Comunque Buone Feste
“Nella vita non bisogna mai perdere la speranza, mai smettere di credere e soprattutto mai smettere di sognare”.
Susan Randall
Ancora oggi, noi – testimoni della nefasta guerra di aggressione e invasione russa dell’Ucraina e delle sue terribili distruzioni, accompagnate da massacri e quant’altro – avvertiamo un senso di profonda e diretta empatia/contemporaneità con Goya: ci sentiamo come lui scossi nel profondo allorché egli rappresenta con vivida intensità le atrocità e il lato più oscuro della guerra, le sofferenze che causa, la fame e le carestie cui dà luogo, gli assassinii e le violenze contro indifesi (in primo luogo donne, bambini, vecchi), ma anche il macabro godimento da parte di coloro che appaiono inebriarsi della sofferenza di altri uomini. Insomma, un’opera che si eleva nel suo insieme a grandiosa disperata denuncia contro la violenza nei suoi molteplici aspetti, che si scatena senza limiti nel totale “sonno della ragione”, al contempo causa e drammatica conseguenza di ogni guerra. Ingrandisci immagine
L’espressione lessicale “essere alla canna del gas”, viene usata metaforicamente, tra il tragico e il grottesco, per rappresentare una situazione disperata tale per cui, volendo porvi fine, non resta che attaccarsi al tubo del gas e succhiare forte. Paradossalmente, dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 (NS1 e NS2), questa possibilità non è più a portata di mano della stragrande maggioranza della popolazione europea la quale, ben lungi dal volersi suicidare, avrebbe voluto continuare a “succhiare” il gas russo (magari tappandosi il naso). Mentre si sta alleggerendo, almeno speriamo, la minaccia della pandemia da coronavirus, purtroppo è scoppiata la guerra nel cuore dell’Europa. L’invasione russa dell’Ucraina con immagini terribili di distruzioni e massacri di povera gente, di lunghe code di profughi, anziani donne e bambini che fuggono dagli orrori della guerra ha sostituito nel discorso pubblico, negli spazi della comunicazione e della decisione politica, l’emergenza pandemia. In un breve periodo stiamo facendo l’esperienza di adattamento ad una pluralità di minacce che mettono in discussione la vita degli umani sul pianeta, dalla pandemia, dalle zoonosi alla guerra, alla minaccia forse più grave che incombe sullo sfondo: gli sconvolgimenti attesi dal cambiamento climatico. Di queste minacce la più insopportabile è la guerra ove umani distruggono i corpi, le vite e i luoghi di vita di altri umani. Le altre minacce di origine ambientale, le pandemie, gli sconvolgimenti climatici attesi sono sfide in cui si affrontano fenomeni che richiedono solidarietà e azioni comuni che dovrebbero portare gli umani alla cooperazione per affrontarli. Ma questo non viene reso possibile, è la guerra che ricompare con gli scenari di crudeltà gratuite e di sfrenate violenze.
Quello che vediamo in queste ore è barbarie, è regressione a forme primitive e violente di dis/organizzazione della società. La guerra è la rappresentazione dei demoni che convivono da sempre nelle profondità della psiche di noi umani. Per combattere l’orrore e il ribrezzo che proviamo per quanto sta succedendo in Ucraina invasa dalle truppe della Federazione russa, per meditare sulle miserie di noi umani solo l’arte, noi crediamo, può darci un conforto e un sostegno. Per questo invitiamo lettrici e lettori a guardare e riflettere sull’immagine del Trionfo della morte di Brueghel come monito delle nostre eterne miserie. Con la guerra in Ucraina non siamo nella favola di Cappuccetto Rosso dove è chiaro chi è il cattivo e chi è la buona. Ma chiediamoci: “Che cosa sta succedendo all’umanità che in un secolo ha avuto tre guerre mondiali?”. E se non fosse abbastanza chiaro, ecco due aggiunte: “qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro”, come ha detto Papa Francesco. Secondo la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), vincitrice del premio Nobel per la pace, oltre 150 grandi banche hanno sostenuto la produzione delle armi di distruzione di massa più disumane, le testate nucleari, prestando loro denaro o sottoscrivendo obbligazioni. Il rapporto “Don’t Bank on the Bomb” mostra anche che altre 186 istituzioni cercano di trarre profitto dal possesso di azioni o obbligazioni. E che complessivamente 338 istituzioni finanziarie hanno messo a disposizione dell’industria delle armi nucleari oltre 685 miliardi di dollari dal 2019.
Questo esercizio – e gli enormi “investimenti” da parte delle più ricche società del mondo – si è dimostrato altamente efficiente.
In merito all’attuale crisi energetica, il capo delle Nazioni Unite António Guterres, a metà settembre 2022, ha dichiarato che è “assolutamente inaccettabile vedere che, quando le persone stanno soffrendo così tanto in diverse parti del mondo e, in particolare, a causa degli alti costi dell’energia e dei costi elevati dei combustibili, le compagnie di combustibili fossili abbiano i maggiori profitti di sempre o almeno del recente passato”.
Perché no: oltre a speculare con i mercati energetici, i governi hanno ampiamente finanziato queste aziende. In effetti, in un solo anno i politici hanno speso sei trilioni di dollari americani provenienti dal denaro dei contribuenti per sovvenzionare i combustibili fossili: 2020. E si prevede di aumentare la cifra a quasi sette trilioni entro il 2025.
Poi arriva la grande impresa di ricostruire tutto ciò che il business del denaro ha contribuito in modo determinante. Edifici, autostrade, ponti, ospedali, scuole, università, eccetera, per non parlare di ulteriori alimenti sintetici… tutto questo deve essere pagato dalle vittime.
Ma ci sono altre opportunità di business, come continuare ad acquistare vaste terre fertili per la monocoltura e l’agricoltura intensiva, una pratica per fare soldi che, tra l’altro, apre ulteriormente le porte alle società ad alta tecnologia per digitalizzare sempre più la produzione di cibo, oltre a molte altre.
Una produzione che, tra l’altro, guerre e disastri climatici compromettono fortemente.
Per non parlare poi del mai risolto problema migrazione, accoglienza ed integrazione.
A quale dei contesti sopra accennati dare priorità?
Siamo reduci da una tornata elettorale che ha presentato un tasso di astensionismo, non solo giovanile, mai raggiunto, abbiamo parte per ora non sul campo, in una guerra in Europa per la quale si prevede una lunga durata. Guerra al tempo stesso convenzionale, cibernetica, ibrida che merita tutta la nostra attenzione e studio anche sui ruoli degli attori in campo diretti e indiretti.
Certo non è il Natale che si immaginava ma noi, da inguaribili sognatori, sapremo tenere viva la speranza di un Nuovo Anno migliore.
Carlo Di Stanislao, Presidente Onorario Xin Shu
Rosa Brotzu, Presidente Xin Shu