A.I.F.F.
(Associazione Italiana Di Fitoterapia E Fitofarmacologia)

Servizio di Agopuntura e Fitoterapia
Ospedale San Paolo A.S.L. Na1

Responsabile dott. Ottavio Iommelli

Eros e Peperoncino

EROS E PEPERONCINO

Ottavio Iommelli, Guglielmo Lauro, Rossella Mollo, Gabriele Saudelli


“L’amore dovrebbe essere varcato come la soglia di un tempio di Dio. 
Solo così vi darà una soddisfazione incomparabile”
Osho,  Amore e Libertà


Riassunto: Gli autori analizzano le proprietà terapeutiche del peperoncino e  valutano un suo contesto in fitoterapia energetica costituzionale, in psiconeuroimmunologia ed in chiave M.T.C.. Prosegue infine uno studio sulle proprietà afrodisiache dell’utilizzo del peperoncino.

Parole chiave: peperoncino, capsaicina, eros.

Summary: The authors analyze the terapeutic property of the chili pepper and estimate a its context in constitutional energetic phytotherapy, in psyconeuroroimmunoendocrinology and in key of T.C.M.

In finnaly study continues one on the aphrodisiac property of the chili pepper.

Key worts: chili pepper, capsaicin, eros.

 

Cenni storici

Rinvenimenti archeologici in Messico testimoniano che il peperoncino selvatico piccante veniva consumato già 9.000 anni fa, mentre la sua coltivazione, sempre in Messico, sembra risalire a oltre 5.000 anni prima di Cri­sto! Una precisa testimonianza la troviamo nella biografia di Montezuma, ultimo signore degli Aztechi, che mentre era prigioniero di Cortez, passava il tempo scherzando con le sue concubine mangiando pietanze con peperoncino rosso. Storia antichissima, quindi, ma ben più recente è stata la sua introduzione nel resto del mondo, visto che prima della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, non si hanno testimonianze né in Asia, né in Europa. Agli inizi del 1493 Bartolomé de Las Casas ne parla nel giornale di bordo della prima spedizione atlantica di Cristoforo Colombo. Riferendosi al peperoncino, scrive che viene consu­mato dagli indigeni come spezia e se­gnala l’abbondanza con cui si rinvie­ne, esprimendo un giudizio così posi­tivo da ritenerlo più importante dello stesso pepe nero (droga allora pregiatissima che veniva importata dal­l’Oriente). In effetti la spedizione ed esplorazione di Colombo aveva come scopo anche quello di raggiungere le Indie per vie che non fossero quelle tradizionali allora minacciate dai Tur­chi, al fine, appunto, di importare le preziose spezie orientali. Come è risa­puto la cosa andò diversamente, ma venne scoperta, in compenso, una droga che poteva benissimo compete­re con il pepe. Dopo appena una cinquantina d’anni dalla sua introduzione in Europa, l’impiego del peperoncino piccante si espanse in tutto il Vecchio Mondo, dove,  oltre a essere coltivato e utiliz­zato sia come droga sia come medici­nale, veniva pure largamente impie­gato per la sua proprietà di conserva­re i cibi, particolarmente apprezzata nelle regioni a clima caldo. Introdotto dai portoghesi nel sud-ove­st dell’india, ben presto il peperoncino si diffuse in tutto il continente asiatico e, nel XVII secolo, la sua coltivazione si estese a tutte quelle zone a clima caldo adatte a riceverne la coltura. Da un punto di vista economico, la sua adattabilità a farsi coltivare in zo­ne diverse, non fu certamente un van­taggio per i suoi importatori. Infatti veniva a cadere, almeno in parte, l’a­spetto della rarità, che invece con­traddistingueva il pepe e ne giustificava il prezzo elevato. Così in poco tem­po il peperoncino piccante meritò l’at­tributo di “droga di tutti” o, più signi­ficativamente, di “droga dei poveri”. Del resto il suo particolare aroma riusciva, a un prezzo praticamente nul­lo, a insaporire anche le mense più povere, al punto che pietanze dal sa­pore insignificante trovavano nel pe­peroncino un momento di esaltazione e, quindi, anche di appetibilità. Un destino popolare e demo­cratico che in pochissimo tempo diffonde il peperon­cino in tutto il mondo, soprattutto tra le popolazioni povere con regimi alimentari monotoni, carenti di proteine. Col peperoncino i Messicani impararono ad insaporire le tortillas, gli Africani la manioca, gli Asiatici il riso. In Italia, soprattutto i meridionali e in special modo i calabresi hanno reso più vivace e gradevole una cuci­na povera, vegetariana, fatta di ingredienti umili e di pochissima carne.

Questa proprietà, unita a quella di conservante naturale, hanno contri­buito in maniera determinante a far sì che oggi il peperoncino piccante sia, dopo il sale marino, il condimento più diffuso nel mondo.

Produzione Mondiale del 1998 in tonnellate

 

Elementi di botanica

Il peperoncino piccante, come tutti i peperoni, appar­tiene alla famiglia delle Solanacee. Le piante che ne fanno parte sono tutte “ad alcaloidi” che hanno (chi più chi meno) effetti particolari sul sistema nervoso dell’uomo. Alcune sono vere e proprie piante medicinali come la belladonna, lo stramonio, il giusquiamo, il tabacco, la dulcamara, l’erba morella. Altre come la patata, il pomodoro, la melanzana fanno parte della nostra alimentazione quotidiana. La famiglia delle Solanacee è anche molto numerosa, comprende 85 generi e almeno 2.200 specie.

Uno degli 85 generi è il capsìcum al quale appartiene il peperoncino rosso piccante. Il nome latino capsicum deriva da capsa scatola per la particolare forma del frutto che ricorda proprio una scatola con dentro i semi; oppure dal greco kapto che significa mordere, con evidente riferimento al piccan­te che “morde”  la lingua quando si mangia. Nel genere del capsicum la specie più importante è il capsicum annum al quale appartengono tutti i pepe­roncini che conosciamo. In verità oltre al capsìcum annum lo stesso Linneo aveva distinto anche un capsìcum frutescens. Più tardi, negli anni cinquanta, sono state aggiunte un capsicum pubescens e un capsicurn pendulum.La varietà diffusa in Italia è solo il capsicum annum; le altre si coltivano soprattutto in America Meridionale e in Messico. Il capsicum annum raggruppa le varietà più diffuse: il capsicunz abbrevìatum, acuminatum, il fascicula­tum, il cerasiferum, il bicolor e il christmas candle.

Il capsìcum abbrevìatum ha frutti piccoli e conici che non superano i cinque centimetri. L’acuminatum pro­duce bacche sottili a cono allungato leggermente ­curve. I frutti del fascìculatum sono diritti e sottili molto piccanti. Quelli del cerasiferum sono piccoli e rotondi come le ciliege dalle quali prendono il nome. Il bìcolor ha frutti bicolori, violetti e rossi molto pic­coli. Infine il chrìstmas candle fa riferimento alla fe­stività di Natale perché la pianta, utilizzata come or­namento, mantiene i suoi frutti fino a Dicembre inol­trato. Queste varietà sono le più diffuse da noi. Le altre centinaia di capsìcum che ci sono in tutto il mondo producono tanti tipi di peperoncini, di tante dimen­sioni, forme e sapori che è praticamente impossibile classificarli. Anche fra i botanici più insigni non c’è concordia. Val la pena perciò di seguire il consiglio di uno studioso importante come Tom Stobart il quale suggerisce di dimenticare i nomi e le classifica­zioni scientifiche e chiamare i peperoncini con i loro nomi locali: Peviuni in Liguria; peuvroun in Piemonte; peverone in Lombardia; pevrurn in Emilia; pepe rosso o zenzero in Toscana; iazzarette o cazzareie a Pescara e Chieti; saittì a Teramo; pepentò piccante a L’Aquila; diavuliliu nel Molise; peparuoIo in Campania; diavu­licchio nelle Puglie; cancarillo, pipazzu, pipi vru­scente, diavuliilo in Calabria; pibiri-moriscu in Sar­degna; pipi russi in Sicilia; e infine cerasella, meri­canill, diavulicchiu in Lucania.

Per quanto riguarda il sapore il problema è più sem­plice: ci sono peperoncini dolci, piccanti e piccantis­simi. Tutto dipende dalla capsaicina che dà il sapore di piccante. In genere i peperoncini più piccoli sono i più piccanti. Da questo si può dedurre che la capsaicina presente nelle bacche è indirettamente proporzionale alla gran­dezza dei frutti. Per quanto riguarda le caratteristiche morfologiche c’è da aggiungere che il capsicum annuum è un arbo­scello perenne che, in condizioni di clima favorevole, viene coltivato come annuale. Le piantine hanno altezza varia tra i 20 e gli 80 centi­metri; foglie alterne, a forma di cuore o lanceolate; fiori bianchi da Maggio a Settembre; dentro ci sono l’androceo e il gineceo che maturano contemporanea­mente con fecondazione autogena cioè senza l’aiuto degli insetti o del vento. Frutti e bacche di varia forma a seconda della varietà. Originario dell’America centromeridionale il capsi­cum annuum si coltiva nei paesi a clima caldo e temperato. Attecchisce con facilità negli orti ma anche nei vasi con i quali si possono adornare le case. Ha trovato nel sud, soprattutto in Calabria e Basilicata, l’habitat più adatto. Tanto che il peperoncino che si coltiva in queste due regioni, viene unanimemente riconosciuto il migliore.

 

Le sostanze principali contenute nel peperoncino

 

Le proprietà terapeutiche

Anticolesterolemica (lecitina), azione anestetica locale (capsaicina), azione simil-anfetaminica (Capsicolo), afrodisiaco (capsaicina), carminativo (capsaicina), stimola la secrezione salivare e dei succhi gastrici, incrementa i movimenti peristaltici e la motilità gastrica (capsaicina), stomachico, diaforetico, antimicrobico, antipiretico, antisettico (Capsicolo), antispasmodico, regola la pressione arteriosa, (capsaicina) emostatico, aperitivo, antiossidante, antifermentativo (Capsicolo).

 

Le indicazioni terapeutiche

Maldigestione, digestione lenta, gastrite da elicobacter pylori, infezioni intestinali, congestione epatica, ittero, vene varicose, flebite, prostatite, deficit erettile, impotenza, astenia sessuale, disordini mestruali, dipsomania, anoressia, obesità, letargia, depressione artrite, artrosi, lombaggine, febbre malarica, alcolismo, postumi di una sbornia, raffreddore, raffreddore da fieno, mal di gola, tonsillite, laringite, tosse, bronchite, asma, pleurite, contusioni, ustioni, crampi, influenza, ferite, aterosclerosi, emorroidi, emorragia, epistassi,  ipertensione, infarto, ipotensione, paresi, convulsione, morbo di Parkinson, nevralgia, nevralgia post erpetica, neuropatia diabetica, odontalgia. 

 

Dosi tollerabili

Ricordiamo, per inciso, che il peperoncino non va mai comunque assunto in dosi elevate. 
La quantità giornaliera ideale varia da soggetto a soggetto. La dose orali tollerabile va  da 0,30 a 1 grammo al giorno di peperoncino in polvere in pillole e da 1 a 4 gram­mi al giorno in una pozione sottoforma di alcolatura o tintura.

 

Controindicazioni e avvertenze

Da questa rapida analisi si può intuire la complessità delle proprietà attribui­te a livello salutare al peperoncino rosso. Occorre però sottolineare una volta di più che molte di queste pro­prietà attendono tuttora il riscontro scientifico. Certo è che la pianta qual­che merito lo deve pur avere se ha at­tirato tanti consensi. Non bisogna dimenticare, peraltro, che in certi casi il consumo del peperoncino rosso può essere soggetto a controindicazioni. In particolare esso si sconsiglia a quanti soffrono di aci­dità di stomaco, ulcera e gastroenteri­ti. L’abuso e l’eccesso possono provo­care irritazioni alla mucosa intestinale, infiammazioni gastrointestinali e allo stomaco, infiammazioni renali e, perfino, lesioni permanenti ai reni. Anco­ra, può causare vomiti e diarree. Esternamente, un impiego eccessivo, può provocare la formazione di vesci­che e ulcere. Il suo consumo non deve mai essere eccessivo e, in ogni caso, dovrà essere sempre dettato dalla tol­leranza personale previa consultazio­ne di un medico.

 

In psiconeuroimmunoendocrinologia

In una ricerca clinica, condotta dal Dr. Sergio Stagnaro (Membro attivo dell’Accademia delle Scienze di New York e dell’Associazione Americana per lo Ssiluppo della Scienza) sull’azione del Peperoncino nei confronti del sistema psico-neuro-endocrino-immunitario sono stati ottenuti risultati interessanti: il peperoncino è stato sommini­strato in volontari sani sia senza altro cibo che durante i pasti; prima e dopo la somministrazione sono stati valutati i seguenti parametri: oppioidi endogeni, microcircolazione delle regioni prefrontali, frontali e corticali; potenziali neuronali evocati; secrezione del picco acuto insulinico di base e, dopo, liberazione endogena dell’ormone della crescita; fattori di crescita in analoghe condizioni; sintesi anticorpale. I dati finora raccolti consentono di affermare quanto segue:

Aumento degli oppioidi endogeni, quindi stimolazione del sistema immunitario generale;

Stimolazione del sistema nervoso simpatico e accelerazione della conduzione nervosa, con più rapida trasmissione di informazioni da parte a parte del corpo umano;

Attivazione dei centri nervosi dell’attenzione e dell’umore;

Incremento della secrezione del picco massimo insulinico sia di base che dopo increzione di ormone della crescita;

Accentuazione della sintesi anticorpale in modo identico a quanto si osserva nel caso di una infezione in un soggetto fino allora sano;

Aumento della somatostatina;

Non si è osservata alcuna variazione dei fattori di crescita sotto stimolo con l’ormone della crescita, e si sono evitati in tale modo pericolosi stimoli alla proliferazione cellulare, con l’esclusione dell’attività svolta dall’insulina su particolari recettori (IGF1-receptors).

Queste azioni del Peperoncino sul sistema psico­neuroendocrinoimmunitario persistono per circa due ore, dopo di che lentamente si esauriscono.

In conclusione, viene dimostrato scientificamente che il peperoncino, impiegato regolarmente nell’alimentazione quotidiana, svolge favorevoli ripercussioni sull’importante sistema psiconeuroimmunoendocrino, favoren­done il fisiologico mantenimento dell’equilibrio.

 

Eros e peperoncino

Il peperoncino, grazie ai suoi principi attivi, al suo sapore, al suo colore e in sostanza al simbolismo (piccante) che racchiude, è senz’altro una delle piante più adatte a stimolare in noi il desiderio sessuale e a metterci in condizioni migliori per soddisfarlo. In ogni epoca storica, i vari popoli hanno cercato cibi e bevande erotiche e hanno di volta in volta trovato risposte varie e diverse, mai sorrette da basi scientifiche. Durante un pasto a base di peperoncino, sicuramente la bevanda più appropriata è il vino, questo connubio aumenta la capacità di comunicare in modo più globale riducendo i freni inibitori. Inoltre una base scientifica determinata dall’effetto fisiologico dei principi attivi del peperoncino ne consigliano l’uso in alcune situazioni di deficit erettile o di scarso interesse erotico. Infatti i principi attivi del peperoncino agiscono in tal senso ed in vario modo:

 

 

 

 

 

 

 


Conclusioni

Il peperoncino può offrire un piccolo aiuto per l’impotenza e l’astenia sessuale, soprattutto se inserito in una strategia di trattamento più generale. Qualsiasi terapia non è in grado di migliorare la sessualità di una coppia che ha occultato la propria seduzione o che, comunque, non riesce più a comunicare: per entrare nel ciclo del piacere, infatti, bisogna poter comunicare.

 

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Indirizzo per chiarimenti

Dott. O. Iommelli

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