CRONOBIOCIBERNETICA O DEL TEMPO SOMATIZZATO

 

Vincenzo Di Spazio

 

Dedicato al ritorno verso

 la Luce di Arianna F.

 

“…dire uomo e dire tempo

è pronunciare l’identico…”

Alberto G. Biuso

(filosofo della mente)

 


 

Riassunto: la cronobiocibernetica, neologismo di recente introduzione, rappresenta un particolare modello biologico, nel quale i meccanismi regolatori intimi nella generazione degli stati patologici sono mediati da mappe neurali a matrice temporale. Le esperienze cliniche sui punti di Hua Tuo portano ad ipotizzare la presenza di mappe neurali legate alle memorie autobiografiche di esperienze stressanti, localizzate in corrispondenza delle strutture spinomidollari.

Parole chiave: cronobiocibernetica, tempo somatizzato, eventi traumatici, polarizzazione polimnestica.

Abstract:: to investigate the neurological response after time-oriented stimulation of the Hua Tuo points, we have observed a new class of extrametameric reflexes. These findings suggest the existence of a medullary network, called reptilian brain from MacLean, which contains engrams in relationship with traumatic experiences.

Key words: chronobiocybernetics, embodied time, shocks, polymnestic polarization.

 


 

Cronobiocibernetica è un neologismo introdotto di recente (Di Spazio, 2004), nato per esplicitare sul piano biologico i meccanismi intimi di “governo” del Tempo sulla generazione degli stati patologici.

Il termine cibernetica deriva dall’antico sanscrito, dove “kubara” significa timone, mentre successivamente è stata assimilato dalla lingua greca nel verbo “kibernao” (pilotare, dirigere, governare).

A questo proposito mi è utile riportare una citazione tratta da un saggio di Alberto G. Biuso, filosofo della mente, sulla precisa interazione fra mente, corpo, tempo e memoria.

 

“…La memoria è memoria del passato, memoria del presente, memoria del futuro (è la memoria, quindi, il vero tema delle analisi agostiniane del tempo) e per questa sua capacità di costruire, scandire e unificare la temporalità della coscienza, la memoria diventa il luogo dell’identità del soggetto che, senza di essa, sarebbe –letteralmente- perduto. Dalle tante e legittime definizioni che si possono dare dell’essere umano, una delle più caratterizzanti è dunque <<l’animale che ricorda>>. La memoria si stratifica nel corpo, nelle sue sensazioni, umiliazioni, difficoltà, piaceri, estasi. La memoria intesse la mente sino a costituirla come forza, identità, facoltà di azione, presa sul mondo e dominio della sua complessità. Anche e proprio perché la mente è memoria, capire la mente diventa davvero possibile solo se si comprende il suo strettissimo legame con il tempo…”

 

In precedenti articoli pubblicati su “La Mandorla” ho riportato l’esito di 8 anni di ricerche sulla interpretazione in chiave temporale dei cosiddetti punti Huatuojiaji, dove si dimostra l’esistenza di precisi circuiti temporo-spaziali collegati alle nostre memorie autobiografiche, in particolare alla registrazione di eventi a connotazione stressante.

Il paesaggio corporeo, espresso nella sua identità più estesa, è il teatro temporale delle nostre memorie. Ad esso confluiscono in competizione continua le più diversificate correnti mnestiche (emozionali, cognitive, neurofisiologiche, viscerali, muscoloscheletriche, genetiche, etc.).

Per nostra fortuna una quota marginale di questo flusso ridondante di informazioni oltrepassa la soglia di coscienza. La nostra mente soccomberebbe in tempi rapidi sotto il peso schiacciante di questi flussi mnestici. Il corpo memorizza comunque quanto avviene nel corso della nostra esistenza in misura sideralmente più imponente rispetto alle limitate disposizioni mentali, essendo queste ultime l’esito recente degli aggiustamenti biologici imposti dalla storia evolutiva del genere umano.

Queste premesse rinforzano il concetto, per cui sintomi e malattie rappresentino per una certa quota la specularità somatica (o psichica) di eventi registrati nelle configurazioni neurali dedicate.

Le ricerche hanno evidenziato uno strettissimo collegamento fra esposizione (acuta o cronica) ad un evento stressante e generazione di stati patologici non confinati alla sfera neuropsichica, ma estesi a quella somatica.

Il dr Hamer, oncologo tedesco, ha sviluppato una teoria rivoluzionaria sulla genesi delle malattie neoplastiche e di quelle correlate (da lui denominate oncoequivalenti), che prevede la contemporanea manifestazione del conflitto sui piani psichico, cerebrale e somatico. Ha individuato attraverso neuroimmagini TAC la comparsa di aree di flogosi nel tessuto cerebrale (immagini a “bersaglio”, cioè a cerchi concentrici), denominate focolai di Hamer (FH), che documentano le modificazioni neurologiche, determinate dal conflitto vissuto. Le conferme ottenute attraverso la verifica dei diversi punti spinali conferma esattamente le geniali intuizioni di questo scienziato tedesco.

 La stimolazione dei punti di Hua Tuo secondo il modello cronologico ha permesso inoltre di evidenziare una nuovissima categoria di riflessi neurologici, denominati cronospaziali, a matrice extrametamerica. In altre parole l’eccitazione neurologica di un’apofisi spinosa può determinare la comparsa di riflessi percepibili in aree somatiche non innervate dal segmento metamerico corrispondente. Inoltre la polistimolazione di questi punti spinali associati ad esperienze stressanti, tende a produrre nella fase REM del sonno il fenomeno della “polarizzazione onirica”, cioè la generazione di contenuti onirici non casuali, ma legati in modo diretto o sequenziale alla rievocazione autobiografica dell’evento stressante. Questo particolare fenomeno suggerisce quindi che almeno nella fase del sonno REM, il movimento apparentemente caotico dei globi oculari, sia invece il possibile esito dell’orientamento temporo-spaziale effettuato dai sistemi neuropsichici della memoria.

 La cinetica oculare viene utilizzata per “visionare” i ricordi, per rivedere e quindi rivivere una determinata esperienza. La focalizzazione di punti diversi del campo visivo viene determinato dal concorso coerente dei muscoli estrinseci dell’occhio, dal mirabile e armonico interagire di tensione e rilassamento dei diversi gruppi muscolari. Il “campo visivo” dei ricordi si accende di notte, regno incontrastato della acetilcolina, e consente così il passaggio repentino da un intervallo temporale all’altro, dal presente al passato.

Stimolare neurologicamente i punti spinali (per esempio con l’utilizzo del martelletto) secondo il modello temporale, consente un primo accesso alle mappe neurali mnestiche di matrice neurovegetativa. In molti casi infatti l’eccitazione neurologica dei punti di Hua Tuo genera negli esaminati la comparsa di riflessi e sensazioni come parestesie ai polpastrelli, senso di appesantimento agli arti, riverberazioni viscerali (“…sento lo stomaco, avverto un peso toracico, mi si chiude la gola, etc.), termoestesie (sensazioni di caldo o freddo), orripilazione, iperidrosi, tachicardia, deglutizione forzata come riportanto in tabella. I punti cutanei stimolati devono corrispondere a zone di dolore alla prova di digitopressione oppure corrispondere ad un evento a genesi stressante.

 

Tabella I

 

ELENCO RISPOSTE NEUROLOGICHE DA STIMOLAZIONE DEI PUNTI SPINALI SECONDO IL MODELLO TEMPORALE

Parestesie cutanee (polpastrelli, arti, etc.)

Appesantimento progressivo agli arti

Riverberazioni viscerali (stomaco, intestino, faringe, polmoni, etc)

Termoestesie (sensazioni di caldo o freddo localizzate o generali)

Iperidrosi (locale o generalizzata)

Orripilazione

Tachicardia (o senso di oppressione toracica)

Deglutizione forzata

 

In una quota molto più ridotta di individui possono manifestarsi eretismo nervoso, sgradevole sensazione di confusione mentale, paura oppure al contrario uno stato di inspiegabile benessere.

Queste verifiche sperimentali inducono a credere che l’onda vibratoria prodotta dalla percussione del martelletto sull’emergenza ossea dell’apofisi spinosa, si trasferisca attraverso il liquido cerebro-spinale alla corrispondente porzione spinomidollare, attivando in questo modo particolari circuiti neurali, generanti a loro volta la risposta neurovegetativa a distanza. Ma la possibile esistenza di questi particolari circuiti neurali a livello spinomidollare allungherebbe la lista delle aree dedicate ai processi di memoria, che non sarebbero più confinate all’interno della scatola cranica, ma estese a tutto il nevrasse.

Se fosse plausibile la diretta concertazione delle strutture spinomidollari nel determinare queste risposte disestesiche sulla base di una precisa datazione anamnestica di eventi stressanti, questo spiegherebbe la comparsa del riflesso “cronospaziale” a prescindere dalla distanza temporale del trauma e dalle intrinseche condizioni cognitive del soggetto.

In altre parole la lunghissima storia evolutiva dell’apparato spinomidollare, denominato “cervello rettile” da MacLean e valutabile in almeno 250 milioni di anni, consentirebbe una più stabile e fidata conservazione di dati mnestici (in particolare quelli a matrice stressante per le loro possibili ripercussioni sulla conservazione dell’individuo e della specie), rispetto alle molto più recenti strutture corticali.

La sgradevole sensazione di bruciore interno avvertita da F.S., 86 anni, dopo percussione della decima dorsale, è generata dal “Caso” (come normalmente si risponde in medicina alla comparsa di disturbi soggettivi non interpretabili) oppure rappresenta una precisa traccia di ricordo, cioè a quando F.S., giovane ufficiale dell’aeronautica militare di 22 anni si è gettato nelle fiamme dell’aereo colpito per salvare la vita di un suo commilitone? E’ pure un caso che la terapia (polistimolazione della decima dorsale) abbia fatto rientrare in questo anziano paziente una gravissima fase depressiva, accompagnata da ideazione autosoppressiva? A mio avviso rimane comunque sconvolgente il fatto che la semplice percussione di questa vertebra abbia scatenato nel volgere di qualche secondo la comparsa del bruciore interno, la “fotografia” neurovegetativa di un grave trauma psichico, al quale F.S. era stato esposto ben 64 anni prima!

Il fenomeno della “polarizzazione onirica” suggerisce inoltre un secondario interessamento del tronco encefalico e delle sue proiezioni nervose ascendenti ( aree talamiche e corticali associate).

Alla polarizzazione onirica si accompagna molto spesso una “polarizzazione polimnestica” spontanea e automatica come nel caso clinico qui riportato, dove la paziente, K.C., è stata sottoposta a stimolazione della D2 (46° anno di vita), corrispondente alla morte del padre per arresto cardiaco. K.C.  ha registrato sogni e percezioni fisiche in ordine cronologico di comparsa.

 

“…18-6 pizzicava il capezzolo destro spesso nella giornata. Al mattino al risveglio forte formicolio braccio e mano sin. Nel sogno ho bevuto tanti bicchieri d’acqua e sambuco, disagio tutto il giorno, respiro difficoltoso, sfinimento psico-fisico, dolore forte zona reni, al basso ventre, centro vertebra zona ombelico, irradiava attraverso fino all’ombelico, pensieri angosciosi (ricomparsa indotta dalla polistimolazione spinale di pregressi sintomi, N.d.A.), spaccare la testa con l’accetta, gallina senza testa che correva per il cortile (ricordo spontaneo di quando il padre macellava le galline, N.d.A.), pugno nel seno (colpo inferto da una compagna di classe per rabbia in 12° anno di età, N.d.A.), rabbia per dover reprimere e morire a me stessa tutta la vita, cercare di dare una ragione ai comportamenti di mia madre e giustificare, perdonare con la ragione, conflitto con me stessa perché nessun male fatto a chiunque è giustificabile, portare avanti questa catena per generazioni, sesso sì-comunicazione dialogo no (il riferimento è verso il marito), vivere in modo consapevole…19-6 davo da bere al bambino di mia figlia, il buco del ciuccio era troppo grande, paura che si soffoca. Ricordo di aver dovuto rianimare mia figlia a 2 anni tante volte, trauma terribile ogni volta (valium Star of Bethlehem) trauma anche assisterla al parto tutto il giorno bloccata e confusa, al mattino male alla scapola e spalla sin, ricordo tagliata a pezzettini nascosta sotto la panca lei faceva finta di niente, arrabbiata e agitata contro di lei (verso la figlia), fitte all’utero e nella chiappa destra, male zona reni, dolore pungente al basso ventre che sale sul fianco sin fino al colon, dolore pungente al seno sin, utero, schiena, zona reni come fossi ferita dentro, muscoli, gambe, sedere, pancia contratti, bloccati, anche blocco psichico, disagio in luoghi sporchi, stracci da cucina, toelette sporche, odore, stanza, madre, sedie macchiate, male alle gambe, muscoli…Lo stress interiore, rifiuto e non potersi difendere con le proprie ragioni, medicine inganni per difesa, quando scopri perché crolli, specialisti e preoccupazioni continue per niente…”.

 

Questo resoconto molto dettagliato contiene riferimenti diretti alla figura paterna (trauma da lutto, obiettivo della polistimolazione spinale), ma contemporaneamente anche riferimenti ad altre figure come la compagna di classe alle medie, la madre, il marito, il nipotino, la figlia.

 La generazione a cascata di reminescenze non segue una modalità caotica o casuale, ma una modalità ad impianto associativo e analogico, dove le correlazioni emozionali svolgono un ruolo basilare. La sequenza di ricordi fra loro collegati indica come la memoria di un evento stressante, la perdita del padre, riattivata artificialmente dalla terapia, sia in relazione imprescindibile con altri eventi, che rendono ragione della estrema plasticità delle reti mnestiche nell’uomo.

Come nella fase onirica, la “polarizzazione polimnestica”, è in grado di accendere punti diversi della memoria autobiografica, così come punti diversi del Tempo, sulla base di una sequenza spontanea e automatica.

Così come il Corpo memorizza, possiamo affermare parimenti che il Tempo somatizza. Viene da pensare che le informazioni affettive (emozioni e sentimenti in riferimento a persone ed esperienze a connotazione stressante) contenute nella cosiddetta “polarizzazione polimnestica” e per questo motivo generate durante la fase di veglia, possano essere correttamente e coerentemente sequenziate, grazie alla presenza stabilizzante di un sotto-ordine a matrice temporale. Una delle possibili mappe neurali, che codificano per la dimensione temporale, potrebbe essere contenuta negli spazi spinomidollari e divenire accessibile attraverso la sua corrispondente neuroproiezione cutanea in prossimità delle apofisi spinose della colonna vertebrale (punti di Hua Tuo).

 

Indirizzo dell’Autore:

Vincenzo Di Spazio

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