Fraintendimenti e intercettazioni. Il filamento di una generazione

“L’uomo veramente grande è colui che non vuole esercitare il dominio su nessun altro uomo e che non vuole da nessun altro essere dominato”
Kahlil Gibran

BigBrotherStanco delle insinuazioni di molti giornali (da ultimo Il Fatto Quotidiano nella sua intervista di Silvia Truzzi a Barbara Spinelli) che sostengono che lui ha stabilito un termine per il governo, oggi Giorgio Napolitano ha diramato una nota in cui tale idea è definita “un ridicolo falso”, chiarendo che quanto detto ai microfoni dei giornalisti presenti nei giardini del Quirinale per la festa del 2 giugno, era relativo ai tempi, fra l’altro annunciati dallo stesso Enrico Letta, per le riforme. “Sarebbe un fatto di elementare correttezza – rileva ancora nella sua nota – tenerne conto e non insistere in una polemica chiaramente infondata”.

E se da noi tengono banco inutili fraintendimenti nonostante ci sia altro che parlare dei guai giudiziari di Berlusconi o di commentare malevoli le pur chiare parole di Napolitano, molto più severi i guai negli USA, dove riparte il dibattito sul monitoraggio dei dati telefonici, dopo che un documento appena pubblicato dal britannico Guardian, rivela che la National Security Agency (Nsa) raccoglie ogni giorno i dati associati alle comunicazioni degli utenti di Verizon, uno dei principali operatori di telefonia fissa e mobile negli Usa.
La Nsa è l’agenzia incaricata della protezione della sicurezza delle telecomunicazioni negli Usa e la Verizon ha circa 100 milioni di clienti nel settore retail.

Già ad Aprile, come scrive il Sole 24 Ore, la Nsa aveva ricevuto dall’Fbi l’incarico di archiviare i dati associati alle comunicazioni dei clienti di Verizon che si trovano negli Stati Uniti o all’estero e sono state escluse le conversazioni originate fuori dai confini degli Usa e dirette verso utenti all’estero.
Ora, dopo le rivelazioni del Guardian, le prime ricostruzioni del Washington Post ci dicono che si tratta del rinnovo periodico di un provvedimento deciso per la prima volta nel 2005 e non risulta collegato a indagini specifiche, ma atto che permette agli operatori telefonici di proteggersi da eventuali battaglie giudiziarie in tribunale. Tuttavia, osserva il quotidiano della capitale Usa, diventa la prima testimonianza documentale dell’ampiezza delle attività di sorveglianza in corso negli Stati Uniti. Il caso rischia di scatenare nuove tensioni con i sostenitori della privacy, soprattutto dopo la recente citazione delle registrazioni delle telefonate dei giornalisti dell’Associated Press.

Un episodio che ha portato a scontri tra i media e la Casa Bianca ed è stato visto da molti come un’intrusione nella libertà di stampa. Secondo la Electronic Frontier Foundation, monitorando il tempo della la telefonata, le agenzie di intelligence possono costruire un quadro dettagliato di quella persona, la sua rete sociale e molto altro. A proposito dell’uso dei dati raccolti dai Gps, secondo quanto riferito sempre daal Guardian una corte d’appello ha osservato che anche le sole informazioni sulla posizione potrebbero rivelare abitudini e segreti.
Ciò che sappiamo è che l’ordine che permettere all’Nsa di tracciare gli schemi delle comunicazioni all’interno e verso l’esterno è stato firmato dal giudice Roger Vinson ed è un provvedimento basato sul Patriot Act approvato dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, che emenda il Foreign Intelligence Surveillance Act del 1978 ; ma è anche un provvedimento inconsueto in quanto non menziona un gruppo o una specifica minaccia terroristica.
Secondo il New York Times la vicenda rivelata dal quotidiano britannico è solo la punta dell’iceberg di un più esteso programma di sorveglianza già subdorato lo scorso anno in una lettera di due senatori democratici del Senate Intelligence Committee, al ministro della Giustizia Eric Holder. Ron Wyden (Oregon) e Mark Udall (Colorado), i due senatori, scrivevano: “Siamo convinti che gli americani sarebbero sbalorditi se venissero a sapere i dettagli di come alcune corti abbiano interpretato la Sezione 215 del Patriot Act” e proseguivano: “da quel che vediamo c’è un gap significativo tra quello che gli americani pensano la legge consenta e quello che il governo, in segreto, reclama la legge renda possibile. Questo è un problema, perché è impossibile informare l’opinione pubblica e aprire un dibattito se i cittadini non sanno cosa il governo afferma essere legale”.

Qualche tempo fa Massimo Vincenzi su Repubblica, ci aveva parlato di un superprotetto quadrilatero di cemento e filo spinato, posto sud di Salt Lake City, la capitale dello Utah, lo Stato dei mormoni, che è sil upercentro di ricerca e archivio dati digitali che la National Security Agency, sta finendo di costruire, un progetto iniziato dieci anni fa, costato quasi due miliardi di dollari, che sarà pronto a settembre.
Molte inchieste tv in USA si sono di recente concentrate su uno dei temi centrali del post 11 settembre, ritornato d’attualità dopo la strage di Boston: il confine tra sicurezza e diritti. Un ex agente della Nsa, intervistato dalla Fox, ha detto: “L’agenzia ha messo in piedi in questi anni una capacità straordinaria di raccogliere, memorizzare e analizzare una quantità impressionante di informazioni digitali. È qualcosa di molto simile ad un controllo totale: pensare a questa massa di dati concentrata in un solo posto, a disposizione delle più diverse fonti di intelligence, mette un po’ paura. Dipende infatti da chi maneggerà tutto questo. E soprattutto con quali scopi”. Il pensiero corre alla legge del Grande Fratello di Orwell: l’unico modo per avere una sicurezza perfetta è avere una sorveglianza perfetta.

Grande Fratello (in inglese Big Brother, fratello maggiore) è un personaggio immaginario creato da George Orwell, presente nel romanzo 198, dittatore dello stato totalitario chiamato Oceania, non una persona ma piuttosto un simbolo creato dal partito che governa e che ha la funzione di agire da catalizzatore dell’amore, della paura e della venerazione e tutti quei sentimenti che è più facile provare per una singola persona che per una organizzazione. Nel 2006, Mario Consoli, ha pubblicato per Arianna un saggio sulla “Attualità di George Orwell” e detto che ciò che è sorprende è vedere come Orwell abbia previsto il nostro tempo, con l’uso di un vocabolario sempre più scarno e internazionalizzato, le diffuse intercettazioni telefoniche, dei fax, delle e-mail, l’opportunità di utilizzare i computer come microfoni ambientali e ancora la possibilità di individuare un cellulare, anche se spento, la facilità con la quale si possono ricostruire attività e spostamenti di un individuo attraverso il Bancomat, le carte di credito e il Telepass. Ed ha aggiunto, da quel grande intellettuale che è, che quando Orwell scrisse il romanzo si profilavano nel mondo due tirannie: quella sovietica e quella finanziario-capitalista; lo scrittore immaginò l’affermazione della prima e quindi inserì la sua storia nel grigiore di un regime sovietizzato.
Nella realtà ha poi vinto l’altra tirannia e, invece dei grigi abiti tutti uguali, c’è lo sgargiante abbigliamento consumista; invece dello scadente “gin Vittoria” ci sono gli spinelli, le pasticche e la cocaina. Per il resto tutto come previsto. Solo qualche discordanza di ordine estetico, assolutamente ininfluente.

E conclude, folgorante, che nessuno poteva immaginare nel 1948, quando Eric Blair – vero nome dello scrittore da tutti conosciuto con lo pseudonimo di George Orwell – scriveva la sua opera di fantapolitica, che nel 2005 un altro Blair – Tony, primo ministro inglese – avrebbe affermato, sull’onda mediatica orchestrata sul terrorismo internazionale – come già fatto da Bush negli USA –, che occorreva emendare la carta dei diritti umani; che i giudici possono ordinare arresti anche in assenza di prove; che vanno istituiti tribunali speciali e che questi devono essere tenuti segreti; che è opportuno limitare i diritti legali della difesa; che il termine della detenzione preventiva deve essere portato dagli attuali 14 giorni ai tre mesi e che ci debba rasegnare ad essere continuamente spiati ed intercettati. In questo ambito sono evidenti i fraintendimenti e gli “psicoreati”, cioè i “reati di opinione”, con un pasaggio dal politico al religioso (che rende la politica mistica e quindi incostatabile), dove procedere solo per dogmi, che peraltro sono sempre mutevoli, a capriccio delle convenienze del potere.
E dopo aver affermato che col controllo dei media si riesce ad imporre qualsiasi notizia, poiché la realtà non è più il vissuto, ma il racconto che se ne fa e lo spettacolo della notizia prevale sull’informazione di ciò che effettivamente è avvenuto, si è passati a mistificare anche la rete e ad impiegarla, ad esempio per un contropotere non innovativo, ma semplicemente (come nel caso di Grillo e Casaleggio), vuole sostituirsi al potere: un nuovo “Grande fratello” al posto del precedente.

C’è di che farsi cadere braccia e speranza e concludere, con Consolo, che la massima responsabilità di questo e in varie latitudini, è di quella classe di sessantenni che nasceva mentre finiva la seconda guerra mondiale, che ha rappresentato la mancata classe dell’alternativa, forse per colpa degli eventi storici e di quelli economici, o piuttosto per colpa del cronico sentirci figli di una sconfitta che ci lega al supplizio di Sisifo, il figlio di Eolo costretto in eterno a spingere fin sulla cima di un monte un macigno destinato a rotolare nuovamente a valle, sulle cui spalle grava la colpa di giovani disperati ed omologati, incapaci di trasformarsi in “cercatori d’oro”, perché non solo ha esaurito i filoni, ma cancellato anche i sogni e le mappe.

Un altro Consolo, Vincenzo, una dei massimi scrittori italiani di questi anni, scomparso a gennaio 2012, nel suo capolavoro “Il sorriso dell’ignoto marinaio (1976), dove si narra la rivolta contadina di Alcara Li Fusi nel passaggio dal regime borbonico a quello unitario, ci dice come dovremo essere padri e figli, i primi forti nel trasmettere ideali, i secondi pronti ad ogni sacrificio per realizzarli. In “Nottetempo casa per casa” (Premio Strega 1992), si parla, fra gli alrtri, di Aleister Crowley, descritto come “un uomo maestoso, giacca d’alpaca sopra brache variopinte, calzari traforati alla fratesca, il cranio raso tranne una ciocca che come corno o fiamma gli si rizzava al colmo della fronte”. profeta di una religione satanica e fondatore dell’abbazia di Théleme, che la frequentazione del libro dei “Yi King” spinge a Cefalù verso la fine degli anni venti; che con don Cecé, una caricatura dannunziana, e Janu, un capraro, amico d’infanzia di Petro, inutilmente innamorato di sua sorella Lucia, è farraginosa e strapiena di nomi difficili da decifrare, è il simbolo di una generzione (quella dei sessantenni di oggi) che ha tendenza a slacciarsi dalla razionalità a usare le parole solo per i loro suoni, prescindendo dai loro referenti e le occasioni solo per tornaconto e personale egoismo.

E’ illuminante un paragone con un altro scrittore siciliano, Gesualdo Bufalino: se quest’ultimo ha rinunciato a priori alla possibilità di una sua parola pubblica che non sia quella letteraria, Consolo invece sente fortissima la necessità di una presenza etica. L’ulteriore verifica si è avuta con la diversa reazione avuta dai due scrittori nei confronti dell’assassinio di Salvo Lima: il primo, intervistato, ha scrollato le spalle desolato; il secondo ha sentito il bisogno di intervenire a tamburo battente sul “Corriere”, finendo per parlare di Sciascia. E se qualche anno fa Consolo affermava, supponendo una scelta linguistica analoga: “Scrittori come me e Bufalino praticamente scrivono in yiddish”, poi per lui lo scrittore di Comiso “pratica una letteratura squisita”, nella quale regna “l’ambiguità delle scritture estetizzanti”, che però, grazie a Sciacia, diventano scritture morali.
Insomma Consolo, come Bufalino, ma anche come il corregionale Sciascia e gli “alieni” Pasolini e Tabucchi, recuperano il passato reinventandolo per il presente e come molti scrittori europei di oggi, sembrano avere una sorta di progetto storico: il ritorno alla libertà consapevole e alla consapevole progettazione del proprio destino.