AUSL 04 L’Aquila - PO S. Salvatore

Dipartimento di Medicina - UO di Dermatologia

Direttore: Prof. G. Bologna

Associazione Medica per lo Studio de L’Agopuntura

Presidente: Dr. C. Di Stanislao

Scuola Italo-Cinese di Agopuntura di Roma

Direttore Didattico: Dr. D. De Berardinis
 

 Maya - Goya

 

Può l’agopuntura essere utile nel trattamento

dell’aging in campo dermatologico?

Considerazioni teoriche e prime esperienze.

 

Carlo Di Stanislao

 

 

“Ruit hora”

Virgilio

“Senectus sive morbus”

Catone il Vecchio

 

“Siamo ancora troppo giovani per non provare desideri”

Oscar Wilde

 

“Parlare della malattie è un intrattenimento da Mille e una notte”

Sir. William Osler

 

“C'è un solo tipo di successo:
quello di fare della propria vita ciò che si desidera."
Henry D. Thoreau

  


 

Riassunto: Si analizzano gli aspetti sociali, psicologici e medici dell’invecchiamento e, successivamente, si precisano i fondamenti scientifici e quelli legati alla Medicina Tradizionale Cinese, sia per quanto attiene all’aging che all’invecchiamento cutaneo. Dopo aver precisato che la Vescicola Biliare rappresenta un autentico serbatoio di Jing e che, in teoria, il punto 36GB (waiqiu)  è attivo sul Jing del Polmone e quindi della pelle, si presentano i risultati di uno studio clinico relativo a sette donne con varie manifestazioni di aging a livello dermatologico.

Parole chiave: invecchiamento, invecchiamento cutaneo, Medicina Tradizionale Cinese, Agopuntura.

 

Summary: The social, psychological and medical aspects of de elderly are analyzed and, subsequently, the scientific foundations are specified and those legacies to the Traditional Chinese Medicine, are for how much concern aging that to the cutaneous aging. After to have specified that the Gall Bladder represents an authentic tank of Jing and that, in theory, point 36GB(waiqiu)  is active on the Jing of the Lung and therefore of the skin, are introduced the result of one clinical study relative to seven women with several manifestations of  cutaneous aging.

Key words: aging, cutaneous aging, Traditional Chinese Medicine, acupuncture

 


 

1. Premessa

 

1.1. Aspetti socio-economici

Negli ultimi decenni tutta l'attenzione e l'impegno dell'opinione pubblica e della classe politica sono state rivolte alle grandi trasformazioni economiche e sociali del Paese, alle grandi vicende politiche e alle sanguinose lotte che le hanno accompagnate[*]. Si è trattato di trasformazioni rapide e profonde che hanno radicalmente modificato, e in qualche caso sconvolto, l'intera struttura della società (Golini et al., 1994; Lori et al., 2001). Fino a pochissimi anni fa, invece, minore attenzione è stata data alla parallela, grande trasformazione demografica,  evidentemente e largamente interagente con quella socio-economica,  che ha non di meno alterato, ma assai più "silenziosamente", popolazione e società. Negli anni '70 e '80 anche in campo demografico si sono infatti avuti netti mutamenti di tendenza: dopo il baby-boom degli anni '60, culminato nel 1964, la fecondità si è progressivamente ridotta e ha negli anni recenti registrato i livelli i più bassi del mondo (1,2-1,3 figli per donna). La durata media della vita si è allungata al di là di ogni ottimistica previsione, superando i 74 anni per gli uomini e gli 81 per le donne[†]; l'emigrazione verso l'estero ha lasciato il posto a consistenti flussi d'immigrazione dal Terzo mondo e dai Paesi dell'Europa orientale (Lori et al., 2001).Con il ridursi delle nuove leve e il sempre più accentuato permanere in vita delle vecchie generazioni uno dei principali problemi del Paese,  comune peraltro a tutti i Paesi a sviluppo avanzato (Young et al., 1991), è diventato quindi quello dell'invecchiamento della popolazione, per l'incremento sia del numero delle persone anziane e vecchie, sia della loro proporzione sul complesso della popolazione. Un processo questo demograficamente inevitabile che prende le mosse da fatti straordinariamente positivi  (il sempre maggiore e vincente controllo sulle nascite indesiderate e sulla morte precoce) ma che ha tante e tali ripercussioni a livello macro e micro (sistema previdenziale, assistenziale, sanitario, dei consumi, per fare solo qualche riferimento) da essere finalmente entrato nel dibattito politico quotidiano. In generale il problema maggiore dell'invecchiamento riguarda la capacità da parte di ogni sistema nazionale e sub-nazionale di trovare efficaci e tempestivi adeguamenti della struttura sociale ed economica all'accresciuto peso assoluto e relativo della popolazione anziana  e in particolare di quella ultraottantenne, dei cosiddetti "grandi vecchi". Problema tanto più complesso in quanto le trasformazioni demografiche agiscono in modo lento e silenzioso e non è quindi facile saperlo individuare e saper trovare tutti gli strumenti necessari per mettere in atto le risposte politiche, culturali, psicologiche e organizzative necessarie, e per fare in modo che l'invecchiamento demografico non si tramuti in processi patologici, decadimento economico, culturale e politico, dalle incontrollate e pericolose conseguenze (Zaglio, 2002). Il problema è reso ancora più difficile dalle straordinarie differenze territoriali esistenti tra regione e regione, provincia e provincia e, all'interno della stessa provincia, tra comprensori di comuni e singoli comuni (Golini et al., 1994; Lori et al., 2001). E' questa diversificazione che rende necessaria un'analisi accurata dell'invecchiamento della popolazione sul territorio italiano, la cui caratteristica è quella di essere amministrativamente suddiviso in un numero grandissimo di unità elementari (8100 comuni al 1991). Per una corretta analisi del fenomeno "invecchiamento" occorre preliminarmente chiarirne i confini. Il concetto di vecchiaia è un concetto esteso e molto difficile da circoscrivere. A livello individuale è possibile definire l'anziano in termini biologici, psicologici, demografici, previdenziali; a livello collettivo si può parlare di invecchiamento della popolazione dal basso (per effetto della riduzione della fecondità e quindi della sempre minor misura con cui viene alimentato il sistema popolazione) e dall'alto (riduzione della mortalità in età avanzate e quindi della sempre maggior permanenza degli effettivi anziani e vecchi nel sistema). Una possibile chiave unificante è la "soglia" di ingresso della vecchiaia in quanto l'età è senz'altro un fattore causale in molte delle dinamiche connesse con l'invecchiamento, soprattutto quelle a livello individuale (Young et al., 1991). Tale parametro - l'età - non andrebbe inteso come soglia per individuare, tout court, l'ingresso nella vecchiaia (60 o 65 anni, soglia convenzionalmente fissata in base all'età di uscita dal mondo del lavoro e collegata alla fase del pensionamento), ma come termine di riferimento relativo. Per identificare questa soglia in modo più complesso è opportuno ridefinire il concetto stesso di vecchiaia alla luce di quei mutamenti che hanno direttamente influenzato questo periodo della vita umana (Young et al., 1991). I progressi della scienza medica, i miglioramenti della situazione igienica, alimentare e lavorativa hanno prolungato la vita e sembrano anche aver spostato in avanti l'età della "decadenza fisica" e della vecchiaia. Contemporaneamente la variazione delle durate e dei ritmi di lavoro, così come dell'esistenza quotidiana, e l'instaurarsi di una scala di valori diversa ne hanno trasformato la concezione tradizionale, il senso e il valore sociale e culturale. Mentre un tempo la vecchiaia era la fase della saggezza e dell'equilibrio morale e l'anziano era la memoria storica della società, il custode della tradizione e il detentore di un patrimonio di esperienza professionale tramandabile alle generazioni future, oggi la cultura dominante è quella della last information, della rincorsa all'ultima notizia, dell'aggiornamento continuo: si è proiettati verso un progresso che sembra rinnegare, o quanto meno dimenticare, le sue origini (Young et al., 1991). Per la società l'anziano ha meno significato di un individuo in età attiva: si riduce il suo ruolo sociale ed economico al momento del pensionamento, con il termine cioè dell'attività lavorativa. L'anziano inoltre può perdere una condizione di salute "ottimale" e l'autosufficienza con il graduale subentro di malattie croniche invalidanti, di processi di deterioramento cognitivo, con l'insorgenza di handicap più o meno gravi; alle volte tutto ciò può interagire in modo conflittuale con il contesto sociale e diventare ancora più grave. Il primo passo utile per l'individuazione di una chiave unificante può essere fatto passando da un'analisi statica della vecchiaia come condizione globale a un'analisi dinamica dei processi di invecchiamento. Ecco perché ad alcuni autori è sembrato più razionale fissare la soglia della vecchiaia non già in funzione della vita trascorsa dalla nascita (60 o 65 anni), ma in funzione di quella residua, ossia del numero di anni (n) che in media un individuo può ulteriormente aspettarsi di vivere (Lori et al., 2001). Secondo questo criterio, scegliendo per esempio n=10 l'età di soglia si è spostata in avanti: era di 65 anni per entrambi i sessi nel 1901, è passata nel 1990 a circa 73 anni per gli uomini e 77 per le donne (Golini et al., 1994). Che cosa spinge a considerare il fenomeno dell'invecchiamento un motivo di preoccupazione e di tensione sociale piuttosto che un traguardo raggiunto dalla società civile? Presto o tardi, direttamente o indirettamente, tutti dovranno confrontarsi con questo fenomeno che, come sappiamo, influenza la qualità della vita, l'evoluzione dell'economia, le politiche sanitarie e sociali (Zaglio, 2002). Si è più volte detto che soprattutto per i paesi a sviluppo avanzato, l'invecchiamento della popolazione costituisce l'evento demografico di maggiore rilievo: mai nella storia della popolazione italiana il numero di anziani e vecchi aveva superato quello di bambini e giovani. Se il XX secolo sarà ricordato come quello della grande conquista dell'invecchiamento, lo sarà ancora di più il XXI a causa dei molteplici effetti che tale processo produrrà sul sistema del mercato del lavoro, dell'assistenza sanitaria, della previdenza, dell'istruzione, ecc.. Effetti non necessariamente di segno negativo soprattutto se si interverrà ridisegnando in modo dinamico quegli aspetti strutturali e organizzativi della società che potrebbero mettere in discussione e "minacciare" la struttura economica, l'organizzazione sociale e il sistema di relazioni tra persone e generazioni. Fino ad oggi i problemi legati al fenomeno dell'invecchiamento demografico pur essendo da tempo a tutti noti, non sono stati affrontati in maniera efficace perché è mancato un serio approccio politico al problema. Soltanto la crisi del sistema previdenziale e del sistema sanitario, marcatamente inadeguato, sono riuscite ad attirare seriamente l'attenzione di coloro che in questi anni con ostinazione avevano continuato a guardare l'anziano attraverso la lente dello stereotipo: l'anziano come soggetto bisognoso di assistenza, che assorbe risorse, soggetto debole e non, piuttosto, come risorsa, come ricchezza (Zaglio, 2002). Quindi sono state soprattutto le motivazioni di natura economico-finanziaria a spostare al centro del dibattito politico il problema e non piuttosto quelle di carattere sociale, culturale ed etico; le sole, queste, che possono determinare politiche economiche e sociali e individuare strumenti di programmazione e di intervento capaci di cogliere la complessità e articolazione del mutamento demografico.Oggi tutti i cambiamenti ad esso legati hanno messo in crisi il tradizionale modo di concepire il welfare state dal momento che sono soprattutto gli anziani a dipendere dall'intervento dello Stato che, attraverso un sistema di solidarietà intergenerazionale, finanzia questa solidarietà trasferendo "ricchezza" da coloro che producono reddito a coloro che, avendone ugualmente diritto, non ne producono più. Di fronte alla contradditorietà dei fenomeni economici e ai forti segnali di crescita non accompagnati purtroppo da un conseguente incremento generale dell'occupazione, il problema della disoccupazione ha in alcune aree del Paese raggiunto livelli intollerabili, in cui il numero di coloro che lavorano è quasi pari a quello di coloro che hanno smesso o non hanno mai incominciato, è necessario un ripensamento non sul concetto di solidarietà intesa come rapporto di reciprocità dove l'individuo è soggetto di diritti e non oggetto di carità, ma sulle modalità con cui questa solidarietà è nutrita. E soprattutto è necessario sensibilizzare i giovani sull'evoluzione e sulle conseguenze dell'invecchiamento, sulle sfide attuali e future ad esso strettamente collegate e sul valore dell'essere anziano(Golini et al., 1994; Lori et al., 2001; AAVV, 2001°). Allo stato attuale e sotto il profilo sociale ed economico, l'anziano diviene un soggetto che richiede la formulazione di nuovi assetti politico-istituzionali, di risposte complesse per una cultura di servizi e di attenzioni sociali che pongano l'esigenza di un programma concreto di riordino e di trasformazione. In questo scenario cambiano anche la percezione e il ruolo, le aspettative e le motivazioni nei confronti di quegli organismi che dovrebbero rappresentare questi nuovi bisogni: al mutamento di identità di chi chiede, deve anche accompagnarsi, con rapidità, il processo di trasformazione di chi ascolta e si prepara per intervenire. L'analisi-intervento diviene l'indissociabile strumento per poter accompagnare l'evoluzione delle dinamiche socio-culturali e poterne controllare gli effetti, le possibili distorsioni. I temi di riflessione avviati, costituiscono un itinerario, da scoprire insieme, da percorrere con l'idea e lo spirito di disoccultare in profondità l'originalità del pensiero economico dell'anziano, che in realtà, riassume in sé tutte le fasi di un momento economico compiuto, che trova realtà e consistenza nelle decisioni e nelle iniziative rivolte al risparmio e all'investimento. In verità, in questo nostro strano Paese, incomincia a cadere anche un piccolo luogo comune ormai vieto ed obsoleto: l'anziano come figura economica marginale e soggetto bisognoso di cure e di pubblico servizio.
Ciò che si rafforza è la centralità di un'idea, sottolineata più volte dal CNR ((Golini et al., 1994; Lori et al., 2001), che senza un'antica e originaria cultura che tenda ad amministrare con intelligenza e razionalità le proprie risorse, saremmo condannati a sentire in eterno l'oscuro canto delle sirene.Questa volta il kafkiano messaggio all'imperatore, potrebbe anche arrivare; sarà forse sufficiente riconoscere nel mondo degli anziani, quella parte di valori autentici che costituiscono un piccolo patrimonio culturale della nostra storia. Gli anziani non possono più essere considerati un peso per la società, soltanto un costo economico per le istituzioni.Il loro risparmio, costituisce infatti una risorsa indispensabile, un generoso prestito alle generazioni più giovani perché riproducano quei meccanismi di garanzia e di solidarietà che costituiscono i fondamenti di ogni moderna economia (Zaglio, 2002; Fara, 2001).

1.2 Aspetti medici generali

-         Tra le molte definizioni di invecchiamento quella del prof. Richard A. Miller della University of Michigan resta la più convincente (Vojta et al., 2001; AAVV, 2001°): “L’invecchiamento è un processo che trasforma adulti forti e in buona salute in adulti più fragili, caratterizzato da un rischio progressivamente maggiore di malattie, lesioni e morte”. L’invecchiamento umano è caratterizzato da molteplici eventi fisiologici come la riduzione della funzione renale e della capacità di accomodazione da parte del cristallino. Queste riduzioni rendono l’individuo più esposto a danni derivanti da insulti patogeni e possono, infine, contribuire alla sua morte. Come avevamo già segnalato nel 1994 (Di Stanislao, 1994) di là  dalle  numerose, affascinanti ma incomplete ipotesi interpretative[‡], ci sono alcuni dati su cui tutti gli studiosi concordano: ogni longevo ha seguito per tutta la vita (volente o nolente, consciamente o inconsciamente) una serie di regole che riguardano lo stile di vita (alimentazione, fumo, nervini, impie­go di farmaci) ma anche l'ambiente in cui vivano. Se esaminiamo nel mondo i luoghi dove si vive di più (Georgia, Valle dell'Hun­za in Pakistan, Okinawa, Sichuan in Cina) notiamo che si tratta di notiamo che si tratta di sedi di vita rurale arcaica e certamente preindustriale, zone in cui si vive in condizioni di arretratezza e di perfetto equilibrio in nicchie ecologiche in­contaminate. L'arrivo della nostra civiltà ha distrutto molte delle oasi della longevità sparse nel mondo: ne sono esempio tangibile il Vabamba sperduta nelle Ande e la Valle dell'Hunza, colonizzate dai nostri "vizi" (alcool, zucchero, cibi raffinati) che nel giro di trenta anni hanno scoperto malattie che non co­noscevano (strocke, carie, ecc.) ed una longevità media ridotta di oltre dieci anni. Esaminando gli individui più longevi Norman Ford, nel suo Programma lunga vita, ha esaminato una serie di re­gole auree definite costanti lifex, fra cui: mangiare poco con dieta poverissima di carne e grassi ed invece ricca di fibre (ce­reali, verdure, frutta), non superare mai il peso forma, cammina­re tutti i giorni a passo svelto per almeno un'ora, astenersi da alcoolici e dal fumo. Inoltre, sotto il profilo psicologico, man­tenersi mentalmente attivi e motivati, dedicarsi ad occupazioni gratificanti, rispondere allo stress in modo non distruttivo, evitare la solitudine stabilendo saldi legami con amici, familia­ri, gruppi sociali, avere una vita sessuale ed amorosa appagante, avere fede in qualche cosa (un'ideale, una divinità) che trava­lichi i limiti dell'esistenza individuale. Dal momento che oggi si enfatizza, nei fenomeni della senescenza,  il danno indotto dalla produzione eccessiva di radicali liberi, è importante porre molta attenzione al contenuto dietetico giornaliero di micronutrienti e vitamine con attività antiossidante. Allo stato attuale delle conoscenze, una combinazione di zinco, selenio, vitamina C, vitamina E e carotenoidi nella dieta si può rivelare un ottimo modo di prevenire l'invecchiamento precoce e di ridurre il rischio di molte malattie età-correlate. In una recente rassegna (Richard et al., 1999), due ricercatori statunitensi hanno affrontato un aspetto molto importante della società e della sanità dei Paesi Occidentali, e cioè il controllo dell'intake dietetico di micronutrienti nel segmento di popolazione a più alto sviluppo demografico (la popolazione anziana) ed a più alto rischio di sviluppare patologie disabilitanti. Nonostante la valenza clinica e biologica del rapporto nutrizione-salute negli anziani, la quantità raccomandata di sostanze cosiddette ''micronutrienti'' (vitamine, zinco, selenio, ecc) da assumere giornalmente con la dieta non è stata ancora ben definita, e non solo per gli anziani. Questo si può rivelare di grande interesse se si considera la grande quantità di letteratura a disposizione che dimostra che adeguati livelli ematici di queste sostanze sono associati ad un basso rischio di patologie età-correlate quali ictus, demenza, malattie cardiovascolari, ecc. Nell'invecchiamento una carenza di micronutrienti  può dipendere da uno scarso apporto nutrizionale o dal consumo endogeno di queste sostanze durante la neutralizzazione di radicali liberi prodotti in eccesso. In entrambi i casi, i bassi livelli ematici e/o tissutali di antiossidanti  costituisce un rischio di danno ossidativo a carico di organi e tessuti. E' stato dimostrato che il selenio gioca un ruolo importante nel proteggere le cellule dall'attacco dei radicali liberi e studi recenti hanno messo in evidenza il fatto che la somministrazione di selenio ha un effetto positivo su alcune variabili cliniche e biologiche di pazienti anziani. Come il selenio, anche lo zinco è un elemento costitutivo di un enzima antiossidante, ed è anch' esso capace di detossificare i radicali liberi, rivelandosi dunque protettivo in alcune condizioni di stress ossidativo. Alcuni trials condotti per verificare gli effetti della somministrazione di selenio in pazienti anziani, alla dose di 66-125 ug/d con o senza altri micronutrienti, hanno dimostrato effetti benefici del selenio sullo stato immunitario, sulla perossidazione lipidica e sulla sensibilità eritrocitaria all'emolisi. Inoltre esistono dati epidemiologici che suggeriscono un ruolo chiave del selenio nella protezione contro alcune patologie età-correlate, prime fra tutte il cancro e le patologie cardiovascolari. Anche gli studi sugli effetti della somministrazione di zinco nei confronti dello stato immunitario in soggetti anziani hanno dimostrato che dosi da 15 a 100 mg al giorno inducono effetti positivi. Per quanto riguarda i carotenoidi, ne sono stati rilevati valori plasmatici aumentati o diminuiti con l'età, mentre l'invecchiamento non sembra essere legato ad una diminuzione di vitamine A ed E nel plasma, anche se tali livelli andrebbero sempre corretti per le concentrazioni di colesterolo. La vitamina C invece sembra diminuire con l'età, fino a mostrare livelli molto bassi nei soggetti centenari sani (Polidori et al., 1999; Mecocci et al., 2000), e bassi livelli plasmatici di questa vitamina aumentano, tra l'altro, il rischio di mortalità da ictus. E' utile quindi concludere sottolineando l'importanza del mantenimento di livelli ematici adeguati di vitamine e micronutrienti per prevenire, soprattutto nell'anziano, un deficit subclinico di queste sostanze e il conseguente aumento del rischio di invecchiamento precoce, e di malattie tipicamente età- e stress ossidativo-relate. L'intake raccomandato di micronutrienti nella popolazione ultrasessantacinquenne in Germania è di 10 mg/die di Fe, 12-15 mg/die di Zn, 20-100 mg/die di Se e 1,5-3 mg/die di Cu (Mecocci et al., 2000). Ciò che occorre sottolineare, a questo punto, e che è più utile assumere vitamine e sali minerali con la dieta che attraverso integratori alimentari.  I più ampi studi epidemiologici del decennio scorso dimostrano che è conveniente modificare le abitudini di vita dei pazienti piuttosto che promettere loro la felicità surrogata in pillola (e ciò vale anche per molti altri interventi di farmacologia preventiva, come quelli con aspirina o con ipocolesterolemizzanti nelle malattie cardiovascolari). Se poi un paziente anziano a rischio non vuole mangiare neanche un grammo di verdura al giorno, solo allora può avere senso proporgli un cocktail vitaminico-oligoelemtare (Berrino, 1996). A tal proposito molto importante, è l’assunzione di olio d’oliva (Bologna et al., 1999). L’olio d’oliva previene la patologie cardiovascolari e degenerative, grazie alle sue proprietà che si possono definire terapeutiche senza timore di esagerare. Il nobile condimento delle nostre insalate è costituito da circa il 75% di acido oleico monoinsaturo, dal 20% di acido linoleico di-insaturo e dal 2% di frazione non lipidica, che contiene molto sostanze antiossidanti, fra cui i tocoferoli, i caroteni e i fenoli, capaci di proteggere le arterie e le membrane cellulari dagli agenti ossidativi. Lo ha sostenuto nel corso di un simposio svoltosi a Firenze, il professor Mario Mancini , direttore della scuola di specializzazione in medicina interna all'Università di Napoli Federico II e discepolo del celebre nutrizionista americano Ancel Keys, padre della dieta mediterranea. Collaborando all’epoca insieme al professor Mancini, il nutrizionista americano rimase fortemente sorpreso dal fatto che a soffrire di patologie cardiache fossero solo le classi benestanti, quelle cioè che potevano permettersi sulla loro tavola carne e cibi elaborati. Fu così che partì un progetto pilota, il famoso Seven Countries Study, uno studio comparativo dei regimi alimentari di 14 campioni di soggetti, di età compresa tra 40 e 59 anni, per un totale di 12 mila casi, in sette paesi di tre continenti (Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Olanda, Stati Uniti e Jugoslavia). Il risultato della ricerca mise in luce come il sud dell’Europa risultasse essere l’area geografica con maggior longevità, proprio grazie al tipo di alimentazione a base di carboidrati, verdure e grassi di origine vegetale Non mancano poi studi e ricerche dai quali emergono le capacità dell’olio d’oliva di rallentare l’invecchiamento. In Francia sono stati analizzati gli effetti dell’olio di oliva sia a livello di alimentazione sia per via transcutanea. Ma non solo. Si è riusciti a dimostrare che i fenoli dell’olio d’oliva sono biodisponibili, presupposto questo fondamentale per poter svolgere attività biologiche nell’organismo. Sempre in campo dietetico un’indagine a quattro mani condotta dall’università della South Florida e da quella di Houston, negli Usa, ha portato ad importanti conclusioni.  Una serie di esperimenti condotti sui topi ha rilevato che una dieta ricca di spinaci e mirtilli riesce a combattere gli effetti dell’invecchiamento sulla memoria. Una volta invecchiati, i topi nutriti in questo modo, hanno mostrato di essere in grado di ricordare oggetti e stimoli sonori meglio dei topi nutriti normalmente.. Secondo i ricercatori, i flavonoidi e i carotenoidi, antiossidanti di cui sono ricchi mirtilli e spinaci, sono in grado di limitare l’accumulo di radicali liberi nel cervello dei topi anziani, concentrazione probabilmente legata allo sviluppo di malattie degenerative come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer (Murray, 2001). Anche l’aglio sembra essere di notevole utilità (Murray et al., 1997). Anche se gli studi condotti non sono rigorosamente costruiti ed i risultati sono espressi in modo parziale, si può ritenere che l’aglio migliora il profilo lipidico e pertanto protegge nei confronti di fatti ateromasici cardio e neurovascolari. Sembra anche che esso possa, assieme alle crocifere, svolgere un ruolo protettivo nei confronti dei carcinomi età correlati (Bologna et al., 1999). Sempre nel campo dietologico e delle indicazioni anti-aging si segnala che la restrizione calorica è in grado di (Weindruch et al., 1997):

-          Prolungare la vita media e massima[§].

-          Migliorare i markers biochimici dell’invecciamento[**]

-          Ridurre l’indice di mortalità.

Per giustificare questi risultati s’ipotizza una riduzione della glicossilazione di alcune proteine e, soprattutto, una riduzione dei radicali liberi (vedi dopo) che sono altamente dannosi per le macromolecole organiche (Roth et al., 1999). Normalmente, durante l'invecchiamento i geni legati allo stress e alle infiammazioni diventano sempre più attivi, mentre si indeboliscono quelli utili per combattere le cellule tumorali. Studiando l'attività di ben 11 000 geni di topo, alcuni biologi della Università della California (Cao et al., 2001)  hanno mostrato che una dieta povera di calorie riesce a rallentare entrambi i cambiamenti. La stessa azione è attribuita al revorsitrolo presente nel vino rosso che, pertanto, deve essere assunto, moderatamente, anche dalle persone anziane (Bologna et al., 1999).  Si ritiene, inoltre, che l’assunzione di cromo come integratore alimentare possa migliorare la glicemia ed abbassare la colesterolomia. Tuttavia l’uso prolungato può indurre anemia ferropriva, dermatiti ed incremento del rischio di carcinoma polmonare (Vojta et al., 2001). Soprattutto negli USA è oggi largamente presente nel mercato una vasta gamma di prodotti anti-aging a base di Ginseng e Gingko biloba. Il Ginseng sembra attivo sul sistema immunitario mentre al Gingko si attribuiscono azioni sulla capacità di concentrazione, la memoria e lo stato del S.N.C. Tuttavia tali fitoprincipi sono dotati di effetti collaterali non trascurabili e di importanti interazioni farmacologi, se associati a farmaci antiaggreganti o simpaticomimetici (Di Stanislao C., 2001a). Il Ginseng, inoltre, può incrementare la pressione arteriosa e produrre effetti eccessivamente euforizzanti (F.D.A., 2001; Brinker, 1998; Murray et al., 1997).

Per quanto riguarda la opoterapia o meglio, più modernamente, la terapia cellulare (basata su cellule o estratti cellulari), incontra entusiasti sostenitori e detrattori convinti (Vojta et al., 2001). Gli estratti cellulari di determinati organi sembrano avere azione “ringiovanente” e soprattutto le terapia con estratti gonadici mostra la maggiore diffusione[††]. Anche gli estratti placentari hanno incontrato un certo favore soprattutto popolare. Tuttavia la ricerca scientifica non ha dimostrato, sin’ora, alcuna reale influenza sull’assetto endocrino-metabolico e sugli organi ed apparati dei soggetti anziani.

Diverso è il discorso sulle terapie ormonali. Nel corso dell’invecchiamento si assiste a numerose modificazioni ormonali come la riduzione di estrogeni e testosterone legata ai fenomeni di meno ed andropausa, con ripercussioni sull’assetto lipidico, il ricambio calcico, ma probabilmente anche sul sistema immunitario e sul tono dell’umore. Oggi si parla anche di una somatopausa (Vojta et al., 2001) dovuta a riduzione dell’incremento di ormone della crescita (GHGR o Somatotropo). Questo ormone ed il diidroepiandrostenedione (di produzione surrenallica) possono essere utili nell’Alzheimer e come protezione nello sviluppo di tumori, ma i dati sono ancora scarsi e tutti da confermare.  In conclusione, anche se si ritiene che la durata della vita sia geneticamente predeterminata e che più di 60 geni possano essere coinvolti nel processo di invecchiamento (Miller, 1999), le abitudini individuali, l’alimentazione, fattori ambientali e sociali influenzano grandemente la rapidità dell’invecchiamento.

1.3 Aspetti dermatologici

Innanzitutto si devono distinguere due forme di invecchiamento cutaneo: l'invecchiamento cronologico e l'invecchiamento indotto dalla luce solare. Gli Autori inglesi e quelli americani traducono questi due termini con intrinsic aging ed extrinsic aging o photoaging.

L'invecchiamento cronologico

L'invecchiamento cronologico è il risultato dello scorrere del tempo a livello cutaneo senza il contributo degli agenti esterni chimici e/o fisici (Palminteri et al., 1999). Questo tipo di invecchiamento può essere osservato a livello delle parti coperte del corpo. Dal punto di vista obiettivo la cute del paziente anziano si presenta lassa, solcata da corrugamenti (wrinkling) con tendenza al cedimenti (sagging), meno elastica e meno turgida.
L’invecchiamento cronologico porta a delle alterazioni sia a livello epidermico che dermico.

a) L'invecchiamento cronologico a livello epidermico

Sul versante istologico si documenta facilmente l'atrofia: la giunzione dermo-epidermica, anzichè il suo aspetto festonato, assume andamento rettilineo, il ricambio cellulare è ridotto e conseguentemente la capacità di riparare i danni diminuisce, la guarigione delle ferite avviene a fatica. La funzione di barriera a livello epidermico è compromessa e per questo motivo aumenta il rischio di sviluppo di dermatiti irritative.
Sempre per questo motivo l'assorbimento delle sostanze per via topica risulta imprevedibile e si possono determinare assorbimenti aumentati di farmaci e di sostanze applicate. Si registra inoltre la riduzione del numero delle cellule di Langerhans che comporta inevitabilmente una compromissione della risposta immunitaria a cui si collega la maggior facilità di sviluppo di infezioni e di lesioni pre-tumorali e tumorali vere e proprie[‡‡].

b) L'invecchiamento cronologico a livello dermico

Sul versante dermico si osserva ì tendenza alla riduzione e alla contrazione delle strutture. Le fibre elastiche tendono ad ispessirsi e a demarcarsi. Scompare la quota relativa alle fibre più sottili con particolare riferimento alla porzione più superficiale del derma.
Si osservano, a carico delle fibre elastiche, danni ultrastrutturali più che vera e propria degenerazione. Le fibre collagene come quelle elastiche tendono all'ispessimento e divengono più resistenti alla digestione enzimatica. I fasci collageni tendono ad assumere l'aspetto "a fune" (rope like) (Caputo et al., 1998).
Un cenno merita la matrice in cui sono immerse le fibre del derma. A questo livello si registra diminuzione dei proteoglicani (eparansolfato, dermatansolfato) e dei glicosaminoglicani (acido ialuronico). Nel derma la cellularità è ridotta.
La componente vascolare viene in parte persa; i vasi più sottili che percorrono il derma papillare vanno progressivamente incontro ad involuzione (Civette, 1987).
Il Così come a livello epidermico si registra una diminuzione delle cellule di Langherans, a livello dermico diminuisce la sorveglianza dei linfociti T. Ne deriva un aumentato rischio di infezioni batteriche e virali.Infine la riduzione del tessuto adiposo sottocutaneo altera le proprietà meccaniche della cute rendendola più vulnerabile.
L'invecchiamento cronologico è un processo che interessa la cute in maniera progressiva e a tutti i livelli con conseguenze che si riflettono sulla struttura e sulle funzioni cutanee.

Radicali liberi e danno biologico

Lo studio dei danni da parte dei radicali liberi[§§] dell'ossigeno delle strutture subcellulari e dei meccanismi di difesa della cellula da questi ha evidenziato una stretta relazione tra la concentrazione intracellulare degli scavangers - per altro stabilita geneticamente - e la durata della vita delle cellule nelle varie specie (Bompiani et al., 1990). E' quindi probabile che negli organismi viventi la misura del tempo sia data dal ritmo delle reazioni di ossidazione che avvengono all'interno delle cellule. Il programma di durata della vita di una cellula sarebbe quindi commisurato alla maggiore o minore velocità delle ossidazioni ed il così detto "orologio biologico" potrebbe essere ravvisato nei mitocondri all'interno dei quali viene utilizzato oltre il 90% dell'ossigeno consumato dalla cellula. Le ipotesi che fino ad ora sono state avanzate sulla basi di tali premesse, portano alla conclusione che nelle cellule post-mitotiche, con l'andare del tempo si accumulano, in conseguenza dei danni da radicali liberi, errori di "lettura" e di "traduzione" con conseguenti sintesi di proteine (e quindi di enzimi) non funzionali. Quando la frequenza di errori raggiunge un valore tale che uno dei processi metabolici necessari all'esistenza della cellula si riduce al di sotto di un livello critico, la cellula stessa muore.

Gli antiossidanti

Come abbiamo detto, in tutte le cellule del nostro organismo, che sono immerse in un ambiente ricco di ossigeno, avvengono continuamente le reazioni dei radicali liberi. Questi composti, a causa della loro elevata reattività chimica, dovrebbero indurre costantemente delle modificazioni chimiche quali la rottura dei fosfolipidi di membrana, delle nucleoproteine e l'accumulo di ceroidi e pigmenti senili nel protoplasma cellulare con morte precoce della cellula. Nonostante ciò le cellule riescono a sopravvivere per anni grazie all'esistenza di meccanismi di difesa sia enzimatici che non enzimatici[***].
I primi sono rappresentati dalla SOD (superossidodismutasi), dalla catalasi e dalle perossidasi, in particolare la glutadionperossidasi (GSH), i secondi dagli "scavangers" dei radicali liberi quali le vitamine E, C ed i carotenoidi. A questi si aggiungono si aggiungono i chelanti dei metalli di transizione capaci di bloccare la reazione di Fenton:

Fe++

H2O2 ----------------> H2O + O-

Invecchiamento fotoindotto

La luce del sole, o meglio l'energia elettromagnetica[†††], è la causa del danno. Infatti oggi si parla diffusamente di fotoinvecchiamento o photoaging, come lo definiscono gli autori di lingua inglese ed americana.Ciò che immediatamente appare osservando la cute fotoinvecchiata è il suo aspetto: il colorito della cute acquista toni cromatici tendenti al giallo; l'impressione che ne deriva è quella di una cute simile al cuoio; la superficie è solcata da numerose teleangectasie, frequentemente si osserva iperplasia della componente ghiandolare sebacea, la cheratinizzazione appare alterata per la presenza di cheratosi anomale (discheratosi) fino alla possibilità di lesioni pre-tumorali e tumorali vere e proprie. Unitamente a ciò appare un susseguirsi di rughe, specie agli angoli degli occhi e intorno alla bocca. Istologicamente le alterazioni avvengono sia a livello dell’Epidermide che a livello del Derma (Civette, 1987).E' stato possibile, mediante esperimenti condotti in laboratorio su topi glabri (hairless mouse), studiare quanto del fotodanno è imputabile alla radiazione ultravioletta B e quanto alla A (Lim, 2000).

a) Danneggiamento prodotto dagli UVB

Osservazioni condotte al microscopio elettronico a trasmissione hanno evidenziato, in topi irradiati con radiazione ultravioletta, una severa elastosi, un aumento del numero dei fibroblasti ed una aumentata attività metabolica responsabile, tra l'altro, dell'aumentata quota collagenica di nuova sintesi.

b) Danneggiamento prodotto dagli UVA

Attraverso il medesimo procedimento sperimentale si è cercato di identificare il ruolo svolto dagli UVA normalmente ritenuto di scarso peso nel produrre il fotodanno. Il motivo che ha fatto tenere in scarsa considerazione l'influsso degli UVA è il fatto che le potenze necessarie per evocare eritema e danno della componente vascolare sono mille volte superiori a quelle impiegate per provocare i medesimi effetti con gli UVB.. Rispetto all'elastosi prodotta dagli UVB quella UVA indotta si situa più profondamente nel derma. Gli UVA non hanno dimostrato di danneggiare il collagene al pari degli UVB. Anche sotto stimolazione ultravioletta A si registra un aumento della componente fondamentale del derma. Anche in questo caso, rispetto a quanto osservato con la stimolazione ultravioletta B, l'accumulo di mucopolisaccaridi interessa più diffusamente il derma e non soltanto le porzioni più superficiali. La conseguenza dell'esposizione solare sono danni cronici o danni acuti.
La radiazione ultravioletta di tipo B si è dimostrata la più idonea nell'evocare la risposta eritematogena e la più responsabile della determinazione della pigmentazione e dell'induzione della carcinogenesi cutanea. Viceversa mediante la fotoprotezione si cerca di evitare che l'energia trasferita dalla radiazione elettromagnetica alla cute riesca ad indurre dei danni a livello del DNA cellulare (Lim, 2000). Esistono fattori ambientali e biologici di fotoprotezione, meccanismi intrinseci alla cute che consentono di proteggere le cellule dal danneggiamento e infine presidi esogeni (fisici e chimici) che hanno lo scopo di filtrare e riflettere la radiazione elettromagnetica (AAVV, 2001; Lim, 2000).

Nelle forme più avanzate di aging si propongono interventi di dermochirurgia estetica come dermoabrasione, pelling con alfa-idrossiacidi, infiltrazione di collegene e laserchirurgia di superficie (laser skin resurfacing) (Lambertoni, 2001; Materasso, 1997). In questa tecnica si utilizza un Laser CO2 pulsato simile a quello che si utilizza, da più di 20 anni, in vari settori della chirurgia, adattato e modificato per il trattamento della cute e definito, per la delicatezza del suo utilizzo, silk touch laser (laser a tocco di seta) (1999). La luce emessa da questo apparecchio “vaporizza” l’epidermide consentendo un trattamento perfettamente selettivo che lascia indenni tutti i tessuti vicini. Il raggio provoca un’evaporazione dell’acqua all’interno delle cellule creando una desquamazione accelerata dei tessuti trattati ed una rigenerazione naturale della pelle. Questo strumento è dotato di controllo computerizzato e scanner ottico (accorgimenti tecnologici tali da garantire che il foto-peeling epidermico avvenga con precisione e sicurezza). I medici statunitensi considerano il Laser come la principale arma antiinvecchiamento (antiaging) del domani (Lambertoni, 2001) Circa la tecnica va detto che,  dopo un congruo periodo di preparazione della pelle con applicazioni di vitamina A e di creme idratanti, il trattamento può essere eseguito in anestesia locale con una semplice iniezione di carbocaina. Il tempo di recupero è usualmente molto breve. Nelle prime 48 ore non bisogna esporsi al sole ed è necessario applicare sulla pelle creme antibiotiche, idratanti ed antiinfiammatorie. Qualche piccolo fastidio sarà dovuto ad una sensazione di calore e bruciore simile a quella di un colpo di sole. In seguito i disagi scompariranno e sarà sufficiente l’utilizzo di vaselina e idratanti. Per un certo periodo di tempo (10-15gg) la cute assumerà un aspetto liscio ed un colore rosso vivo che sarà facilmente mascherato da un leggero trucco.Intorno agli occhi potranno apparire piccoli gonfiori. Dovrà essere evitata l’esposizione diretta al sole per 3 mesi (sarà anche utile l’utilizzo di filtri solari con elevato fattore di protezione per U.V.A. e U.V.B.).

Queste attenzioni sono molto importanti; se non vengono osservate, infatti, potrebbero comparire sulla pelle antiestetiche e permanenti macchie scure.

Eccezionalmente, anche con tutte le cautele, può comparire qualche piccolo punto di iper o ipopigmentazione che tuttavia scompare in breve tempo (qualche settimana).

Non bisogna dimenticare di raccogliere una accurata anamnesi relativa ad herpes recidivante, all’uso di creme agli alfaidrossiacidi  o all’acido retinoico, di ipersensibilità al sole, di recenti peeling chimici[‡‡‡] o di dermoabrasioni fisiche (Materasso, 1997; Caputo et al., 1998). I risultati sono eccellenti se le indicazioni sono corrette. In particolare le rughe più profonde saranno attenuate e quelle più fini del tutto scomparse. Il trattamento, laddove non del tutto efficiente, può essere ripetuto dopo qualche tempo senza alcun pericolo. Per prolungare gli effetti della terapia sarà utile continuare l’utilizzo nei periodi invernali di vitamina A e di evitare tutti quei fattori che determinano l’invecchiamento cutaneo (Lambertoni, 2001).  Per ridurre l’eritema e le microabrasioni prodotte sia dall’uso di peeling chimici che da laserchirurgia si possono impiegare vari topici. Molto utile è l’estratto idrosolubilie di acido asiatico, un principio naturale[§§§] capace di stimolare la sintesi della matrice extracellulare del derma e di migliorare il microcircolo locale riducendo quindi arrossamenti e gonfiore. Nella forme contrassegnate da macchie senili poco pronunciate risulta utile l’uso topico di vitamina C e topico e sistemico di Acido Lipoico (Caputo et al., 1998). La vitamina C topica, pur non essendo uno schermo solare, sembra essere in grado di proteggere la pelle contro l’esposizione ai raggi ultravioletti. E’ egualmente efficace sia contro i raggi UVB (290-320 nm) che UVA (320-400 nm). e l'azione è indipendente dalla lunghezza d’onda. L'acido ascorbico non assorbe i raggi ultravioletti e la sua protezione si realizza a causa delle proprietà antinfiammatorie anche quando è’ applicata dopo la foto-esposizione. Recenti studi dimostrano una specifica capacità di controllo della risposta infiammatoria associata con la fotoesposizione, come avviene nel caso di una scottatura solare. La vitamina C topica, aggiunta ad una crema acquosa, è assorbita dall'epidermide e diventa una parte integrante della pelle, con un effetto protettivo che dura fino a tre giorni dopo l’applicazione. Inoltre va ricordato che, poiché in seguito all’esposizione ai raggi U.V., la pelle è temporaneamente immunosoppressa, e anche i filtri solari più potenti non riescono a prevenire questa condizione, la vitamina C si rivela un valido antidoto. Sono ancora poche le creme che contengono vitamina C, ma anticipiamo che in un prossimo futuro essa potrebbe essere aggiunta anche agli schermi solari e che sarà comunemente usata per trattare le scottature e altre condizioni infiammatorie cutanee . L’acido alfa-lipoico e la sua forma ridotta, il Diidrolipoico (DHLA), sono stati denominati come un sistema "antiossidante universale", che funziona sia nei compartimenti membranosi che in quelli acquosi. L’acido lipoico è prontamente assorbito dalla dieta e rapidamente convertito in DHLA in molti tessuti. Uno o entrambi i componenti della coppia effettivamente eliminano un certo numero di radicali liberi (ROS) e inibiscono i generatori di ROS, sia nei compartimenti acquosi che in quelli lipidici. In entrambi, il DHLA e l’alfa lipoico hanno attività chelante dei metalli. Il DHLA agisce sinergisticamente con altri antiossidanti, indicando che è in grado di rigenerarli dalle loro forme radicaliche o inattive. Infine sembra che possano avere effetti sulle proteine regolatorie e sui geni coinvolti nella normale crescita e metabolismo (Parker et al., 1995).  L’acido lipoico è da poco disponibile in farmacia sia come crema[****] che come integratore alimentare[††††]. L’azione combinata dei due prodotti ne potenzia i risultati incrementando la funzione barriera della pelle. La crema si basa sulla tecnologia agli oleosomi che agiscono da riserva delle sostanze funzionali (oltre l’ac. lipoico, l’ac. glucuronico e acetilglucosamina, precursori dell’ac.ialuronico; pantenolo, saccaride isomerasi e acido ialuronico che fissano l’acqua a livello cutaneo). Le compresse, sono un bilanciato mix di ac.lipoico, acido eicosapentanoico, noto per la sua azione antiinfiammatoria, Vit. C, Vit. E, e cisteina. Vanno assunte una al dì, preferibilmente al mattino.

2. Medicina Tradizionale Cinese

Ancora oggi in Cina, nonostante gli ampi cambiamenti sociali, gli anziani sono tenuti in grande considerazione. Vecchio è sinonimo di saggio ed ogni anziano è considerato guida e patrimonio vivente di conoscenze preziose ed irrinunciabili, poiché legate all’esperienza (Levy, 1999; Santangelo, 1995). Nel campo medico vi sono numerose ricerche recenti che documentano l’azione favorevole di ago-moxibustione (AAVV, 1982; AAVV, 1995-96; Linglin et al., 1996; China Ceely Group, 1998), auricoloterapia (Chen, 1991;Caspani et al., 1995) dietetica (Yang-fu, 1994; Bologna et al., 1999), farmacoterapia (Shih et al., 2000; Zhao et al., 1998; Chen et al., 1994) “tecniche corporee” (Levy, 1999; Sancire, 1996; Borgonuovo, 1994; Martucci et al., 1991; Kuang et al., 1991) in campo geriatrico.  Questi schemi di trattamento si sono rivelati utili in corso di patologia reumatica, turbe mnesiche, ma anche nella performance immunitaria e sul rendimento neuropsichico dei soggetti anziani (AAVV, 2000; Di Stanislao et al., 1999; Di Stanislao et al., 2001b; O’ Brien, 1996). Lo scopo delle diverse tecniche di trattamento ed autotrattamento (Tai Ji Quan, Qi Gong, automassaggio) è racchiuso nel motto taoista chang sheng pu lao, letteralmente:  vivere a lungo senza invecchiare” (Vocca, 2002; Di Stanislao, 2001; Santalngelo, 1995).

2.1 Considerazioni generali sull’invecchiamento in MTC

Attualmente i clinici cinesi affermano che le affezioni legate alla senescenza si riconducono a tre cause principali (Shen, 1995; Shen et al., 1992): Vuoto di Yin con eccesso relativo di Yang, Vuoto di Energia con Stasi del Sangue e, infine, accumulo di Flegma. Tuttavia, la lettura del Classici, ci consente più ampie considerazioni di ordine fisiopatologico (Di Stanislao, 1994). Nel Lei Jing si trovano due importanti affermazioni: “il Rene è la radice della vita e della morte” e, ancora, “il ciclo della vita equivale al ciclo del Qi che è immaturo nel bambino e deficitario nel vecchio”. Il Sowen (Husson, 1973) al cap. 1 si occupa dei cambiamenti legati all’età (geng nian qi) e ci ricorda che, nei vecchi, si esauriscono, primariamente, il jing e la tiangui.  Traducendo il termine tiangui come “ormoni sessuali” si potrebbe incorrere nell’errore di credere che per la MTC l’invecchiamento è involuzione parenchimale per ipoincrezione di estrogeni ed androgeni. Secondo, invece, vari AA, nei Classici cinesi il termine designa una sorta di “forza sessuata”, di il desiderio libidico creativo e procreativo che è "spinta alla esi­stenza ed alla sopravvivenza" e non può essere ridotto ad un mero concetto di natura esclusivamente biochimica (Unschuld, 1990; Klein, 1990; Houang et al., 1992; Traidou, 1994). In definitiva le Cinque Sostanze e, soprattutto, i Tre Tesori sono deficitari nell’anziano che presenterà, quindi, manifestazioni da Vuoto di Shen, Jing e Qi (Di Stanislao 1994; Zhao et al., 1998), spesso combinate fra loro. Possiamo pertanto immaginare, con i tutti i limiti degli schematismi, il seguente quadro sinottico.

 

Deficit

Quadro

Conseguenze energetiche

Possibili condizioni cliniche

Qi

Pallore cutaneo, astenia, freddolosità, cattiva digestione, anoressia, polso lento, molle, a volte fine, lingua umida e gonfia, a volte molto pallida

Vuoto di Yang e di Weiqi; Stasi del Sangue a causa del Vuoto di Energia

Facilità alle infezioni, sviluppo di Flegma con dismetabolismi vari, turbe cardiocircolatorie.

Jing

Difficoltà di concentrazione, turbe mestiche, decalcificazione ossea, fragilità ed assottigliamento cutaneo, problemi uditivi, lingua secca, polso fine e profondo

Vuoto di Sangue, Vuoto dei Midolli e del Cervello

Osteoporosi, encefalopatia parenchimale senile, presbioacusia, dermatite erotica senile.

Shen

Disorientamento, ansia-depressione, polso alternante, lingua con punta arrossata.

Disorganizzazione multipla dei diversi Zang/Fu

Turbe depressive maggiori, neoplasie[‡‡‡‡], disfunzioni multiorganiche simultanee

 

 

 

L’analisi di studi sia italiani (AAVV, 2000; Caspani, 1994; Caspani et al., 1995; Rotolo et al., 1994;  Picozzi et al. 1995; Di Stanislao et al., 1990; de Gasparre, 1995; De Berardinis, 1995; De Berardinis et al., 1995; Montanari, 1995; Gatto et al., 1997; Micoli et al., 1997; Bologna et al., 1999; Corradin et al., 2001), che francesi (Bossy, 1990; Giullaume, 1990) che statunitensi (Lin et al., 1991; Mitchell et al., 2000; Soinneau et al., 2000)  che cinesi  (AAVV, 1989; Liao, 2000; Yan et al., 2000; Dan-an, 2001), ci consente di prospettare il seguente schema pratico di trattamento, differenziando i quadri sindromici e le diverse fisiopatologie energetiche di base.

 

Condizione

Agopuntura

Farmacoterapia

Fitoterapia con rimedi occidentali

Dietetica

Massaggio

Flegma

SP5, ST38, CV12, BL20[§§§§].

Er Chen Tang. In caso di ipercolesterolemie Shan Ma San Jue Huang Jiu.

Fumaria officinalis e Crisanrhellum americanum, Tilia europea, Hieracum pilosella.

Verdure amare, castagne, cereali, anitra, carpa, carni bianche o parti magre del maiale.

Massaggio lungo Shao Yang

Vuoto di Yin e pienezza relativa di Yang

LR3, KI3-6; ST25, BL10, TB8

Liu Wei Di Huang Wan

Solidigo virga aurea, Cynara scolimus, Achillea millefolium, Equisetum hiemalis

Verdura fresca, pesce, carni rosse.

Massaggio lineare tonificante ungo Zu Shao Yin e Zu Jue Yin. Massaggio in dispersione lungo Zu Tai Yang.

Stasi del Sangue

BL17, PC7, LU9, LR3, BL43, CV4[*****].

In generale Tao Hong Si Wu Tang. In caso di disturbi cardiaci (angina, insufficienza coronaria in genere) Yu Geng Tong Yu Tang. Nei disturbi neurovascolari Zhi Ling Tang.   In caso di forme leggere utili decotti a base di Isatis tinctoria radix e radix Ligustici Chuangxiong

Urtica urens o dioica, Berberis vulgaris. 

Alimenti Piccanti: carne di cavallo, melanzane, peperoncino, ecc. Utili origano e spinaci.

Massaggio lineare lungo Yang Ming e Shou e Zu Jue Yin

Deficit di Qi

CV6, LU9, CV17, LI 4ST36.

Bu Zhong Yi Qi Tang.

Eleutherococcus, Echinacea, Thymus vulgaris o serpillus

Cereali, carne di mucca, maiale, pollo, pecora, patate, litchii e miele.

Massaggio lungo Zu e Shou Tai Yin in forte tonificazione

Deficit di Jing

BL1-11; GB39.

Liu Wei Di Huang Wan. In caso di deformazione ossea e dolori Qing E Wan, oppure Jin Gang Wan.

Eugenia cariophyllata, Equisetum hiemalis

Pesce fresco, uova, piselli, noci, latte fresco.

Massaggio lungo Zu Shao Yang e Zu ShaoYin in forte tonificazione

Turbe dello Shen

KI6, H7, BL15, CV1-14, GV20.

Gui Pi Tang.

Crataegus, Passiflora, Hypericum.

Alimenti dolci ma non troppo riscaldanti. Cereali, carne di mucca, miele, giuggiole sono di grande utilità

Massaggio lineare lungo Shou Shao e Jue Yin.

 

La lettura, poi, di un informato articolo di Caspani padre e figlia (Caspani et al., 1994), sui simboli attribuiti dalla tradizione cinese alla longevità e convinti che nel nome dei punti è metaforicamente racchiusa la loro profonda funzione (De Franco, 2001-2002; De Berardinis et al., 1996; Arthus, 1993), possiamo anche immaginare (ma la cosa resta da dimostrare sul versante pratico e clinico)  le seguenti indicazioni agopunturistiche.

 

Simbolo

Punti

Indicazioni geriatriche

Monte. Simbolo di elevazione al Cielo ma anche, soprattutto il mitico Kunlun ove risiede la Regina di Giada o Madre dell’Ovest, sedi delle Acque primordiali e del Jing. Nei monti si trovano caverne o grotte, viste come luoghi alchemici, athonar o crogiuoli di trasformazione.

Il primo punto porta lo stesso nome del monte sacro; Kunlun (60BL), punto jing prossimale di Zu Tai Yang.

Un altro punto “monte o montagna” e “caverna” è Shenque (8CV).

§         Kunlun si userà nella patologie muscolo-scheletriche senili contrassegnate da deformazioni ossee. Tratta anche il Cervello come “Mare dei Midolli” ed è impiegato nelle vertigini da Vuoto di Jing.

  • Shenque è un punto a forte impatto psichico, utile nelle depressioni profonde, negli istinti suicidi, nel mancanza di desiderio di vita.

Drago. Simbolo della autorità imperiale e dello Yang

In vari nomi secondari del GV1 si trova l’ideogramma long, drago.

Longquan (fonte del drago) è il nome secondario del punto KI2.

Il CV 16 ha come nome secondario (nello Jia Ji Jing e nel Da Cheng) Qianjinyi (collo del drago).

§         GV 1 tratta i problemi neurologici ed ossei legati al rachide. Molto utile nelle demenze senili con crisi di aggressività.

  • KI2 tratta l’anoressia ed i disturbi digestivi delle persone anziane. E’ la fonte per la produzione di Yin e Jing dagli alimenti. Ha anche azione sedativi su nervosismo ed irrequietezza e riduce i livelli glicemici.
  • CV16: Tratta le condizioni di eccesso relativo di Yang (vampate, agitazione, insonnia) con dispepsie.

Giada. La giada (yu) è in Cina preziosa e perfetta quasi come l’oro; è il simbolo confuciano della perfetta virtù. In medicina è connessa al Ming Men ed alla Yuanqi.

Il primo punto da considerare è Yutang (palazzo di giada, CV18), connesso con l’asse Jueyin.

Un secondo punto è Yuquan (fonte di giada, CV3), punto Mu della Vescica, punto dell’Elemento Acqua che consente il massimo dello Yin.

Un altro punto “giada” è Yuzhen (cuscino di giada, 9BL).

 

§         CV18 tratta le condizioni senili contrassegnate da nervosismo, manifestazioni isteroidi, bolo isterico, incapacità a controllarsi, a piegarsi, ad adattarsi.

  • CV 3 insonnia, incontinenza urinaria, grande sensibilità per il freddo, peggioramento in inverno.
  • BL9 sembra avere relazioni con l’invecchiamento degli organi di senso: ipoacusia, presbiopia, ecc.

Oro. L’oro (jin) è il metallo della luce, delle perfezione, della conoscenza e vero principio, con il mercurio, della immortalità.

I due punti da considerare si chiamono entrambi  Jinmen (porta d’oro) e sono il BL63, punto di “disostruzione” della Vescica Urinaria e di origine di Yang Wei Mai e il CV1, punti di riunione degli Yin.

§         BL 63 Tratta la perdita di controllo sulle diverse funzioni organiche nei soggetti anziani. Da usarsi per reumopatie mereopatiche, isterie, nervosismo, patologie multisistemiche.

  • CV 1: Enuresi, prostatismo, prolassi (anale, vescicole, uterino). Depressioni profonde sino a totale mancanza di slancio vitale.
  • In combinazione i due punti jin sono utile negli anziani che non si apprezzano più, che si sentono inutili e vili (in associazione a GV20, Baihui).

 

Molta importanza ha, secondo noi, l’energia Zong, connessa con l’alimentazione ed in relazione con le attività ritmiche individuali (Di Stanislao, 1994; Corradin et al., 2001). La caduta di questa energia è alla base di varie disritmie cardiorespiratorie senili (aritmia totale di cuore, dispnea senile, ecc.) e di varie disfunzioni digestive (stipsi, dismicrobismo intestinale, reflusso gastro-esofageo, ecc.). Gli anziani hanno un'assimilazione più lenta e con il passare degli anni il processo digestivo si fa più difficile, le secrezioni dello stomaco e delle altre ghiandole digestive diminuiscono, in particolare quelle di acido cloridrico.

Da un'indagine condotta in un ospedale geriatrico  risulta che l'88% degli anziani presenta nel sangue un tasso anormalmente ridotto di una o più vitamine. Certi disturbi, generalmente attribuiti all'età avanzata, talvolta dipendono direttamente da carenza di vitamine: lesioni della cute, delle labbra, delle gengive e delle ossa, problemi alla vista e, soprattutto, cattivo stato generale, maggior facilità alla stanchezza, vitalità in declino (Berrino, 1996). Somministrare vitamine non significa favorirne l’assorbimento. I punti connessi con la Zongqi (TB7, SI11, GV6) possono migliorare la performance digestiva, l’appetito e l’assimilazione di micro e macronutrienti negli anziani Corradin et al., 2001). Nel testo Baizheng Fu (prosa dei cento sintomi), di Gao Wu, pubblicato nel XVI secolo (De Franco, 2001a),  si ricorda che la coppia Shuidao (CV9) e Jinsuo (GV8) tratta dolore e rigidità del rachide dorsale.

Ricerche di Leung Kowok-po (Kwow-po, 1993) e Jeffrey Yuen (Yuen, 2000), ci ricordano che i punti 5TB (Waigan) e 39GB (Xianzhong) sono particolarmente efficaci nella patologia reumatica di piccole[†††††] (il 5TB) e grandi articolazioni (GB39) e, pertanto, vanno usati nelle forme osteaetritiche senili di tipo diffuso.  Secondo Sciarretta (Sciarretta, 1983) nel caso di reumatismi deformanti è opportuno trattare la coppia di Meridiani Curiosi Yang Qiao e Du Mai, con i punti chiave 62BL (Shengmai) e 3SI (Houxi). In tutte e due i casi sono importanti dei punti sintomatici locali, secondo il seguente schema (Giullaume et al., 1990; Giullaume et al., 1997; AFA, 1999; Konopacki, 2001).

 

Articolazione

Punti

Anca

31ST

Caviglia

41ST

Colonna cervicale

24CV

Colonna dorsale

1SP

Colonna lombare

40BL-7KI

Ginocchio

35ST

Gomito

41BL-5LU

Piede

37GB

Polso

4TB-4GB

Spalla

15LI

 

Giullaume inoltre (Giullaume et al., 1990) ci ricorda l’importanza di alcuni punti in grado di eliminare i “perversi” che causano acuzie dolorose in corso di bizheng:

-          Per il Freddo® moxe su CV4.

-          Per l’Umidità®Aghi in dispersione su 5SP, 5LI e 38ST.

-          Per il Calore®Aghi in dispersione su LI11

-          Per il Vento®Aghi in dispersione su BL12 e GB31.

Queste regole generali, applicate con attenzione e precisione, consentono di trattare non meno del 70% delle affezioni algoreumatiche senili, riducendo l’assunzione continua di FANS con gli inevitabili e frequentissimi effetti collaterali a livello gastroenterico, renale, della crasi ematica e della caogulabilità e così via (Fored et al., 2001; Leveille et al., 2001; Camoini et al., 1998).

2.2: L’invecchiamento cutaneo in MTC

Al pari della Medicina Scientifica la MTC non considera la pelle come un sacco ma come un organo in equilibrio dinamico con l’interezza funzionale dell’organismo. Due studi francesi degli anni ottanta (Bossy, 1986; Requena, 1982) ci affermano che l’equilibrio cutaneo dipende dalle condizioni delle due coppie Qi/Xue e Yin/Yang e, pertanto, nell’anziano, assisteremo ad involuzioni cutanee per carenza progressiva di Energia, Sangue, Liquidi, Energia e Shen (inteso come modalità di controllo ed organizzazione).

Tuttavia i segno morfologici dell’aging (cute secca, assottigliata, anelastica, ecc.) si riconducono, primariamente, ad un deficit di Jing. Il Jing è in rapporto con l'origine e la qualità degli esseri e con la loro riserva di vitalità. il Jing dei 5 Organi, il cui surplus è comunicato ai Reni, determina la pienezza della forma corporea (secondo le note relazioni fra Organi e strutture anatomiche) ed è in stretta relazione con l'espressione della luce dell'essere che si manifesta, in particolare, nello splendore dello sguardo e della radiosità del colorito. Esso non è soltanto l'agente della vita concreta, ma anche l'alleato della trasformazione spirituale e del raffinamento dell'essere, è in rapporto con il mistero, con l'oscuro (xuan) e con lo spirito individuale Shen di cui condiziona la venuta all'esistenza (Anonimo, 2001a). Poiché esiste un Jing acquisito (legato alla Milza) ed uno congenito (compenetrato col Rene), si può facilmente comprendere (vedi sopra) come le macchie senili (age-spot) possano essere o giallognole o nerastre. Qualora (come nel photo-aging) avremo macchie rossicce, queste si debbono al Calore generato dall’acummulo elettromagnetico (Gatto et al., 2001; Di Stanislao C. et al., 2001c) di origine esterna, che comunque, consuma il Jing. I Testi Classici (Ling Shu capp 10 e 36; Zhang Zi capp 6-9) ci affermano che la Vescicola Biliare è un serbatoio di Jing, con funzione di filtro intermediario fra Jing acquisito e congenito (Yuen; 1999; De Berardinis et al., in press). Nel Ling Shu e nel Nan Jing si afferma che il trattamento dei Visceri Curiosi si effettua su Shao Yang (Yuen, 1999), ragione per cui si può ragionevolmente ritenere che i punti fra GB34 e GB39 trattino il Jing dei 5 Organi e relative strutture collegate secondo il seguente schema (De Berardinis et al., in press; Di Stanislao et al., 2001d).

Punto

Organo

Struttura

GB34 (Yanglingquan)

Vescica Biliare (Dan)

Tutti i vari Jing

GB35 (Yangjiao)

Cuore (Xin)

Vasi (Mai)

GB36 (Waiqiu)

Polmone (Fei)

Pelle (Pi)

GB37 (Guangming)

Fegato (Gan)

Tendini (Jin)

GB38 (Yangfu)

Milza (Pi)

Muscoli e connettivi (Rou)

GB39 (Xuanzhong)

Rene (Shen)

Ossa (Gu) e Midolli (Hui).

3. Casistica Clinica

Dal settembre al dicembre 2001 abbiamo avuto modo di trattare, con acido piruvico topico (una volta settimana) e sedute settimanali d’agopuntura sul punto 36GB (waiqiu), tre giovani donne affette da acne polimorfa giovanile, d’età compresa fra i 20 ed i 29 anni. Nessun trattamento orale o topico è stato associato. Una completa risoluzione dell’espressione acneica, senza esiti pigmentari o cicatriziali, si è avuta in due mesi in un caso ed in tre negli altri due casi. Normalmente, usando solo peeling settimanale, risultati consimili si raggiungono di 4-5 mesi. Dopo questo eccellente risultato che ci sembrava confermare l’ipotesi di un’azione diretta sul Jing cutaneo del punto waiqiu, abbiamo trattato, con sedute sempre settimanali, sette donne con “cute senile”, cinque con macchie a tipo age-spot (età di 60-71 anni) e due con evidenti rughe del viso (età di 59 e 60 anni). In tutti i casi abbiamo consigliato topici locali (semel in die e di uso serale) a base di acido retinico, allo 0,01% nei primi due mesi e poi all’0,1% a sere alterne nei mesi successivi. Il periodo di trattamento è andato dal gennaio al giugno 2002. Tutte le pazienti assumevano olio di oliva, frutta e verdura giornaliera, con particolare riferimento ad agrumi, spinaci, mirtilli ed aglio. Alcuni esempi sono riportatiti nelle Figg 2-7.  Risultati così incisivi si ottengano, di solito, o attraverso peeling più aggressivi (TCA) o dermoabrasione o silk touch laser. Impiegando peeling chimici di media potenza e/o vitamina A, secondo l’esperienza comune, si ottengono risultati significativi in non meno di 12-18 mesi.

 

Caso 1, Donna di 20 anni.

 

 Caso 2: Donna di 25 anni

 

 

 Caso 3: Donna di 29 anni

Fig 1: Tre casi di acne polimorfa trattata con agopuntura ed acido piruvico topico.
Risultati a due (caso 1) e tre mesi (Casi 2 e 3)
con sedute (peeling ed agopuntura) settimanali.


Fig. 2: Agespot dell’area malare in donna di fitotipo medio di 60 anni

 

 

 

 

Fig. 3: Macchie senili al dorso delle mani in donna di fotopito scuro di 71 anni

 

 

 

 

Fig. 4: Macchie senili del viso in donna di 65 anni di fototipo chiaro

 

 


Fig. 5: Agesposts diffuse del viso in donna di colore di 70 anni

 


Fig. 6: Rughe periorbitarie in donna di 59 anni

 

 

 

 

 

 Fig. 7: Rughe peribuccali e del mento in donna di 60 anni.

 

4. Conclusioni

La nostra ricerca sembra confermare l’ipotesi di altri AA (De Berardinis et al., in press; Yuen, 1999) che vedono nei punti Zu Shao Yang un’azione differenziata sul Jing degli Organi e delle strutture anatomiche collegate. Infatti l’impiego del punto GB36 (collegato al Jing di Polmone e pelle) incrementa di molto la velocità di risposta anti-aging alla vitamina A. Solo casistiche più ampie e controllate e magari ricerche multicentriche, potranno, comunque, avvalorare questa suggestiva ipotesi. Tuttavia riteniamo di poter affermare che, come sostenuto altrove (Unschuld, 1990; China Ceely Group, 1998; Porkert et al., 1995) l’agopuntura (e non solo farmacoterapia e dietetica) è in grado di agire sul Jing, favorendone ripristino e normalizzazione.

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Indirizzo per chiarimenti

Carlo Di Stanislao
UO di Dermatologia-Dipartimento di Medicina
PO S. Salvatore
67100 L’Aquila

E-mail: [email protected]



[*] Si pensi a cosiddetti “anni di piombo”, a “tangentopoli” all’attentato dell’11 settembre 2001, ecc.

[†] Curiosamente il giorno 4 gennaio 2002, sono morti, quasi simultaneamente, l’uomo più vecchio del mondo (un filippino di 113 anni) e la donna più vecchia d’Italia (110 anni).

[‡] Le principali sono:

-          Invecchiamento come fatto genetico

-          Invecchiamento come somma di danni non completamente riparati

-          Ipotesi delle mutazioni somatiche

-          Isteresi proposplasmatica

-          Danno-ambiente cellulare

-          Scorie residue

-          Autoimmunità

[§] Definite globalmente life spain, speranza di vita.

[**] Ad esempio livelli ematici di glucosio ed insulina.

[††] A partire dalle osservazioni di Charles Edouard Brown-Sequard del 1899 e di Serge Voronoff del 1920.

[‡‡] Per quanto riguarda l'immunosorveglianza cutanea antitumorale è ben noto che il sistema immune annesso alla pelle svolge un ruolo cruciale per il destino della evoluzione neoplastica: esso è in grado, infatti, di riconoscere i neoantigeni neoplastici e di esercitare una continua sorveglianza selettiva contro lo sviluppo e l'attecchimento di neoplasie (epiteliali, melanocitarie, ghiandolari, ecc.). Principalmente la riduzione delle cellule di Langherans è la causa prima dell'attecchimento di epiteliomi baso e spinocellulari nelle persione anziane. E' dato acquisito, a questo riguardo, che le cellule presentanti l'antigene (CPA) e, in particolare, le cellule dendridiche cutanee sia epidermiche che dermiche, sono in grado di indurre, da parte del linfociti T citolitici (CTL) lo sviluppo di risposte citotossiche, sia primarie che secondarie, nei riguardi degli antigeni tumorali.  Si vedano:

-          Schonberger N. et al.: Skin immunosystem in oncology, Nature, 1998, 395:480-485.

-          Roupe G.: Skin in the elderly, Tidsskr. Nor. Lægeforen, 2001 121: 1352 - 1356.
 

 

[§§] I radicali liberi costituiscono una classe chimica instabile e fortemente reattiva che si differenzia dalle altre classi chimiche per il fatto di possedere nella propria struttura un elettrone non accoppiato. In pratica, mentre la maggior parte dei composti chimici ha un numero di elettroni pari ed e' quindi stabile, il radicale libero ne ha un numero dispari ed e' quindi altamente instabile. I radicali liberi possono formarsi da un composto organico per la rottura di un legame covalente con formazione di frammenti che trattengono un elettrone del doppietto legante. La maggior parte delle reazioni organiche procede attraverso la formazione di questi radicali che, come si e' detto, sono composti estremamente instabili e fortemente reattivi. I radicali liberi possono formarsi a seguito di reazioni sia enzimatiche sia non enzimatiche. In alcune reazioni intermedie della respirazione degli organismi viventi, cioè nella "catena del trasporto degli elettroni", durante il trasferimento di elettroni dai substrati ridotti all'ossigeno, si possono formare radicali liberi. Infatti, la riduzione completa dell'ossigeno richiede quattro elettroni: se la riduzione avviene per aggiunta di un singolo elettrone per volta si possono formare composti intermedi quali i radicali liberi superossido O2- ed idrossile OH- che sono tossici. La tossicità dell'ossigeno non e' quindi diretta, ma deriva dai prodotti intermedi della sua riduzione ad acqua:

e- e- + 2H+
O2--------->O2- -----------> H2O2

e- + H+ e- + H+
H2O2 -----------> OH- -----------> H2O +H2O


Questi composti che si formano normalmente nell'utilizzazione dell'ossigeno a livello della catena respiratoria mitocondriale perché il 2-5 % dell'ossigeno passa attraverso la via monoelettronica o dielettronica con formazione di radicali liberi superossido ed idrossile, estremamente reattivi. Tali composti possono provocare dei danni sia a livello del DNA, con errori di trascrizione e traduzione del codice genetico, sia a livello dei fosfolipidi di membrana con formazione di perossidi degli acidi polinsaturi. Gli acidi grassi, infatti, oltre ad essere ossidati nei mitocondri attraverso una serie di reazioni che implicano la presenza di enzimi, possono reagire con l'ossigeno attraverso reazioni non enzimatiche, cioè mediante la loro trasformazione in radicali liberi. La reazione di lipoperossidazione può interessare anche le membrane biologiche (cellulare, nucleare, mitocondriale, ecc.) costituite da fosfolipidi determinando danno diretto della cellula e indiretto tramite la formazione di idrossialcherali.
Il danno diretto si evidenzia con perdita della funzione morfologica e funzionale delle pareti e conseguente alterazione parziale o definitiva della cellula. Gli idrossialcherali derivano dal metabolismo lipoperossidativo delle membrane biologiche ed agiscono determinando danno cellulare attraverso inibizione della sintesi del DNA e l'inibizione dell'adenilciclasi, inoltre determinano inibizione piastrinica e stimolo macrofagico. Quest'ultima azione determina ulteriore danno attraverso la produzione dei radicali liberi da parte dei macrofagi stessi. E' possibile avere una misura del danno biologico da radicali liberi misurando i prodotti terminali di questo metabolismo ed in particolare la malonildialdeide, il troboxano A2 o i ROM-s; l'aumento della concentrazione di questi prodotti e' indice di aumentato danno da radicali liberi. Secondo la teoria della "perossidazione da radicali liberi" l'invecchiamento e la morte non sarebbero altro che la conseguenza dello stress ossidativo mediato dai radicali liberi e l'invecchiamento inizierebbe perciò nel momento stesso della nascita e rappresenterebbe il risultato dei danni cellulari subiti dall'organismo durante tutto l'arco della vita ad opera di tali prodotti intermedi dell'ossigeno. In base a quanto riportato si può quindi ritenere che : 1) le reazioni nelle quali sono coinvolti i radicali liberi fanno parte del normale metabolismo; 2) i radicali liberi possono accumularsi per aumentata produzione, diminuita distruzione o per reazioni a catena autoinnescantesi; 3) le variazioni di sensibilità interindividuali ai radicali liberi dipendono dalla costituzione genetica e da influenze ambientali; 4) invecchiando, i danni da radicali liberi si accumulano, contribuendo al declino funzionale ed alla maggiore incidenza di malattie.

[***] L’organismo ha sviluppato vari sistemi difensivi per proteggersi dai continui attacchi dei radicali liberi: gli Antiossidanti. Si definiscono Antiossidanti quelle sostanze che ostacolano l’Ossidazione delle varie strutture dell’organismo ad opera dell’ossigeno e dei suoi derivati.
Questi " sistemi antiossidanti " sono di tipo non enzimatico e di tipo enzimatico.
Essi sono presenti nelle cellule e nei liquidi extracellulari e agiscono sia togliendo di mezzo i radicali liberi sia riducendo i composti ossidati formatisi.
I sistemi antiossidanti non enzimatici sono rappresentati principalmente dalla melatonina, dall’a -tocoferolo (Vit. E), dall’acido ascorbico (Vit. C), dal b - carotene (precursore della Vit. A).

La melatonina

La melatonina rappresenta il più noto degli ormoni prodotto principalmente dalla ghiandola pineale. Essa viene secreta maggiormente nelle ore notturne, mentre la luce ne inibisce la produzione.
La melatonina previene l’invecchiamento cellulare, sia per azione genetica diretta, sia per inibizione della produzione e dell’azione dei radicali liberi, sia infine stimolando la riparazione tessutale. Possiamo considerare la melatonina una sorta di medicina endogena che si oppone all’usura a cui inesorabilmente ogni organismo va incontro.
Nei confronti dei radicali liberi la melatonina ha almeno due campi di azione per combatterli; in primo luogo essa agisce come spazzino (scavenger) per i devastanti radicali OH* , in secondo luogo metabolizza l’H2O2 rendendolo meno disponibile per la produzione degli OH* .
Questo secondo meccanismo è dovuto ad una azione stimolante che la melatonina ha nei confronti dell’enzima GLUTATIONE PEROSSIDASI (GSH - PX) che come vedremo in seguito fa parte del sistema difensivo enzimatico dell’organismo.

Melatonina

Stimolo

GSH - PX

2 GSH + H2O2------------------------------ GSSG + H2O

Data la sua alta lipofilicità la melatonina entra nelle cellule con estrema facilità e si riscontra sia nel citoplasma che all’interno del nucleo dove protegge il DNA dagli attacchi ossidativi.

Acido ascorbico

Questa vitamina idrosolubile, è considerata uno dei più importanti antiossidanti presenti nei fluidi corporei.
La v
itamina C ,non solo funge da "scavanger" (spazzino) dei radicali liberi che incontra nei liquidi intra ed extracellulari, ma ha la capacità di rigenerare la vitamina E dopo che essa ha neutralizzato i radicali liberi.
Potremmo affermare che la vitamina C si "sacrifica" per mantenere attiva la vitamina E.
In condizioni ossidative viene inizialmente consumato acido ascorbico, e soltanto quando la sua concentrazione è ormai allo zero ha inizio la scomparsa dell’ a - tocoferolo.

a- Tocoferolo (Vit. E )

L’ a -tocoferolo è, tra le forme naturali di vitamina E, il più comune e quello a maggiore attività biologica.
Le principali fonti in natura sono gli olii vegetali (arachidi, soia, mais, girasole, ecc.) e il germe di grano.
La vitamina E è liposolubile e viene immagazinata soprattutto nel tessuto adiposo, nel fegato e nei muscoli.
Una delle principali f
unzioni della vit.E è quella di proteggere gli acidi grassi polinsaturi delle membrane cellulari e le lipoproteine a bassa densità dalla perossidazione dovuta all’attacco continuo dei radicali liberi.
La vitamina E si trova localizzata nello strato fosfolipidico esterno delle membrane rivolte sia verso il liquido extracellulare sia verso il liquido intracecculare; in tal modo entra in contatto con la vitamina C (idrosolubile) per essere riportata dalla forma ossidata a quella ridotta , biologicamente attiva come asntiossidante.

B-carotene

Proviene da fonti vegetali ed è un precursore della vitamina liposolubile A .
Il b - carotene, introdotto con gli alimenti, viene convertito in vitamina A (retinolo) ad opera di un enzima, la diossigenasi, presente nella mucosa intestinale.
Questo meccanismo è regolato dallo "status" della vitamina A dell’individuo.
Perciò, il b - carotene rappresenta una fonte molto sicura di vitamina A , anche una sua assunzione elevata, non determina la comparsa di ipervitaminosi.
Il b - carotene è uno dei più potenti "quencher" dell’ossigeno singoletto. Esso può dissiparne l’energia, prevenendo così la generazione di radicali liberi ad opera di questa molecola attiva.

Sistema di difesa enzimatici

I principali sistemi di difesa enzimatici presenti nell’organismo sono Superossido Dismutasi (SOD), Glutatione Perossidasi, la Catalasi.

Superossido Dismutasi (SOD)

La superossido dismutasi contiene zinco e richiede la presenza di selenio come coofattore.

Questo enzima è in grado di trasformare lo ione superossido (O2*) in acqua ossigenata (H2O2)

SOD

2 O2* + 2H+------------------- H2O2 + O2

Il potere di difesa del SOD è ridotto perchè l’H2O2 che si forma,se non prontamente bloccata, diffonde attraverso le membrane biologiche amplificando il ciò provvede la:

Catalasi CAT

La catalasi riduce l’acqua ossigenata ad acqua libera ed ossigeno.

CAT

2 H2O2 --------2H2O + O2

Glutatione Perossidasi (GSH)

La glutatione perossidasi svolge principalmente due azioni.

a) Riduce l’acqua ossigenata in acqua ed ossigeno (come già visto per la catalasi)

b) Trasforma i lipoperossidi (prodotti dalla perossidazione dei lipidi) in idroperossidi stabili.

La riduzione avviene per opera del glutatione ridotto che si trasforma in glutanone ossidato.

L - O - O*------------------------ LOOH

GSM -----------------------GS - SG

E’ importante che nell’organismo ci sia un equilibrio tra la produzione di radicali liberi e livelli delle difese antiossidanti.
Se vengono prodotti troppi radicali liberi e si hanno poche sostanze antiossidanti, si sviluppa una condizione di "Stress Ossidativo" che può determinare la comparsa di un danno cronico.

STRESS OSSIDATIVI

Come già visto numerose cause possono provocare un’accellerazione nella formazione di questi pericolosi metaboliti (radiazioni ultraviolette, inquinamento gassoso, elevato consumo di alcool, fumo, ecc.) con conseguente insufficienza dei sistemi di difesa .
Inoltre dobbiamo considerare che anche un’alimentazione "equilibrata" può presentare una carenza di vitamine antiossidanti dovuta alla conservazione, preparazione e cottura dei cibi.
Tenendo presente le numerose patologie ,nella genesi delle quali si ritiene siano coinvolti i radicali liberi e, considerando l’enorme stress ossidativo al quale quotidianamente siamo sottoposti, l’utilizzo di sostanze di tipo "anti-radicalico", può una prevenzione di determinate malattie.

[†††] La radiazione solare raggiunge la superficie terrestre sotto forma di energia elettromagnetica. Questa energia quando interagisce con la materia può essere assorbita, deviata, riflessa e/o rifratta. Perché una radiazione elettromagnetica sortisca un effetto biologico, occorre che sia assorbita. Si stima che il 5% della quantità di luce che raggiunge la cute venga riflesso mentre il 95% venga assorbito dallo strato corneo.
Di questo 95% un 10% viene deviato verso l'esterno (bak scattered) dalle strutture incontrate lungo il suo percorso. Il resto viene assorbito dalle varie strutture in base alla lunghezza d'onda della radiazione incidente.
Una volta assorbito, il raggio dà luogo ad una serie di eventi che consistono nell'evocare dapprima una reazione fotochimica quindi, se possiede ancora energia, un'alterazione delle strutture cellulari e infine lesioni cellulari vere e proprie.
I raggi ultravioletti promuovono una serie di reazioni fotochimiche a livello cutaneo. Se si esclude l'effetto positivo della conversione del 7-deidrocolesterolo in vitamina D, in genere i raggi ultravioletti sortiscono effetti dannosi al punto che è intrinsecamente previsto a livello cutaneo che vi sia la possibilità di ripararli.

Gli effetti dannosi possono essere acuti o cronici.

Danni Cronici

Il danno cronico è quantitativamente e qualitativamente più importante rispetto al danno acuto. Esso si sviluppa a livello molecolare e le strutture più sensibili sono gli acidi nucleici ; in particolare il DNA. A livello cellulare sono presenti alcuni meccanismi per riparare i danni provocati dalla radiazione elettromagnetica, dall'esposizione a sostanze chimiche e dagli errori che spontaneamente possono verificarsi durante la replicazione cellulare.
A tutt'oggi tre sono i meccanismi conosciuti che permettono di riparare i danni subiti dal DNA:

a) riparazione di tipo recisionale (excision) indipendentemente dalla luce;

b) riparazione post replicazione cellulare indipendente dalla luce;

c) fotoriattivazione luce-dipendente.

Danni Acuti ( Ustione Solare )

Con una latenza variabile, l'irradiazione cutanea è seguita da modificazioni a carico dei vasi, della distribuzione e della sintesi del pigmento melanico e della cinetica cellulare.
Con l'eccezione dell' effetto di stimolo sulla sintesi della vitamina D, le modificazioni che conseguono all'irradiazione cutanea hanno due scopi:

a) riparare il danno indotto dalle radiazioni elettromagnetiche;

b) proteggere dai danni che potrebbero verificarsi perdurando lo stimolo luminoso.

La caratteristica risposta a breve termine della cute dopo irraggiamento è l'eritema. L'eritema può apparire 2-6 ore dalla fotoesposizione, raggiungere il massimo dopo 12-24 ore e quindi scomparire nei giorni successivi. Il grado dell'eritema dipende da alcuni fattori che sono:

a) la dose

b) la lunghezza d'onda

c) la suscettibilità individuale.

Osservando il comportamento che la cute assume quando viene fotoesposta è stato possibile riconoscere sei fototipi cutanei caratterizzati da un diverso modo di reagire alla luce. Sulla scorta della destinazione dei sei fototipi in base alla sensibilità alla luce è stato introdotto in fotobiologia il concetto di dose minima eritematogena (in sigla MED).
Dal punto di vista Istologico all'eritema corrisponde
delle modificazioni sia a livello epidermico che dermico.

- Nell’Epidermide compaiono le cosi dette Cellule Bruciate dal sole (Sun Burn Cells).Si tratta di cheratinociti epidermici discheratosici posti a livello delle filiere appena al di sopra delle cellule basali.

Queste cellule possono essere presenti già dopo trenta minuti dall'esposizione e nelle 24-48 ore successive vengono eliminate dall'epidermide. Nelle 72 ore che seguono l'epidermide va incontro a ipercheratosi, paracheratosi, acantosi che sono da interpretare come reazioni di difesa che progressivamente regrediscono se non perdura lo stimolo.
-Nel Derma l’eritema corrisponde ad una vasodilatazione mediata nelle fasi iniziali dall’istamina e successivamente dalle prostaglandine.La vasodilatazione determina sia un aumento della massa ematica che raggiunge la cute sia un aumento della permeabilità dei vasi con conseguente edema tissutale e diapedesi dei polimorfonucleati.
La radiazione ultravioletta di tipo B si è dimostrata la più idonea nell'evocare la risposta eritematogena e la più responsabile della determinazione della pigmentazione e dell'induzione della carcinogenesi cutanea.
La risposta cutanea eritematogena dipende da alcuni fattori quali la stagione, la latitudine, l'ora del giorno, l'inquinamento atmosferico, la durata dell'esposizione, lo spessore della cute, il grado di pigmentazione.

 

[‡‡‡] Il peeling chimico consiste nell’applicazione di una o più sostanze esfolianti sulla pelle con conseguente distruzione e successiva rigenerazione di porzioni dell’epidermide e/o del derma. A seconda della profondità di azione delle diverse sostanze che possono essere impiegate è possibile determinare modificazioni della pelle attraverso tre meccanismi:

1. diminuzione della coesione tra corneociti e cheratinociti contigui degli strati superficiali dell’epidermide con rimozione dello strato corneo e conseguente stimolazione della crescita epidermica;
2. distruzione specifica e asportazione di strati epidermici (e dermici) più profondi con conseguente rigenerazione di tessuto "normale";
3. induzione di una reazione infiammatoria a livello del derma con liberazione di mediatori della flogosi che stimolano la produzione di fibre collagene e di sostanza fondamentale.

I peeling chimici possono essere classificati in base alla loro profondità di azione in peeling superficiali, medi e profondi. Il livello di profondità dipende sia dal tipo di sostanza impiegata che dalla sua concentrazione e dal tempo di applicazione. Maggiore è la profondità di azione della sostanza impiegata e più evidente sarà il risultato che ci si potrà aspettare, ma maggiore sarà anche il rischio di complicanze post-peeling.  Molto impiegato è ancora oggi l’acido gli colico, certamente meno aggressivo dell’acido tricloacetico (TCA) che, tuttavia, produce una maggiore biosintesi di collageno ma con irritazioni decisamente maggiori. Alcuni AA suggeriscono, pertanto, di impiegare come alternativa l’acido piruvico. L'acido piruvico e' un alfa-chetoacido a tre atomi di carbonio (CH3CO-COOH), che si differenzia dall'acido lattico, L'alfa-idrossiacido corrispondente con cui e' fisiologicamente in equilibrio, per la presenza di un gruppo chetonico in posizione alfa al posto di quello idrossilico. Questo acido e' presente in natura (mele, frutta fermentata, aceto) ed ha caratteristiche sebostatiche, dermatoplastiche e antimicrobiche. Nell'epidermide porta ad una diminuzione della coesione intercheratinocitaria fino a provocare acantolisi, mentre nel derma  stimola la neoformazione di collagene. La stimolazione e il rimodellamento del derma (neosintesi di glicoproteine, collagene e fibre elastiche) e' nettamente superiore ai risultati che si' raggiungono con peeling a base di acido glicolico e sono paragonabili a quelli che normalmente si evidenziano con l'acido tricloracetico (TCA). Un raffronto istologico di diversi agenti peeling ha infatti dimostrato come l'acido piruvico provochi una irritazione paragonabile a quella dell'acido glicolico (clinicamente un eritema molto leggero), e determini una produzione di nuovo collagene pari a quel del TCA e notevolmente superiore quella ottenibile con l'acido glicolico. A differenza del TCA l'acido piruvico non presenta tuttavia gli sgradevoli effetti estetici iniziali (presenza di croste e pigmentazione bruna residua) e pertanto risulta più maneggevole. Si leggano:

  • Brody H.J.: Chemical peeling, Ed. Mosby,  St Louis,  1992

  • Moy L.S., Peace S., Moy R.L: Comparison of the effect of various chemical peeling agents in a mini-pig model, Dermatol. Surg., 1996, 22:429-432.

[§§§] Estratto dalla Centella asiatica.

[****] Lipoacid syncroline®.

[††††] Lipoacid Combi compresse.

[‡‡‡‡] Secondo teorie accreditate, la cellula neoplastica è una di cellula immortale che è sfuggita al “controllo” dei sistemi omeostatici individuali. Poiché in MTC lo Shen  è anche “controllo”, è naturale immaginare che una sua disfunzione favorisca l’insorgenza di neoplasie. Si legga: Madesky P.: Risposta e teoria di un collega sull'invecchiamento e sulla genesi dei tumori, http://www.lasalute.org/ipstdcollk.htm, 2001.

[§§§§] Usare soprattutto la coppettazione che drena l’umidità

[*****] Utile il martelletto a “fiore di prugno”

[†††††] Per piccole articolazioni vanno intese le interfalangee e metacarpofalangee, il polso, la caviglia e le articolazioni intervetebrali.