a cogliere l’umanità e le debolezze di un uomo il quale, comunque, ha una famiglia e degli affetti che lo aspettano a casa mentre lui, in giro per il mondo, dedica la sua anima agli altri. È tremendamente commovente leggere di come a volte un gesto possa regalare a un mutilato l’infinità di un attimo di gioia, ed è altrettanto fortemente d’impatto rendersi conto di come, in certi paesi, la mutilazione e la sofferenza sia una condizione così comune da far sì che un bambino coi brandelli dei propri arti in mano non abbia neppure la voglia di piangere. Questo è uno di quei libri che a mio parere si dovrebbe far leggere nelle scuole per far capire cosa sia veramente oggi una guerra. I diritti d’autore del libro vanno ad Emergency.