Associazione Medica per lo Studio dell'Agopuntura

Scuola Italo-Cinese di Agopuntura, Roma

Poliambulatorio Xinshu di Roma ed Ostia

 

Sindrome da Immunodeficienza Acquisita:
lo stato sulle terapie non convenzionali

Carlo Di Stanislao

 

“Cercare, cercare sempre in ogni direzione”

Magendie

 

“… il ragazzo guardava il vecchio che dormiva. Il vecchio intanto sognava i leoni”

E. Hemingway

 

“Vulnerant omnes, ultima necat”

Iscrizione dell’orologio della Cattedra Normanna di Pisa.

  


 

Riassunto: L’articolo analizza il risultato degli studi più recenti sull’impiego delle risorse delle Medicine Non Convenzionali  in corso di infezione HIV. Una bibliografia esauriente completa ogni sezione. L’articolo vuole solo avere valore interlocutorio e non si propone affermazioni o conclusioni definitive.

 

Parole chiave:  HIV, AIDS, Medicina Non Convenzionale.

 


Quando nel 1981 si segnalarono, fra gli omosessuali di S. Francisco, i primi casi di quella che sarebbe stata definita AIDS o SIDA, all’allarme della comunità scientifica di fronte a quella che, nel breve volgere di pochi anni, sarebbe divenuta l’epidemia del XX secolo, mi rammentai di un concetto, contenuto sul numero d’apertura dell’Anthologia Santoriana e recensito sul Corriere della Sera da Alfredo Todisco, espresso dal prof. Marcello Comel, dermatologo, scienziato e consistente umanista, il quale affermava “quando si crea una totale frattura fra uomo ed ambiente è l’ambiente che, aggredendo l’uomo, genera sempre nuove pestilenze”. Il concetto non era del tutto originale[*], ma per la prima volta, a mia conoscenza, espresso in modo così esplicito, forte, chiaro e controcorrente. Quel giudizio, in apparenza moralistico, denotava una visione storica e laica della vicenda relativa alla salute umana e sembra oggi riproporsi, con drammatica attualità, in termini d’aggressioni prioniche (ancora più minute e subdole di quelle virali) e cibi transgenici (con tutta la polemica che si accesa sull'argomento). Fino alla sua morte, avvenuta nel 1995, il prof. Comel ha sottolineato che, sovvertendo la regola delle tre emme (mangiare, masticare, muoversi), l’uomo contemporaneo ha prodotto squilibri omeostatici tali da giustificare tutte le più recenti e nuove patologie, prima fra esse la pandemia HIV-correlata. Quest’anno, il 1° dicembre, si è svolta la giornata mondiale su l’AIDS e pur sottolineando che, negli ultimi due anni e grazie ad un miglioramento della diagnosi e della prevenzione sono dimezzati i nuovi casi (da 4.000 a 2.000 l’anno nel nostro paese), la mortalità resta alta nei paesi africani e l’incidenza d’effetti collaterali è elevatissima in corso di terapia antiretrovirale.[†]  Emergono sempre più gli aspetti psicologici e di non rifiuto nella gestione del paziente con Sindrome da Immunodeficienza Acquisita[‡] e si moltiplicano le ricerche sulle terapie alternative a quelle farmacologiche più consolidate[§]. Questo lavoro vuole fare il punto sulle conoscenze più accreditate relative alle  Medicine Non Convenzionali in corso d’AIDS. Si prendono in considerazioni gli aspetti complementari più noti, mentre non si analizzano altri  modelli terapeutici (etnomedicina africana, medicina ayuverdica, ecc.[**]) che sono in generale meno esplorati. Una ricerca del 1993 condatta dal prof. Eisenberg dimostra che più del 30% dei pazienti con AIDS negli USA fa ricorso a terapie alternative e con risultati soggettivi molto apprezzabili[††].  Ampie review sono state condotte in questi anni e ciò che differenza da esse il nostro lavoro è l'impostazione che comprende vari aspetti di terapia non convenzionale[‡‡].

Prima di ogni altra cosa un particolare ringraziamento deve essere indirizzato ai vari colleghi, che con grande e spontaneo senso di collaborazione, ci hanno aiutato nella difficile sintesi redazionale:


Medicina Tradizionale Cinese

Da circa 15 anni gli studiosi di Medicina Tradizionale Cinese (MTC), stanno elaborando ricerche, nei diversi continenti,  sulla possibilità di terapia dell'infezione da HIV con le metodiche tradizionali della medicina energetica estremo-orientale. Una percentuale non inferiore al 10% delle 56.000 voci rubricate sul "database" della Britsh Library (ricerca del 31 marzo 1996) riguarda studi relativi all'impiego di piante cinesi, agopuntura-moxibustione e Qi Qong in corso d’AIDS (i lavori comprendono un ventaglio di una sessantina di riviste per lo più in lingua inglese) (1).

Nel 1990 presso il College of Traditional Chinese Medicine di Beijing sono state studiate "in vitro" 40 piante che hanno dimostrato sia azione immunostimolante che antivirale. Le piante risultate più efficaci sono state la radix Trichosantis ed il fructus Aristolochiae. Nel 1991 un’équipe dello stesso collegio ha dimostrato che alcuni gensonidi del Ginseng rosso sono dotate di vigorosa azione immunostimolante sui linfociti Helper e che la formula classica (estratta dal manuale del XVII secolo "Differenziazione fra malattie esogene ed endogene") definita Dangui Bu Xue Tang e composta da radix Angelicae chinensis e radix Astragali seu Hedysari è molto efficace come antivirale e riduce, in vivo, le complicanze infettive secondarie da piogeni o mycobacterium tubercolosis[§§]. Questi risultati sono stati confermati dal prof. Wang Xu-ao nel 1992. Alcuni lavori pubblicati sul Journal of Traditional Chinese Medicine (1992-1993) hanno dimostrato l'azione riduttiva sul sarcoma di Kaposi di piante cinesi definite antinfiammatorie come: flos Lonicerae, flos e radix Isaditis, rhizoma Sparganii, rhizoma Zedoariae, semen Strychni, Tribolus birittatus. Uno studio multicentrico (pubblicato sul J. of Trad. Chin. Med., 12, 3, 1992) svoltosi in Germania, Australia ed USA e che ha riguardato 200 casi di pazienti con gradi diversi di infezione HIV (ARC, LATS, AIDS conclamato) ha dimostrato che l'associazione agopuntura e fitoterapia con piante cinesi aumenta in modo significativo il numero dei linfociti e migliora considerevolmente lo stato generale del paziente (2-11).

Un risultato analogo era stato pubblicato da Pizay (Revue l'Acupuncture, OEDA, Paris, 96, 1988) impiegando la moxibustione su un numero esiguo (dodici) di pazienti HIV positivi (aumento dei leucociti totali e dei linfociti, incremento del potere fagocitico, ecc.).

Presso l'Ordine dei Medici di Parma (maggio 1988) un gruppo di ricerca italiano (Di Stanislao C. e Paoluzzi L.) aveva mostrato (con esame relativo a 15 casi consecutivi) il valore semeiologico dell'esame del cavo orale secondo i canoni tradizionali ed ipotizzato un trattamento con ago-moxibustione, piante occidentali (Thymus vulgaris e serpillus) e Cinesi (Astragalus membranaceus) in corso di AIDS.

Un altro lavoro italiano (Martucci-Rotolo) sull'uso di agopuntura e delle piante medicinali è stato presentato a Parigi nel corso della II Conference of World Federations Acupuncture Society, nel 1990. 

Il punto sull'impiego dell'agopuntura-moxibustione nel corso dell'AIDS è stato fatto sul World Journal of Acupuncture-Moxibustion (3, 3, 1994), prendendo come esempio gli studi dei proff. Zhou Meisheng, Jia Chunsheng e Li Pengtao (Heibei College of TMC), considerati i maggiori esperti di questo specifico settore.

Il riscaldamento con coni o sigari di Artemisia (moxibustione) sui punti CV 4 e 6 e BL 43 è risultato il più efficace metodo per aumentare il numero totale dei linfociti e quello di quelli OKT4 in particolare.

Nel corso del 1995 un gruppo di esperti di MTC, provenienti dall'Accademia Cinese di Beijing, si è recato in Tanzania dove ha trattato con agopuntura-moxibustione, piante medicinali e ginnastica respiratoria (detta Qi Gong) un gruppo di 158 pazienti affetti da infezione HIV. Dopo un anno di terapia si è registrata la morte di solo 13 pazienti e l'indice di efficacia (clinica ed ematochimica) è stata pari al 40% (nel 56,5% dei pazienti la percentuale di Karnovsky è salita di 3.66 punti).

Questi dati (molto recenti e ben documentati) sembrano confermare quelli di Lu Weibo (China Accademy of TCM, Beijing) che, nel 1994, aveva notato (dopo sei mesi di terapia con piante e moxe) un miglioramento del rapporto T4/T8 ed un incremento dei linfociti helper nel 31.1% di pazienti trattati.

Gli studi più recenti, comunque, riguardano le piante medicinali (scarse sono le ricerche in campo agopunturistico stretto, sia in Cina che negli USA o in Europa). Un'ampia panoramica è offerta dal J. of. Trad. Chinese Medicine, 15, Marzo, 1995.

Due ricercatori del Centro di Prevenzione AIDS di S. Francisco (T. Sankary ed R. Siman Zhang), in collaborazione col Dott. Him Wing Heung dell'Università Cinese di Hong-Kong hanno scoperto che 11 diversi tipi di erbe medicinali (di quelle che la tradizione inserisce fra i principi che "eliminano il calore tossico") sono in grado di inibire (blocco della transciptasi) la replicazione dell'HIV. Alcune di queste erbe sono molto diffuse, poco costose e del tutto prive di tossicità: Arctium lappa, Lonicera jiaponica, Viola yedoensis, Lithospermum erytrhorhizon. L'indice terapeutico di tali erbe, cioè il rapporto concentrazione subtossica/concentrazione inibitrice minima, varia da 33 a 66, mentre quello dell'AZT è di 16.

Una pianta molto studiata è la Salvia meltiorrhizae da cui si sono estratti principi capaci di inibire  in vitro fino al 90% di virus sinciziale (Li Xiling della Scuola Medica UCLA e Centro Medico Cedars Sinai). Il prof. Jin Enuyuan dell'Ospedale dell'Amicizia Cina Giappone ha osservato che 12 principi estraibili dalla Glycyrrhiza uralensis agiscono in modo protettivo (antiradicalico) sulle cellule Molt-4-infette da HIV; mentre Guan Chongfen dell'Accademia Cinese di Medicina Tradizionale ha mostrato l'effetto inibitore (dal 30 all'80% in rapporto alla concentrazione) del Blupeurum chinensis nella formazione del virus sinciziale.

Lo stesso ricercatore ed il prof. Yamamoto dell'Università Yamaguchi in Giappone, hanno dimostrato che la glycyrrhyzina (estratta dalla liquirizia cinese) è in grado di aumentare il numero di cellule formatrici di placca nei topi, di favorire l'incremento di IL1 e 2 e di aumentare il numero di T4 e T8. Quest'azione pare essere potenziata dall'Indigo naturalis.

In definitiva l'AIDS è una malattia ancora molto difficile da trattare, ma l'integrazione fra medicina accademica e MTC può dare risultati molto significativi sui tempi di sopravvivenza e sulla qualità della vita.

Due lavori recenti meritano una particolare segnalazione.

Nel primo (28) una polisaccina (NALR-1) estratta dall’Indocalamus si è dimostrata, in vitro, dotata di attività antireplicativa nei confronti del virus dell’AIDS (HLT-III). Si è trovato che NARL-1 può inibire la replicazione virale in modalità dipendente dal dosaggio (IC50 =80mg/ml). L'inibizione è aumentata con il tempo di permanenza della sostanza nella coltura. Sotto concentrazione non citotossica, l'inibizione alla replicazione virale da parte del NARL-1 era 73.3%, 87.7% e 95.4% in 1, 3 e 4 settimane, rispettivamente. L'infettività del supernatante con la presenza del NARL-1 si è ridotta 1000 volte rispetto a quella del controllo. Ma le cellule MT-4 pretrattate con NARL-1 non resistono all'infezione virale. Conclusioni: Il NARL-1 ha dimostrato effetti inibitori per la replicazione di HIV-1 nelle cellule MT-4. Gli effetti antivirali di NARL-1 nelle cellule mononucleari del sangue periferico ed il suo meccanismo antivirale sono in fase di ricerca.

La seconda ricerca (29) ha dimostrato che ben diciassete piante cinesi sono efficaci, a vari livelli, nel bloccare i ribosomi del virus HIV.  Su 57 proteine selezionate la tricosantina (TCS) (SI=193.3) e la tricobitacina (SI=300-900) del Trichosanthes kirilowii, la alfa-momorcarina (alfa-MMC) della Momordica charantia (SI=332), le frazioni proteiche V (SI=243) e VI (SI>1200) del Trichosanthes damiaoshanesis, sono risultate incisivamente  inibenti nei confronti della formazione di sincizia indotta da HIV-1. La Crotina I dal Croton tiglium, la luffina dalla Luffa cylinarica, la RIP dalla Hodgsonia macrocarpa e dell’Entada phaseoloides hanno dimostrato una leggera inibizione della formazione di sincizi (SI<50). Semplici estratti di proteine dalla Tricosanthes ovigera, dalla Momordica macrophilla e da una pianta senza nome che cresce nel distretto di Xishuangabanna, provincia dello Yunnan, hanno inibito la formazione di sincizi, ma le proteine purificate da queste hanno perso queste attività.

Un’altra ricerca del 2000 ha dimostrato che lo Cordyceps svolge un’incisa azione antiradicalica e pertanto riduce l’accumulo di metaboliti acidi lesivi in corso di terapia anteretrovirale (30)[***].

Vi sono anche evidenze sull’utilità sintomatologia ed immunitaria del Qi Gong, anche attraverso esercizi semplici e di facile attuazione (31).

In conclusione una vigorosa azione immunomodulante ed antivirale è da ascrivere a varie droghe vegetali, invece l'agopuntura può ridurre sintomi come diarrea, anoressia, perdita di peso, albuminuria, linfoadenite ecc. A tal proposito si segnalano due brillanti ricerche, della Sowen di Milano, realizzate in collaborazione con ambulatori specialistici accreditati sia universitari che stranieri ed hanno riguardato sia la neuropatia sensoriale che il prurito di pazienti con AIDS. Tali lavori hanno dimostrato che anche trattamenti standardizzati con un numero esiguo di agopunti possono risultare efficaci anche se paragonati a farmici ritenuti attivi. Inoltre sarà possibile, in un futuro molto prossimo, definire strategie integrate fra MTC e Medicina Accademica, che non abbiano un semplice ruolo di sommazione, ma risultino capaci di un autentico sinergismo.

 

 

Bibliofrafia[†††]

 

1.   AAVV: British Library, 31-3-1996, ricerca Internet. (www.agopuntura.org/l’Agopuntura in rete).

2.   AAVV: Simposio Internazionale World Federation Acupuncture Society: Sviluppi della Ricerca in Agopuntura, Roma, Biblioteca Nazionale, 22-24, ottobre, 1992, Abstract & Papers, Ed. Istituto Pracelso, Roma, 1993.

3.   AAVV: Encyclopedie de Medicine Naturelle, Tome II: Phytotherapie, Ed. Techniques, Paris, 1992.

4.   AAVV: Salvia melthiorrizae, Dang Shen, La Lettre de Phytotherapie Chinoise, 1, 2, 1992.

5.   AAVV: Chinese Medical Herbs, voll I-V, Hai Feng Publishing House, 1990. 

6.   AAVV: Encyclopedie de Medicine Naturelle, Tome I: Acupuncture, Ed. Techniques, Paris, 1989.

7.   Bossy J.: Past, present and future of acupuncture in France, Rev. fr. Med. Trad. Chin., 163, 24, 1994.

8.   Cantoni G., Pontigny A.: Recerche scentifique francaise ed acupuncture, Maissonneuve Editeur, Paris, 1989.

9.   Cheng T.: Acupunture and Acquired Immunodeficiency Syndrome (letter), N. England J. Med., 1989, 321:1476-77.

10. Chen Ji Rui et Nissi Wang: Cas cliniques trates par Acupuncture en Chine, Ed. SATAS, Bruxelles, 1990. 

11. Di Stanislao C.: La patologia esterna in MTC, corso triennale Scuola Italo-Cinese di Agopuntura, Bologna, 1996.

12. Dumitrescu I.F.: Agopuntura scientifica moderna, Nuova Ipsa Ed., Palermo, 1992. 

13. Gatto R.: Immunità e Farmacoterapia Cinese: mito o realta ?, Congresso Nazionale A.M.A.B., Bologna, 4, aprile, 1995.

14. Gleditisch J.M.: Reflessoterapie. L'interpretazione unitaria di terapia orientali ed occidentali, Ed. Red/studio redazionale, Como, 1991.  

15. Institut Europeen du Qi Cong: II Congres International du Qi Cong, 20-22, marzo, 1992, Maison de la Chimine, Paris.

16. Liu Huanrong: Osservazioni Cliniche sul trattamento di 21 casi di AIDS con il qicong di quete e la terapia del sanguinamento, Riv. Mond. Agop. Mox., 3, 6, 1994.

17. Lu Skoukang et al.: Basic Acupuncture Techiniques, Chinesiche Medizin, 10, 2, 1995.

18. Lu Wei Bo: Procetives of AIDS treatment from TCM, J. Trad. Chi. Med., 15, 32, 1995.

19. Maciocia G.: La clinica in Medicina Cinese, Ed. Ambrosiana, 1995.

20. Massarani E.: Erbe in Cina, Ed. ESI, Roma, Milano, 1981.

21. Montaldo M., Cantoni G.M.: Agopuntura versus Atarax nel prurito in pazienti HIV+ con o senza terapia con inibitori delle proteasi, XXIX Congresso Nazionale SIA, Atti, pag 75, 1997. 

22. Muccioli M.: China Med, Archivi Informatici, Ed. Qutian, S. Marino, 1996.

23. Nizard G.: La gestion des processus d'influence, Rev. Med. Functionnelle, 27, 106, 1995.

24. Sussman D.J.: Acupunctura: Teoria y pratica, Editorial Kler S.A., Buenos Aires, 1991.

25. Tang W., Eisenberg G.: Chinese Drugs of Plant Origin, Springer-Verlag, London, Berlin, 1992. 

26. Zampini L., Casella L.A., Cargnel A., Osio M., Gatto R.: Trattamento del dolore nelle neuropatie periferiche in corso di infezione HIV, XXIX Congresso SIA, Atti, pag. 41, 1997.

27. Zhang Dazhao, Wu Xiaolong: Diagnosis and Treatment of Diseases in Traditional Chinese Medicine, Hai Feng Publishing House, Hong Kong, 1992.

28. Jang Y., Chen C.Y., Xiao Y., Cao S,. Pei L.J., Zhang H., Shao Y.M.:  Anti human immunodeficiency virus (HIV) activity, of NARL-1, an polycassine extracted from a kind of plants, Indocalamus, in vitro", Abs 41207, Poiesis (www.exodus.it/poiesis), dicembre 2000.

29. Ben K.L., Zheng Y.T.: Anti-human immunodeficiency virus type 1 activities of proteines from 17 species of plants,, Abs 41203, Poiesis (www.exodus.it/poiesis), dicembre 2000.

30. Yamaguchi Y., Kagota S., Nakamura K,. Shinozuka K., Kunitomo M.:  Antioxidant activity of the extracts from fruiting bodies of cultured Cordycep, Phyther. Res., 2000, 14(8): 647-649.

31. AAVV: Libro Bianco sull’Agopuntura e le altre Terapie della Tradizione Estremo-Orientale, Ed. SIA/CEA, Milano, 2000.

 


Fitoterapia

Un’ampia analisi è stata condotta nel 1997 da un gruppo di medici fitoterapeuti italiani (1) i quali, raccogliendo i dati scientifici più recenti, hanno stilato il seguente elenco di piante attive o potenzialmente attive in corso di AIDS:

-          Piante con principi attivi ad azione antiretrovirale
Curcuma longa
Geissospermum vellosii (Pao pereira)
Glycyrrhiza glabra
Hypericum perforatum
Momordica Charantia
Trichosanthes kirilowii

-          Piante con principi attivi ad azione Immunomodulante
Aloe vera
Astragalus membranaceous
Buxus sempervirens
Echinacea

-          Funghii immunostimolanti:

Grifola frondosa (Maitake)
Lentinus edodes (Shitake)
Ganoderma lucidum (Reishi)
Uncaria tomentosa
Viscum album.

-          Adattogeni ad azione immunomodulante
 Eleutherococcus senticosus
Panax ginseng
Whitania somnifera

-          Piante Medicinali impiegate nel trattamento di alcune malattie opportunistiche in corso di AIDS

Allium sativum
Cannabis sativa
Melaleuca alternifolia (Tea Tree oil)
Tabebuia impetiginosa (Pau d’Arco, Lapacho spp.)

Molti rimedi vegetali appartengono alla tradizione estremo-orientale, ma altri sono tipici di terapie medicali in corso di forme infettive anche dell’area occidentale (2).

Un principio molto efficace, almeno in vitro, è l’estratto d’Echinacea angustifolia. Uno studio californiano del 1998 (7), ha dimostrato un incremento dell’attività dei Natural Killer contro cellule HIV-infette. La stessa ricerca ha dimostrato che 1g die di estratto di Echinacea in pazienti con HIV, incrementa i livelli di Natural Killer circolanti.

Un’altra ricerca statunitense ha riguardato una miscela erboristica composta da curcumina, melone amaro, estratto di radice di Glycyrrhiza glabra e foglie essiccate di Buxus sempevirens (il bosso), combinata con AZT,  capace di determinare una rapida riduzione della carica virale (8).  Anche la Melissa officinalis e la Satureia montana, in modo sinergico fra loro e di potenziamento con la Cannella, sono dotati di efficacia contro il virus dell'AIDS[‡‡‡].

In Germania è stato di recente testato un estratto acquoso di Viscum album (9).

La somministrazione di questo principio  (Iscador Qu FrFâ) in aggiunta alla terapia antiretrovirale o come monoterapia, determina una stabilizzazione dello stato clinico degli HIV-positivi. Considerando questi risultati in relazione ai forti effetti collaterali che spesso si manifestano sotto terapia antiretrovirale come lo sviluppo di resistenza, si ritiene che la (mono)terapia con Iscador Qu FrF sia benefica nell'HIV.

Il fumo di marijuana ed il tetraiidrocannabilo per os trattano efficacemente la nausea, il vomito e l’anoressia in corso di AIDS (10-11).Una recente metanalisi di Bianchi e coll. dimostra che varie sono le piante in cui è documentata una specifica azione favorevole in corso di AIDS. Le più interessanti sono: Alium sativum, Alore vera, Buxux sempervirens, Cucurcuma longa, Uncaria tomentosa. Glycirrhiza glabra e Viscum album (12). Efficace sarebbe anche l’Hypericum che, tuttavia., interferisce con i farmaci antiretrovirali. Di recente

Lancet ha pubblicato i risultati di uno studio farmacologico del “National Institutes of Health” sull’interazione fra un noto inibitore delle proteasi impiegato nell’infezione da

HIV e nell’AIDS (Indinavir; Crixivan) e l’iperico (Hypericum perforatum), una pianta medicinale diffusamente utilizzata anche in Italia contro la depressione e che sembra dotata di attività antiretrovirale (3). Lo studio è stato realizzato su volontari sani e ha evidenziato una forte riduzione della concentrazione ematica di Indinavir del 57% (DS 19); riduzione incrementatasi fino all’81% (DS 16) dopo 8 ore. Il range di riduzione della concentrazione ematica di Indinavir nei volontari sani è stato del 49-99%.  Gli AA dello studio sottolineano che riduzioni di questa entità possono portare allo sviluppo di ceppi virali farmacoresistenti e a fallimenti terapeutici. E' opportuno segnalare che i ricercatori hanno utilizzato una formulazione di Iperico acquistata presso un buyers club di Los Angeles (Hypericum Buyers Club). I partecipanti allo studio hanno assunto giornalmente 3 compresse di Iperico titolato allo 0.3% di ipericina (uno dei principi attivi), per complessivi 2.7 mg giorno di ipericina. Da notare che questa è la posologia normalmente assunta anche in Italia, dove l'iperico viene diffusamente utilizzato come antidepressivo. La grande maggioranza delle formulazioni di Iperico in commercio in Italia sono titolate allo 0.3% di ipericina (con eccezioni di un prodotto titolato fino allo 0.6%) e la posologia più frequentemente indicata contro la depressione corrisponde a quella somministrata in questo studio di interazione hypericum-indinavir.

Sulla base dei risultati dello studio pubblicato su "The Lancet" la Food and Drug Administration, il 10 febbraio del 2000, ha prodotto un avviso rivolto ai medici e ai cittadini in cui segnala quanto appena riferito e, in considerazione del particolare meccanismo coinvolto (il citocromo p450), sottolinea che l’interazione coinvolge probabilmente non soltanto il Crixivan ma tutti gli inibitori della proteasi e gli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa. Per questa ragione tutti coloro che utilizzano inibitori della proteasi [Saquinavir (Fortovase); Indinavir (Crixivan); Ritonavir (Norvir); Nelfinavir (Viracept); Amprenavir (Agenerase); e quelli in sperimentazione ed inibitori non nucleosidici della trascittasi inversa [Delavirdina (Rescriptor); Efavirenz (Sustiva); e quelli in sperimentazione  non devono assumere in concomitanza dei prodotti a base di iperico (5-6).

Inoltre, per tutti, è necessario segnalare sempre al proprio medico che si intende (o che si stà utilizzando) dell'Iperico. In considerazione del coinvolgimento del citocromo 450 la FDA consiglia di prestare attenzione anche alle potenziali interazioni con farmaci utilizzati nelle malattie cardiache, depressione, epilessia, alcuni tumori o nella prevenzione del rigetto dei trapianti e della gravidanza (anticoncezionali). (4). Questo lavoro sottolinea la necessità, anche impiegando fitoprincipi, di non dimenticare che essi contengono sostanze chimicamente attive e che, pertanto, producono interazioni con i farmaci, a volte sinergiche e positive, a volto decisamente negative e da evitare (5-6).

Una più recente forma di fitoterapia medica basa il presupposto delle specifiche azioni dei rimedi vegetali anche (e soprattutto) sulla presenza di oligoelementi[§§§]. In corso di AIDS sono da utilizzare rimedi vegetali con oligelementi antidisreattivi, antiradicalici ed immunomodulanti (13-14). Seconda questa particolare impostazione i fiori d’Arancio amaro (ricchi in Manganese, Magnesio, Cobalto, Litio, Fosforo e Potassio) possono sostituire il controindicato Hypericm nelle distonie e nei disturbi dell’umore per paziente con infezione HIV, mentre il Ginepro (che contiene Potassio, Iodio, Litio e Fosforo) può essere utile in corso di astenia o per ridurre gli effetti tossici da terapia combinata antiretrovirale (13).

In tal senso, comunque, mancano ancora osservazioni ben strutturate (14).

 

 

Bibliografia

  1. Bianchi A. Adamoli R., Durante A., Saibene A., Piante Medicinali e AIDS, Ed. Tecniche Nuove, Milano, 1997.

  2. Piscitelli S.C.; Burstein A.H.; Chaitt D., Alfaro R.M. Falloon J. : Indinavir concentrations and St John’s wort. Lancet 2000;355(9203):547-548. 

  3. F.D.A.: Risk of Drug Interaction with St. John's Wort and Indinavir and Other Drug. FDA Advisory, February 10, 2000

  4. Iommelli O., Lauro G., Di Stanislao C.: Manuale di Fitoterapia Comparata, Ed. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, in press.

  5. Piscitelli SC; Burstein AH; Chaitt D; Alfaro RM; Falloon J. Indinavir concentrations and St John’s wort. Lancet 2000;355(9203):547-8

  6. FDA Risk of Drug Interaction with St. John's Wort and Indinavir and Other Drug. FDA Advisory, February 10, 2000.

  7. Berman S., See D.M., See J.R,. Justis J.C., Tilles J.G., Ma C.B.: "Dramatic increase in immune mediated HIV killing activity induced by Echinacea angustifolia,", Abs 32309, Poiesis (www.exodus.it/poiesis) , dicembre 2000.

  8. Carter G.M., Onstott M., Bingham F.; "Case reports of potential therapy using botanic substances, selected on the basis of their antiviral activity, Abs 42388, Poiesis (www.exodus.it/poiesiss), dicembre 2000. 

  9. Gorter RW; "Viscum album L.(acqueous extract) as an immunomodulator and antiviral drug in HIV. A phase II trial., Abs 44323, Poiesis (www.exodus.it/poiesiss), dicembre 2000.

  10. Donald Abrams, T.F. Mitchell, C.C. Child. Community Consortium. Evaluating smoked marijuana in patients with HIV: Proteases pave path-bridging the gap between science and policy", Abs 42252, Poiesis (www. exodus.it/poiesiss), dicembre 2000.

  11. Child C, Mitchell TF, Abrams DI; "Patterns of therapeutic marijuana use in two community based cannabis buyers' cooperatives" Abs 60569, Poiesis (www.exodus.it/poiesiss), dicembre 2000.

  12. Bianchi A, Adamoli R, Durante A, Saibene A.: The clinical research on medicinal plants used in HIV infection: a bibliographic search, Abs 42393, www.xodus.it/poiesiss), dicembre 2000.

  13. AAVV: Catalogo di Oligoterapia, Ed. M’Amo, Perugia, 2.000

  14. Eskinazi D.: (Ed.): Botanical Medicine. Efficacy, Quality, Assurance and Regulation, Ed. Mary Ann Library, New York, 1999

 


 

Omeopatia

Le ricerche in campo omeopatico hanno principalmente riguardato la cosiddetta "immunomodulazione a dosi infinitesimali", sistema terapeutico che impiega principi di regolazione del network immunitario ed acidi nucleici (RNA e DNA[****]) diluiti e dinamizzati (1). La immunomodulazione omeopatica è frutto di ricerche degli anni settanta-ottanta che hanno principalmente riguardato il campo delle malattie autoimmuni (2) e neoplastiche (3).

Gli studi in corso d’AIDS sono ancora esigui e realizzati fra il finire degli anni ottanti ed i primi anni novanta (4). Alcuni gruppi di lavoro belgi (5-8) hanno dimostrato un miglioramento dei quadri sindromici e dell'assetto immunitario (incremento dei linfociti) in fasi precoci d’AIDS. Una revisione condotta presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Vienna (4) su una serie di ricerche in doppio cieco, dimostra che il trattamento mediante un prodotto ([††††]) che contiene, in diluizione omeopatiche, interferone alfa e gamma, beta-2-microglobulina, eritropoietina, linfociti CD4, interleuchine 1 e 3, naltrexone, ubiquitina, polipepdite P, tumor necrosis factor alfa, polipeptide anti-antiatipia (PPA) RNA e DNA è in grado di:

Considerando l'attuale suddivisione in IV stadi della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, i protocolli dei primi anni novanta (partiti da ricerche in vitro e casi-controllo della metà degli anni ottanta) ci fanno ragionevolmente ritenere che l'immunomodulazione omeopatica è soprattutto efficace nelle fasi I-II della malattia e funziona solo da supporto in quelle più avanzate (linfoadenopatia generalizzata, infezioni intercorrenti, linfomatosi, sarcoma di Kaposi, ecc.) (4). Non vi sono comunque evidenze circa un'azione diretta della miscela immunomodulante sopraelecanta sul virus dell'AIDS (HTL-III o HIV) (studi dell'Università di Loviano) (4). Vi sono infine segnalazioni di arresto e regressione di Kaposi HIV correlati con l'utilizzo dell’immunoterapia omeopatizzata (9-10).  Alcune ricerche hanno riguardato l’impiego di Viscum album all 2° Decimale che sembra incrementare la cenestesi e migliorare i parametri immunologici (11).

Una interessante ricerca è quella sui nosodi (12). I nosodi possono essere quelli "classici", e quindi prescritti sulla base di indicazioni desunte dalla storia clinica del paziente, quali una pregressa infezione gonorroica o sifilitica (Medorrhinum, Luesinum) sulla base di dati dell'anamnesi familiare (Carcinosinum) o ancora Tubercolinum nel caso di sospette infezioni da micobatterio. Le motivazioni che portano alla prescrizione appartengono tutte in qualche modo all'esperienza del trattamento costituzionale. Di potenziale interesse un lavoro in corso di svolgimento che utilizza Leprominium, il nosode della lebbra, identificato come un possibile simillimum per la patologia da HIV nel suo complesso[‡‡‡‡]. I nosodi vengono usati anche come autovaccinazione: si ricorre quindi a Candida albicans, Ebstein Barr virus, Toxoplasma gondii, Cytomegalovirus, Pneumocystis carinii, ecc., oltre ai più comuni Streptococci e Staphylococci. La somministrazione di questi prodotti viene di solito riservata ai casi acuti e intercalata con rimedi specifici della condizione patologica in atto; essi fungono pertanto come potenziatori dell'attività del rimedio omeopatico, come isopatici intesi a sbloccare una situazione di mancata o scarsa reattività, o come prevenzione delle forme ricorrenti (1,12).

 

 

Bibliografia

  1. 1Masci V.: Omeopatia Tradizionale e Moderna, Ed. Tecniche Nuove, Milano, 1999.

  2. Van Montfort J.C.: Immunotherapie- Maturweetten in de genneskunde, Ed. Anhk- Ermes, Deventer, 1990.

  3. Jennear M.: DNA et RNA dynamisés dans le treatement de certains cancers et leucémies, Revue Belgique d'Homeopathie, 1973, 2: 25A-25E.

  4. Meijer D.: Immunomodulazione, Ed. Nuova Ipsa, Palermo, III Ed., 1993.

  5. Jennear M.: Présentation De "Objectif Sida", Science Club, 13 marzo 1989, Ed. Francis Buytaers, Bruxelles, 1989.

  6. Jennear M., Marichal B. et Doppagne A.: Etude clinique préliminaire d'un traitment immunothérapique dans le Sida, Homéopathie, 1990, 7: 23-28.

  7. Jennear M.: Sida. Une immunotherapie de type homéopathique, Congès de la Ligue Médicale Homéopathique Internationale, Barcelona, 10 maggio 1990.

  8. Rozendaal S.: AIDS. De jacht op een virus. Centrale Uitgeverij en Adviesboureau B.V., Ed. Maastricht, Bruxelles, 1990. 

  9. Jennear M., Mirachal B.: Immunothérapie et Homéopathie, L'Homéopathie Francaise, 1992, 80:24-28.

  10. Jennear M. M., Mirachal B.: L'immunotérapie à doses infinitésimales: une information preliminaire, Ed. Asclepios, Paris, 1993.

  11. Gorter et al, Immune-modulating and HIV activities of Viscum album (Iscador). IXth International Conference on AIDS, Berlin 1993, Abst. Book I, pag. 496.

  12. Stallick J.: AIDS, The Homeopatic Challenge, Ed. Ribble Press, Seattle, 1996.

 


Melatonina & Deidroepiandrosterone.

Una serie di segnalazioni recenti (1) dimostrano che la melatonina, ormone prodotto dall'epifisi, dalle cellule della parete intestinale e dai megacariociti ed implicato, primariamente, nel controllo dei cicli nicto-emerali (2), è in grado, attraverso azioni diverse immunitarie e redox, nel migliorare le condizioni dei pazienti portatori di infezione conclamata HIV. Sotto il profilo strettamente immunologico si è visto che la melatonina incrementa il rilasclio di interleuchina 2 (3), gamma-interferone e tumor necrosis factor alfa, determinando un aumento dei livelli circolanti di Linfociti Helper-2 e Natural Killer (4), dei globuli rossi, delle piastrine e degli eosinofili (1).

Tuttavia l'incremento di Interleuchina 2 e di risposta di tipo Helper-2 (5) controindica l'ormone nelle forme terminali con sindrome da iper-IgE . Un'azione molto più significativa in corso di AIDS si attribuisce all'efficacia antiradicalicali del polipetide pineale (6).

Esso è in grado di attivare la sintesi mitocondriale di ATP, riattiva le funzioni di drenaggio capillare ed incrementa le riserve di glutiatione (attraverso un incremento di sintesi di acetil-colina).Poiché molti danni in corso di infezione HIV sono da eccesso radicalico, si ritiene che all'azione redox si debba l'efficacia della melatonina in corso di AIDS (7).Conviene somministrare melatonina sintetica (legata al vettore nucleotidici adenosina) a dosaggi di 3-30 mg/die. Il dosaggio dipende dalla gravità dei quadri ma anche dall'eventuale impiego di farmaci che ne riducono il livello, come: acido acetl-salicilico, ipobrufene, beta-bloccanti, calcio-antagonisti, benzodiazepine, vitamina B12, caffeina, tabacco, alcool (8). Secondo la FDA (1), l'insieme delle evidenze scientifiche consente di affermare che:

 

Circa il diidroepiandrosterone  (DHEA) si è potuto dimostrare, in uno studio su donne statunitensi con gradi avanzati di infezione (stadi III-IV), un netto miglioramento della conta dei linfociti ed un aumento significativo delle interleuchine immunomodulanti (IL1-a, IL1-b, IL-1ra, IL-2, TNF-a, IFN-gamma e IL-6) (9).  Un’altra recentissima ricerca francese in doppio cieco randomizzato con l’impiego di 50 mg/die per os di DHEA e DHEAS (solforato), ha mostrato una efficacia clinica statisticamente significativa rispetto al placebo in donne e uomini con vari gradi di infezione HIV (10).

 

Bibliografia

  1. AAVV: melatonina, The Medical Letter, Ed. Italiana, 1996, XXV: 1-4.

  2. Dabiltz M. et al.: Delaved sleep phase syndrome response to melatonin, Lancet, 1991, 337, 1121-1124. 

  3. Maestroni G.H.: T-Heper2 lymphocyte as peripheral target of melatonin sigualing, Journal of Pyneal Research, 1995, 18: 84-89.

  4. Hadden J.W.: T-cell adjuvants, Int. J. Immunopharmacol., 1994, 16(9):703-710.

  5. Fraschini F., Reiter R.: Role of Melatonin and Pineal Peptides in Neuroimmunomodulation, Ed. Plenum Press, New York, 1991.

  6. Reiter R.J. et al.: Melatonin as a free radical scavenger, Annals of the New York Accademy of Science, 1994, 719:1-12. 

  7. Reiter R.J., Mendez-Pelaez A., Poeggeler B.: The role of melatonin in the pathophisiology of oxygen radical damage, Adavance in Pineal Research, 1994, 8: 278-280.

  8. Ruggerini Moiraghi A., Gerbi V., Ceccanti M., Barcucci M.: Alcol e problemi correlati, Caleidoscopio Italiano, 1997, 114: 7-77. 

  9. Umar S., Feleke G., Roginsky M.S., Schaffer .P; "Effect of dehydroepiandosterone (DHEA) on clinical and laboratory parameters in female patients with AIDS (FPWA)"
    Abs 42373, XII ICA, !998, Abstract Book, 210-211. 

  10. Piketty C., Jayle D., Debuire B., Leplege A., Lebouc Y., Baullieu EE., Kazatchkine MD. "Double blind placebo controlled trial of oral Dehydroepiandrosterone (DHEA) in advanced HIV-infected patients", Poiesis (www.exodux.it/poiesis), dicembre 2000.


 

Alimentazione

Una corretta alimentazione che tenga conto delle caratteristiche individuali è in grado di migliorare la performace immunitaria (1). Regole generali circa le forme infettive riguardano l’impiego di diete bilanciate, ipercaloriche, ricche in leguminose (1).  Adamoli e Durante, nel 1997 (2), hanno operato una ampia review sull’argomento. L'importanza della stato nutrizionale del paziente sia adulto che pediatrico e' stata sempre riconosciuta fin dagli esordi dell'epidemia. La nutrizione rimane una delle preoccupazioni per i clinici ed uno dei campi di ricerca in cui ancona molte cose sono da chiarire.

L'equilibrio dei vari metabolismi risulta comunque essere uno dei nodi cruciali per la prognosi e per la qualità della vita delle persone che vivono con HIV e AIDS (1-3).

E' noto infatti che la malnutrizione aggrava la prognosi della malattia, aumenta la prevalenza delle infezioni secondarie ed i rischi di contagio, in particoIare materno-fetale.

Se da una parte i progressi delle terapie combinate fanno cambiare la storia naturale della malattia e delle sue complicanze, I' immunodepressione e le infezioni secondarie vanno diminuendo e lasciando almeno in parte il campo libero per complicanze e patologie più croniche; dall'altra non si può escludere che i progressi terapeutici di cui ancora non si conoscono tutti i risvolti possano amplificare alcune turbe metaboliche particolari in questa malattia. II risultato clinico globale sarà in funzione delle predisposizioni genetiche individuali (2).

Da questa generica affermazione proviene I' insistenza particolare sull'attenzione e la cura che vanno all'argomento di cui trattiamo.

Argomento ampio e complesso di cui qui si vuole mettere in risalto prevalentemente I' aspetto riguardante i micronutrienti più comunemente coinvolti nell'infezione da HIV.

I micronutrienti sono sostanze a cui raramente si presta attenzione e che e anche molto difficile inserire in una terapia complessa o in uno schema dietetico. Eppure, il loro ruolo è spesso fondamentale ed insostituibile (1). Sono strati fatti vari studi con I' intenzione di comprendere quale fosse la relazione tra stato di nutrizione e sviluppo dell'AIDS: per quanta riguarda la perdita di peso si è visto che solo perdite significative nei 3-9 mesi precedenti I' evoluzione in AIDS conclamato avevano un valore prognostico negativo. In uno studio precedente (2) gli stessi autori avevano cercato ai stabilire una correlazione tra l'apporto alimentare in micronutrienti e ritardo di evoluzione in AIDS. Alla fine dello studio hanno dimostrato che un apporto scarso o eccessivo di vitamina A erano sicuramente associati ad una più rapida evoluzione della malattia. Anche un consumo elevato di vitamina C e di niacina erano associati ad una migliore prognosi, mentre un eccesso di consumo di zinco aveva un effetto immunosoppressore con più rapida evoluzione della malattia. Questi risultati sono d'altronde confermati da altri due studi controllati condotti su centinaia di pazienti in paesi in via di sviluppo, in cui si e' vista una diminuzione significativa della mortalità tra i bambini che ricevevano una supplementazione con Vitamina A, ma a dosaggi non superiori alle 5.000 UI/die. Studi effettuati su una popolazione di 296 persone HIV positive monitorate per circa 6 anni, hanno rilevato una riduzione statisticamente significativa del rischio di sviluppare I'AIDS per persone che assumevano argento, vitamina E e riboflaiina ed una diminuzione vicina alla significatività statistica per coloro che facevano uso costante di vitamina C, tiamina e vitamina A. Una elevata assunzione di vitamina A, riboflavina, tiamina e niacina era inoltre associata nel predetto studio ad un significativo aumento dei Natural Killer, mentre una elevata ingestione di vitamina A, retinolo, vitamina E, riboflavina e tiamina era associata ad un ridotto rischio di avere un livello di CD4 inferiori a 500cellule/mm3 (2).

L'utilizzo di certe vitamine o minerali trova sicuramente un'indicazione nei casi in cui, data la scadere delle condizioni generali della persona, si assiste ad un reale deficit di queste sostanze. Più difficile da definire esattamente quale possa essere il ruolo dei singoli micronutrienti, se assunti da persone asintomatiche per lunghi periodi di tempo e se questa possa tradursi in un reale beneficio in termini di una minor progressione verso le fasi di malattia conclamata. In tal senso uno studio prospettico riguardante una popolazione di 296 persone HIV positive monitorate per sei anni ha rilevato una progressione verso I'AIDS significativamente più bassa tra coloro che assumevano micronutrienti quali vitamina A, E, C, PP.B1,  Argento in diluizione omeopatica (1D) in soluzione glicuronica. Questi oligoelementi otre ad alcuni metalli quali zinco, selenio e rame, hanno sicuramente un ruolo nella conservazione della salute immunitaria della persona (2,4). Le regole nutrizionali dovranno poi basarsi sulle caratteristiche anche etniche e culturali dell’individuo (1,5). In effetti, mentre la dieta mediterranea sarà attuabile nel caso di individui italiani o spagnoli, sarà praticamente improponibili per anglosassoni o africani. Tuttavia una alimentazione con oli vegetali, senza grassi animali, ricca in cereali e brassicacee, che comprenda almeno tre pasti di pesce la settimana è sempre da considerare come utile.  Naturalmente il caffè ed il fumo sono da sconsigliare, sia come “accumulatori” di sostanze ossidanti, che per la loro azione immunosoppressiva (1).

Bibliografia

  1. Bologna M., Di Stanislao C., Corradin M. et a.: Dietetica Medica Scientifica e Tradizionale, Ed. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 1999.

  2. Durante A. , R. Adamoli R., Centro Poiesis della Fondazione Exodus, Il ruolo dei micronutrienti nell' alimentazione delle persone che vivono con HIV e AIDS, XI Convegno Nazionale AIDS e Sindromi correlate, Pisa 13-15 Nov. 1997, Atti.

  3. Formenti A.: Alimentazione e Fitoterapia, Ed. Tecniche Nuove, Milano, 1999.

  4. Brigo P.: Oligoelemti  e Litoterapici, Ed. Tecniche Nuove, Milano, 1999.

  5. Gava R.: L’uomo, la malattia e il suo trattamento, vol IV: Terapie ad azione sul corpo, igiene di vita, Ed. Salus Infirmorum, Padova, 2000. 


Ipertermia

L’ipertermia corporea totale, ottenuta mediante scambiatori di calore extracorporei, con circolazione extracorporea, ovvero mediante radiofrequenze o raggi infrarossi e facendo raggiungere ai pazienti temperature attorno ai 42°C[§§§§], si è dimostrata efficace nel migliorare i parametri immunologici e ridurre la carica virale in pazienti affetti da AIDS (1). Alcuni studi hanno evidenziato che quello dell’AIDS, al pari di altri virus capsulati, è termosensibile ed è suscettibile di inattivazione replicativa soprattutto al di spora dei 37°C, con una relazione lineare logaritmica di morte dai 37 ai 56°C. (2).  Nel 1990 è stato dimostrato che una esposizione di due ore a temperature di 42°C uccide effettivamente sia i virus liberi (in concentrazioni di 800 ng/dl) che le cellule infettate. (3)  Sempre nel ’90 Wong  e coll. (5) hanno potuto dimostrare che le cellule non infettate sono più termoresistenti di quelle colpite da infezione da HLTIII (HIV). Lo stesso studio aveva inoltre dimostrato che l’effetto termolesivo era potenziato, almeno in vitro, dalla presenza di Tumor Necrosis Factor. Sulla scorta di queste osservazioni un gruppo italiano ha trattato, sei anni fa, alcuni casi di sarcoma di Kaposi HIV correlato con ipertermia totale e betacarotene segnalando eccellenti risultati sia immediati che a distanza (5).  Oggi si ritiene, ma i dati sono ancora “sub judice”, che sia utile, come per le neoplasie avanzate, operare nella direzione definita immunotermoterapia, ovvero della combinazione fra principi immunostimolanti (interferone ed interleuchina 2, ad esempio) ed ipertermia (principalmente con infrarossi o radiofrequenze) (1). I trattamenti in ipertermia in corso di AIDS e sarcoma di Kaposi HIV-correlato sono effettuati, in Italia, presso Il Dipertimento di Oncologia ed Ipertermia della Casa di Cura “Città di Pavia” e l’European Hospital di Roma.

 

Bibliografia

  1. Pontiggia P., Rotella G.B., Pagliula P.: Ipertermia terapeutica nei tumori ed in corso di AIDS, Anthologia Santoriana, 1996, parte I: 57-70.

  2. Mc Dougal J.S., Martin L.S., Cort S.P. et al.: Thermal inactivation of the acquired immunodeficency syndrome virus-human T-lymphotropic virus III/lymphoadenopaty associated virus, with special reference for antihemophilic factor, J. Clin. Invest., 1995. 76: 875-881.

  3. Marcial-Vega V., Arens L., Lasslo I.: In vitro heat sensitivity on the AIDS virus, Proc. Amer. Soc. Clin. Hypertherm. Oncol., 1990, 1: 3-10.

  4. Wong G.H.W., Mc Huigh T.M., Sites D.P., Goeddel D.V. HIV infected cells are more susceptile tham unifected cells for killiung irradiation, heat or tumor necros factor, Proc. Natl. Acad., Sci. USA, 1990, 88:4372-4375. 

  5. Pontiggia P., Santamaria P., Bianchi A., et al.: Whole body hyperthermia associed with betacarotene supplementation in patrients with AIDS, Biomed. And Phamacoth., 1995, 5: 263-270. 

 


 

Ozonoterapia

L’infusione di  sangue (autoemoterapia) ozonizzato in corso d’infezione da virus HLT-III (o HIV-1) è stata ampiamente studiata e presentata con toni miracolistici all’inizio degli anni novanta, quanto il fallimento della monoterapia con AZT faceva credere nell’ineluttabile irrefrenabilità dell’infezione (1).

Uno studio pilota del 1994 (2) in pazienti che rifiutavano la terapia farmacologica, mostrò che l’infezione non peggiorava ma l’ozonoterapia non era da sola in grado di risolvere il problema. Attualmente l’impiego di terapie multiple con due o più farmaci antireplicativi ed uno o più inibitori delle proteasi ha cambiato l’andamento della malattia (3). Tuttavia la malattia in sé, l’impiego di miscele di farmaci e di potenti immunostimolanti (come l’interleuchina 2) inducono danni da accumulo radicalico in cui l’ossigeno-ozonoterapia, sia attraverso l‘autoemotrasfusione che la sauna in gabina, possono risultare (unitamente a zinco, selenio e dieta adeguata) di grande significato (4). Si può ritenere che l’ozonizzazione del sangue autologo possa indurre la produzione di proteina antivirale di Jay Levy, poiché produce incremento di chemiochine (RANTES, MIP-1-alfa, MIP 1-beta) correlate con tale proteina antireplicativa (5). Sulla scorta di quest’ipotesi si potrebbe, in futuro, procedere a sperimentare allotrasfusioni ozonizzate, certo ponendo attenzione alle reazioni trasfusionali o all’ancora più temibile “reazione contro l’ospite” (GVHD) certamente mortale (1). Pertanto l’idea che l’ozono possa curare l’infezione da HIV è puerile ed infondata, ma allo stato attuale l‘ossigeno-ozonoterapia può essere di grande aiuto nel ridurre i disturbi dei pazienti portatori d’infezione. In futuro, inoltre, conoscendo meglio i meccanismi d’azione di questa terapia, si potranno anche ottenere risultati più significativi (1,4).

 

Bibliografia

  1. Bocci V.: Ossigeno-Ozonoterapia, Ed. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2000.

  2. Bocci V.: A reasonable approach for the treatment of HIV infection in the early fase with ozonoterapy (autohemoterapy), How inflammatori cytokines may have a terapeutic role, Mediat. Inflamm., 1994, 3:315-321.

  3. Pomeranntz R.J.: Residual HIV-1 disease in the era of hygly active antiretroviral therapy, N. Engl. J. Med., 1999, 340:1672-1674.

  4. Bocci V.: Biological and clinical effects of ozone. Has ozonotherapy any future in medicine?, Brit. J. Med. Sci., 1999, 56:270-279.

  5. Cocchi F., De Vico A.L., Garzino-Demo A. et al.: Identification on RANTES MIP-1 alpha, and MIP-1 beta as the major HIV-suppressive factor produced by CD8+ T cells, Science, 1995, 270:1811-1815.

 

 

Indirizzo per chiarimenti

Carlo Di Stanislao

Via Comunità Europea, 12

67100 L’Aquila

Tel. 0862314666

Fax. (preavvertire) 0862313500

E-mail: amsaaq@tin.it



[*] Si veda la Prefazione nel volume La Placa M.: Introduzione alla Microbiologia Medica, I Ed., Ed. Esculapio, Bologna, 1979.

[†] Si vedano: 

-          Stylianou E., Aukrust P, Nordoy I., Muller F, Froland S.S. , Enhancement of lymphocyte proliferation induced by interleukin-12 and anti-interleukin-10 in HIV-infected patients during highly active antiretroviral therapy. APMIS 2000 Sep;108(9):601-7

-          Rajs J., Blaxhult A., Sundelin B.: Sudden unexpected death as a consequence of indinavir-induced nephropathy. A case report,  APMIS 2000 Sep;108(9):581-3.

-          AAVV: Antiretroviral Therapy in Adults – Update recommendations of the International AIDS Society-USA Panel. Consensus Statement. Jama, Gennaio 2000;283(3):381-390


[‡] King V.L,. Kidorf M.S,. Stoller K.B., Brooner R.K.:  Influence of psychiatric comorbidity on HIV risk behaviors: changes during drug abuse treatmen, J Addict Dis 2000;19(4):65-83

[§] Il progetto europeo più importante è l’ELECTHIV2. Le finalità di questo progetto, che rappresenta la continuazione d’ELECTHIV1, sono di approfondire l’indagine sul complesso scenario delle forme di cura complementari qual è emerso dal primo anno del progetto. Si tratta pertanto di ottenere un quadro aggiornato e accurato del fenomeno dell’uso di forme di cura complementari tra le persone con HIV o AIDS, e di indicare le principali carenze per quanto riguarda l’informazione e la comunicazione in questo campo.
In particolare, gli obiettivi principali sono i seguenti:

·         Diffondere i risultati di ELECTHIV (primo e secondo anno) nei confronti di tutte le parti interessate, e avviare un dibattito sui rischi e i benefici delle forme di cura complementari nell’era delle terapie antiretrovirali altamente efficaci.

·         Individuare con precisione le occasioni e le condizioni d’uso di forme di cura complementari, le aspettative e i bisogni espressi dalle persone con HIV.

·         Individuare i tipi di sostanze più frequentemente utilizzati, specialmente rispetto al rischio di eventuali interazioni con i farmaci.

·         Valutare l’influenza dell’uso di tecniche complementari sull’aderenza dei pazienti alle terapie convenzionali basate sulle combinazioni di farmaci antiretrovirali.

·         Analizzare la correlazione tra forme specifiche di cura complementare e parametri di qualità della vita, nel tentativo di distinguere le tecniche validabili da quelli che sono meri placebo.

Metodologia:
Il progetto prevede le due seguenti linee di azione:

  1. Raccolta dei dati: fase qualitativa per indagare sulle aspettative rispetto alle forme di cura convenzionali e complementari; fase quantitativa (condotta in 7 paesi dell’Unione Europea: Italia, Francia, Germania, Belgio, Regno Unito, Spagna, Portogallo) basata sulla somministrazione di un questionario a 1000 utilizzatori di forme di cura complementari, per valutarne le condizioni d’uso, e di un questionario QOL sia a utilizzatori che a non utilizzatori di queste cure.
  2. Diffusione dei risultati e avvio di un convegno aperto al pubblico con la partecipazione di terapeuti, ricercatori e medici di entrambi i campi (convenzionale e complementare), rappresentanti delle istituzioni, di organismi non governativi e della comunità delle persone con HIV. ELECTHIV 2 fornirà un ulteriore contributo alla ricerca per avvicinare la medicina ufficiale a quella non convenzionale e spronare alla creazione di protocolli di ricerca in grado di dare risposte concrete alle persone che necessitano di una presa in cura integrata.
    Oggi l’obiettivo è far si che, le persone con HIV, possano convivere con la loro malattia e con le terapie per controllarla. La medicina naturale offre molti strumenti per raggiungere tale fine , e tutti gli enti che si occupano della salute , devono sentirsi invitati a collaborare affinché la sanità pubblica garantisca servizi di terapie complementari pubblici e di alta qualità. Anno di presentazione 1998- Inizio Settembre 1999- conclusione Febbraio 2001. Paesi Europei coinvolti: Italia, Spagna, Germania, Grecia, Inghilterra , Belgio Francia

[**] Un’analisi preliminare dei metodi etnomedici della tradizione africana è stata realizzata di recente, ma senza alcun dato relativo alla reale efficacia. Si ritiene, comunque, che l’uso di piante tradizionali possa ridurre l’incidenza e la gravità di infezioni da opportunisti.  Vedi: AAVV: Traditional Medicine and AIDS, Lancet ,2000, 355: 1281 - 1286.

 

[††] Vedi:  Perini S.: Il miglioramento della qualita' di vita nei pazieti hiv positivi trattati con agopuntura e moxibustione, Atti Meeting sul dolore in agopuntura ed oltre, Jesi, 8-9 ottobre 2000, www.agopuntura.org/SIA.

 

[‡‡] Si veda: Chi-keong O.: Death an the Maiden: A Portrait of AIDS, J. Altern. Complement. Med., 2000, 6(6): 485-491

[§§] Più di recente è molto indicato il ruolo immunomodulante e stimolante l’appetito della formulazione Bu Zhong Yi Qi Tang, che si è rilevata molto incisiva anche in corso di pazienti neoplastici terminali.

[***] La pianta comunque più indagata è la Trichosantes kirilowii, che come altre Cucurbitacee svolge incisiva azione chemiotattica, antivirale e immunomodulante. Il principio più attivo (sulla chemiotassi e la proteina G di attivazione dei CD4) sembra essere la trichosantina. Si veda: Zhao J., Ben L.H., Wu Y.L. et al.: Anti-HIV agent trichosantin enhances the capabilities of chemokines to stimulate chemiotaxis and G protein activation, and this mediated trough interation of trichosantin and chemochine receptors, J. Exp. Med., 1999: 190: 101-111.

[†††] Vedi anche citazioni nel testo

[‡‡‡] Si veda soprattutto: Yamasaki K., Nakano M., Kawahata T. et al.: Anti-HIV-1 activity of herbs, Biol. Pharm. Bull., 1998, 21: 829-833.

[§§§] Si parla anche di “Oligoterapia Globale”

[****] Salta agli occhi la connessione con l’attuale impostazione dei principali clinici cinesi i quali affermano che, in corso di AIDS, oltre ad eliminare i tossici e drenare il calore occorre sostenere il Jing.

[††††] SVA della Wanda S.r.l..

[‡‡‡‡] Vi sono in corso anche ricerche sulla Ciclosporina A come simillium dell’AIDS.

[§§§§] La tecnica va attuata in anestesia generale, non è scevra di rischio e deve essere riservata ai pazienti con attività cardiocircolatoria e respiratoria nei limiti della norma