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IL METODO MÉZIÈRES E L'ESPERIENZA ITALIANA DELLA DOTTORESSA BERTELÉ
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Riassunto:
Françoise Mézières partì da un'osservazione chiamata da lei "Osservazione principale" per elaborare un metodo che guarda al corpo nel suo insieme, osservando tutti i compensi, e successivamente lo tratta nella sua globalità.
Secondo il Metodo Mézières, se si agisce su un muscolo si agisce in realtà sull' insieme del corpo; infatti i muscoli della schiena si comportano come un solo muscolo: essi formano cioè una catena .
La contrattura e successiva retrazione muscolare organizzata nelle catene, che sono 5, è la causa di tutte le patologie ortopediche, tranne quelle di origine congenita o traumatica. È quindi la muscolatura che influenza i normali rapporti scheletrici, e le patologie che ne derivano (periartriti, sciatalgie, scoliosi eccetera), sono risolvibili o migliorabili riallungando la muscolatura. La terapia Mézières ha lo scopo di rendere i muscoli delle catene più elastici e più lunghi in modo da riportare il corpo verso una forma simmetrica e armoniosa. Oggi il metodo è rappresentato in Italia dalla dottoressa Laura Bertelé, specialista in Terapia Fisica e Riabilitazione.
La dottoressa Bertelé ha messo a punto un Metodo in cui si integrano le sedute Mézières con l'ascolto della musica, adattata all'individuo, per facilitare il lavoro sul corpo.
Oggi lavora a Merate (LC) presso il Centro di Riabilitazione in fase di ampliamento.
PAROLE CHIAVE:
Metodo Mézières, Bertelé Laura
IL METODO MÉZIÈRES
LE CATENE MUSCOLARI
Françoise Mézières si era diplomata come Terapista della Riabilitazione in Francia nel 1937. Aveva insegnato per molti anni Anatomia, Fisiologia e Ginnastica Medica alla scuola francese di Ortopedia e Massaggio di Parigi e per quattro anni Ginnastica Medica all'Ospedale Salpetrière.
Questa conoscenza perfetta dell'apparato scheletrico e muscolare era la struttura portante del metodo che aveva elaborato partendo da un'osservazione chiamata da lei "osservazione principale", nata da una seduta di terapia su una donna con dorso curvo e periartrite delle due spalle. La donna era stata trattata fino a quel momento con un corsetto rigido che aveva comportato solo la comparsa di piaghe nei punti di appoggio.
Mézières la fece distendere sulla schiena (Fig. 1) e fece una piccola pressione sulle spalle molto anteposte per portarle più indietro; questa lieve pressione provocò Istanta-nea mente una lordosi lombare (Fig. 2) che Mézières cercò di correggere facendo flettere le ginocchia, ma questo movimento causò, come ulteriore compensazione, un'accentuazione irriducibile della lordosi cervicale (Fig. 3).
Mézières ripeté più volte la sequenza dei movimenti e delle correzioni e le reazioni furono sempre le stesse. Ne concluse che i muscoli della schiena di quella signora si comportavano come se fossero un solo muscolo troppo forte e troppo corto e riscontrò lo stesso fenomeno su tutti i pazienti che vide da quel giorno: cioè che i loro muscoli dorsali si comportavano sempre come se fossero troppo corti e troppo forti. Si rese evidente che tutte le azioni localizzate, tanto in allungamento che in accorciamento, si ripercuotevano istantaneamente su tutto l'insieme della muscolatura.
Il metodo Mézières nasce, quindi, non come tecnica ma come metodologia, mediante la quale si deve imparare a vedere il corpo nel suo insieme, mentre ancora oggi vengono effettuati molti trattamenti che si limitano ad agire localmente.
Quando noi agiamo localmente per allungare un muscolo o un gruppo muscolare, in realtà produciamo delle retrazioni muscolari a monte o a valle della zona interessata e quindi non riusciamo a modificare la lunghezza totale della muscolatura. Per esempio quando facciamo una spaccata, per allungare gli Adduttori, determiniamo un accorciamento della muscolatura lombare in quanto un'apertura degli arti inferiori fisiologicamente produce un'accentuazione della lordosi lombare.
Per sottolineare ulteriormente la scarsa efficacia delle azioni localizzate pensiamo ai dismorfirmi. Ogni dismorfismo non è mai espressione di un accorciamento muscolare locale, ma è sempre l'espressione dell'accorciamento dell'insieme. Al piede piatto, ad esempio, si associano nella maggioranza dei casi la rotazione interna ed il valgismo delle ginocchia, l'accentuazione della lordosi lombo-sacrale la risposta in cifosi o in affossamento della zona infra-scapolare e lo spostamento in avanti del capo.
Da ciò deriva che qualunque sia il problema è necessario guardare al corpo nel suo insieme osservando tutti i compensi e successivamente trattarlo nella sua globalità.
Secondo il metodo Mézières, se si agisce su un muscolo si agisce in realtà sull'insieme del corpo; infatti i muscoli della schiena si comportano come un solo muscolo: essi formano cioè una catena. Una catena è un insieme di muscoli che si ricoprono parzialmente, come le tegole di un tetto.
E' alla tensione permanente delle catene, che sono cinque, che Françoise Mézières attribuisce le deformazioni che il nostro corpo subisce durante la vita ed è per questo che il suo metodo è basato sul loro allungamento. Per poter allungare un muscolo bisogna impedire che si accorci quando si contrae: si otterrà allora un muscolo più forte e contemporaneamente più elastico.
La contrattura e successiva retrazione muscolare organizzata nelle catene, determina una modificazione della normale simmetria corporea.
Per Françoise Mézières è questa la causa di tutte le patologie ortopediche tranne quelle di origine congenita o traumatica.
La retrazione delle catene può determinare la deviazione della colonna vertebrale (scoliosi, iperlordosi, ecc...), una spalla più alta dell'altra, il bacino ruotato, le ginocchia vare o valghe, ecc...
E' quindi la muscolatura che influenza e modifica i normali rapporti scheletrici, e le patologie che ne derivano (periartriti, sciatalgie, scoliosi, ecc...) sono risolvibili o migliorabili riallungando la muscolatura.
Il trattamento spesso non dovrà avvalersi di mobilizzazioni; poiché è inutile, anzi dannoso, mobilizzare un'articolazione frenata dai muscoli. Bisogna allungare, ammorbidire i muscoli lavorando sull'insieme del corpo. "E' stupido accelerare con i freni tirati"; bisogna togliere i freni per prima cosa, altrimenti i capi articolari sottoposti ad un attrito eccessivo degenerano rapidamente verso l'artrosi.
Le catene muscolari si comportano quindi come se fossero dei grossi elastici che deformano le nostre articolazioni, ci schiacciano e sono la causa di artrosi, ernie al disco, scoliosi, ecc. I muscoli delle catene si accorciano, diventano rigidi, sempre meno elastici e cercano di creare una corazza che ci difenda da ciò che sentiamo come un'aggressione del mondo circostante.
Questo tentativo di auto difesa, queste contratture, si formano negli anni, fin dall'infanzia, e creano uno squilibrio sempre più grave fra i muscoli delle catene, che diventano perciò sempre più forti, corti e rigidi, mentre gli altri muscoli si fanno man mano più deboli (gli Addominali ad esempio).
La terapia Mézières cerca di rendere questi muscoli più elastici e più lunghi in modo da riportare il corpo verso una forma simmetrica e armoniosa.
E' un lavoro di graduale rilasciamento e allungamento della muscolatura delle catene, in genere contratta e accorciata e quindi responsabile delle disarmonie posturali e di movimento.
E' una terapia che si rivolge a pazienti di ogni fascia di età con problemi ortopedici (malformazioni congenite o deformazione da posizione fetale nell'utero, cioè piedi torti, assenza parziale di corpi vertebrali, displasie delle anche, scoliosi, discopatie, ernie al disco, algie articolari, artriti, ecc..) e neurologici (cerebropatie, alterazioni cromosomiche, paresi o paralisi, ecc..).
Il metodo Mézières trova inoltre applicazione nell'ambito della medicina preventiva; si rivolge, infatti, a tutti coloro che, pur non manifestando una patologia ortopedica, desiderano raggiungere e mantenere uno stato di benessere attraverso una maggiore conoscenza del sé corporeo e la sua risimmetrizzazione.
La forma corporea perfetta cui si ispira Françoise Mézières è quella delle statue greche.
Il paziente da trattare va esaminato in stazione eretta con i piedi uniti; va visto dal davanti, di profilo e di schiena e va confrontato col biotipo di riferimento.
Durante il trattamento la morfologia del paziente verrà di continuo messa a confronto con quella del biotipo di riferimento e col progressivo avvicinamento di queste si avrà la soluzione del problema patologico in corso.
Voglio citare alcune parole di Françoise Mézières che disse: "Con gli adulti non bisogna fare più di una seduta alla settimana, ma questa seduta deve durare almeno un'ora o un'ora e mezzo; bisogna che il muscolo finisca per cedere. Il terapista deve partecipare anche lui ed è in questo la più grande differenza con la chinesiterapia classica dove ci si accontenta di dare ordini al paziente e di fargli eseguire dei movimenti; noi aiutiamo i pazienti ad eseguire i movimenti; noi siamo, durante tutta la seduta, nel corpo, nella pelle del malato. La correzione è sempre individuale qualunque sia il problema del paziente, non ci sono mai due casi simili e questo spiega perché non è possibile praticare il mio metodo in gruppo: il paziente deve essere sempre solo con il suo terapista".
Da queste parole si può capire come l'occhio del méziérista sia sempre sul corpo del paziente per osservare cosa succede e correggere immediatamente le deformazione che si creano come compenso. E' un lavoro spossante dal punto di vista della concentrazione e anche dal punto vista fisico.
IL METODO MÉZIÈRES IN
ITALIA:
LA DOTTORESSA LAURA BERTELÉ
La dottoressa Laura Bertelé, specialista in Terapia Fisica e Riabilitazione e iscritta all'albo degli Psicologi, fu scelta da Françoise Mézières come insegnante del Metodo Mézières e per due anni partecipò al suo fianco a numerosi stages di formazione con fisioterapisti e medici provenienti da tutta Europa e da Paesi extraeuropei.
Approfondì poi gli studi di psicocinetica e rieducazione del corpo e apprese dall'audiologo Tomatis i principi cardine della Terapia dell'Ascolto e nel 1982 aprì un Centro di rieducazione posturale e motoria a Milano.
La dottoressa Bertelé integrò le sedute Mézières con l'ascolto della musica e trovò che il corpo in questo modo rispondeva più rapidamente. La musica può diventare un prezioso supporto per facilitare il lavoro sul corpo, per rendere i muscoli più malleabili, per aiutare la persona a cambiare il suo schema posturale. Oggi lavora a Merate (LC) presso il suo Centro di Riabilitazione in fase di ampliamento.
La dottoressa Bertelé ha messo a punto un Metodo che consente di adattare la terapia musicale, nella qualità e nella quantità, all'individuo in una armoniosa integrazione con il lavoro sul corpo. Il suo è un Metodo di rieducazione del corpo come specchio della storia emozionale dell'individuo.
"Il nostro corpo", spiega la dottoressa, "reagisce ai traumi fisici e psichici contraendo i muscoli. A lungo andare questo provoca tendiniti, dolori articolari e dei legamenti che sono all'origine di più gravi disturbi. Spesso sciogliere le tensioni del corpo scatena un meccanismo di difesa psicologico. Si liberano le emozioni che il corpo aveva imparato a controllare contraendosi e deformandosi. Ecco perché è necessario trovare insieme al paziente un equilibrio psicofisico che gli consentirà di conoscere le radici profonde del suo malessere e di superarle in un processo di autoguarigione consapevole".
Voglio infine citare un brano che ho tratto dal libro che la dottoressa Bertelé ha scritto e che s'intitola
Il tuo corpo ti parla: "Ho sempre considerato il corpo come l'espressione visibile dell'Essere che c'è in ogni persona, comunque sia il corpo: sofferente o deformato o contorto. Un corpo che comunica, che ha un linguaggio fatto di posizioni, attitudini, movimenti, dolori. Sta a noi saper decodificare il linguaggio, il messaggio che l'Essere ci vuole trasmettere. Questo ci obbliga ad ascoltare, per poter comprendere quello che ci vuole
dire".
Bibliografia:
Bertelé Laura "Il tuo corpo ti parla" Milano, Baldini e Castaldi, 1995.