Su di un caso di morbo di La Peyronie

 

Carlo Di Stanislao[*]

 

 

“Il dogmatismo è infantilismo
arrivato alla sua piena crescita”

Douglas Jerrolds

 

“Il potere del visibile è l'invisibile”

Marianne Craig Moore

 


 

Riassunto: Si definiscono l’origine, la patogenesi e le caratteristiche cliniche della malattia di La Peyronie e si presenta un caso, relativo ad un uomo di 53 anni, trattato con agopuntura e ionoforesi ambulatoriale. I presumibili danni neurologici sono il bersaglio probabile della agopuntura.

Parole chiave: mordo di La Peyronie, Induratio Penis Plastica, agopuntura, ionoforesi.

 

Abstract: They define the origin, the pathogeneses and the clinical characteristics of the Peyronie’s disease and introduced a case, relative to a man of 53 years, treaty with acupuncture and jonophoresis. The presumable neurological damages are the probable target of the acupuncture.

Key words: Peyronie’s disease, Induratio Penis Plastica, accupuncture, jonophoresis.

 


La malattia di Peyronie, altrimenti detto Induratio Penis Plastica (IPP), Griposi[†] o Pene Curvo, colpisce circa l'1% della popolazione maschile, prevalentemente gli individui di razza bianca e di media età (in quanto l'elasticità dei tessuti in tale età si è già notevolmente ridotta ma non altrettanto il vigore sessuale. Deve il suo nome a Francois Gigot de La Peyronie[‡] [1], chirurgo di Luigi XV che la descrisse nel 1743 ed è caratterizzata da una fibrosi circoscritta della tunica albuginea[§], la guaina scarsamente vascolarizzata che riveste i corpi cavernosi del pene. L’area di fibrosi, che definiremo "placca", costituisce una limitazione alla elasticità della faccia del pene interessata dalla malattia durante le erezioni determinando una curvatura verso il versante malato[**][2]. Le cause, come già detto, non sono note. Il riscontro frequentissimo delle placche sulla linea mediana del pene nella regione ventrale o dorsale di esso ha fatto ipotizzare a moltissimi autori già negli anni sessanta e poi più di recente che alla base del processo fisiopatologico della malattia vi siano traumi o microtraumi ripetuti nel tempo a carico del pene eretto che detrminano lesioni, anche minime, di quell’area della tunica albuginea che si trova a livello del setto di separazione tra i due corpi cavernosi (setto intercavernoso). Infatti il rivestimento dei corpi cavernosi presenta fibre circolari intorno a ciascuno di essi e fibre a decorso longitudinale che li rivestono consensualmente[3]. Sulla linea mediana queste fibre ad andamento ortogonale tra loro si incontrano nel setto intercavernoso. Un trauma a pene eretto può scollare questi due strati di fibre lacerandoli. A queste lacerazioni, uniche o ripetute, conseguono i normali processi riparativi dell’organismo che all’inizio producono fenomeni di infiammazione locale e, nel tempo, la formazione di una cicatrice[4]. Questa costituisce la tipica "placca"[††] della IPP[5]. Col passare del tempo questi processi cicatriziali si stabilizzano, vi si depositano sali di calcio col risultato finale di placche calcifiche immodificabili, tipiche delle IPP stabilizzate. Colpisce l’1% della popolazione maschile, più spesso di razza bianca, soprattutto individui di media età e molto più raramente soggetti giovani o anziani[6]. Tale distribuzione epidemiologica viene giustificata e, allo stesso tempo, conforta l’ipotesi eziologica esposta in precedenza mettendola in relazione a due fattori: elasticità dei tessuti e vigore sessuale[‡‡]. Nei giovani l’enorme elasticità dei tessuti è in grado di assorbire il traumatismo intrinseco dei movimenti coitali; negli anziani assistiamo a una notevole riduzione della elasticità dei tessuti a cui però si accompagna anche una notevole riduzione di "energia" durante i rapporti sessuali[7]. E’ nella V-VI decade di vita che, pur mantenendosi un elevato stress meccanico a carico del pene eretto durante il coito, i tessuti penieni perdono più o meno gradualmente e più o meno velocemente la loro elasticità. Fattori genetici e famigliari sembrano essere implicati nel 17% dei casi, speso con espressioni di fibrosi idiomatica aponevrotica (Dupuytren[§§], Ledderhose[***]) o cutanea (papule fibrotiche di Garrod)[†††][8]. La malattia nel 50% dei casi ha esordio improvviso e nell’altro 50% dei casi esordio insidioso e lento nel tempo. Anche questa differente modalità di presentazione del quadro sintomatologico viene ad essere in accordo con l’ipotesi eziologica che abbiamo riportato. Infatti un paziente su due ha ricordo del trauma penieno accompagnato da vivo dolore durato da pochi minuti a qualche giorno intercorso circa 1-4 settimane prima dell’insorgenza della curvatura. L’altra metà dei pazienti non ricorda invece un evento traumatico preciso. Nel primo caso è probabile che il trauma abbia provocato una lacerazione sufficientemente importante da essere corredata da dolore e impotenza funzionale più o meno lunga, nel secondo caso probabilmente una serie di ripetuti microtraumi sono alla base della malattia. Comunque insorga, la malattia conclamata si manifesta con una fase acuta e una fase di stabilizzazione. Nella fase di acuzie, che come abbiamo visto può insorgere immediatamente dopo un trauma o dopo un periodo variabile di tempo, il paziente lamenta dolore spontaneo o all’erezione e curvatura del pene in erezione e, meno frequentemente, anche in stato di flaccidità. E’ questa la fase in cui va effettuata la terapia. A questa fase infatti consegue, dopo un periodo di 12-18 mesi, necessari all’organizzazione cicatriziale della placca, la fase di stabilizzazione in cui i processi infiammatori sono risolti e residua una placca calcifica inattacabile dalla terapia. E' dunque fondamentale aggredire la malattia con la terapia idonea nella fase acuta, quella in cui l’infiammazione e i processi cicatriziali sono ancora in atto, per ridurre la formazione della cicatrice e il deposito dei sali di calcio. Alla malattia di La Peyronie può associarsi un deficit erettile sia perché il dolore e la curvatura, con il conseguente dolore alla penetrazione per entrambi i partner, hanno sull'attività sessuale un importante effetto psicologico negativo, sia perché le modificazioni dei tessuti penieni che sono alla base della possibile causa dell'IPP concidono con quelle che concorrono al determinismo delle disfunzioni erettili organiche[‡‡‡]. Ci sentiamo quindi di affermare, in accordo con moltissimi altri Autori, che la IPP di per sé non è causa di disfunzioni erettili ma spesso precede e/o si comporta da concausa di alcune forme di deficit erettivo organico o psicogeno[9] [10]. Sono stati proposti diversi protocolli diagnostici con l'utilizzo delle più svariate metodiche. Noi ci sentiamo di affermare che la diagnosi di IPP si fa con 4 semplici modalità[11]:

1) accurata raccolta della storia clinica del paziente (modalità e tempi di insorgenza, sintomi, manifestazioni associate, vita sessuale);

2) autofotografie, in almeno due proiezioni, che il paziente deve eseguire a pene eretto che permettono di calcolare l'esatto angolo di curvatura del pene;

3) esame obbiettivo che eseguito da mani esperte permette valutazioni estremamente precise dello stato di malattia;

4) ecografia peniena a pene flaccido e in erezione farmacoindotta.

Il colloquio, chiaro e sereno, tra specialista e paziente, meglio ancora se accompagnato dalla partner, è il primo momento della terapia. Enfatizziamo la presenza della partner al colloquio per il ruolo che riveste la coppia, come elemento unitario, nella evoluzione della malattia e, soprattutto, nella scelta della strategia terapeutica. Un pene curvo infatti può essere altrettanto doloroso per il paziente che per la partner col risultato che spesso l'evitamento del rapporto sessuale diviene una scelta forzata di entrambi. Nella fase acuta della malattia, la terapia viene effettuata con farmaci antiflogistici e vasodilatatori somministrati per via orale o per via locale (infiltrazioni o ionoforesi) associata a terapia fisica (laser, ultrasonoterapia, radioterapia)[12]. Le principali tecniche chirurgiche sono due[13]:

1) Rimozione della placca e sostituzione con una "pezza" di pelle. Effetto collaterale: possibile parziale perdita della funzione erettile[§§§].

2) (Procedura di Nesbit) Rimozione di tessuto sano dalla parte opposta alla curvatura. Effetto collaterale: accorciamento del pene. Sono anche possibili degli impianti che tentano di raddrizzare il pene[****].

La terapia chirurgica, è bene precisarlo, è da consigliare solo nei casi più gravi che rendono veramente difficile avere normali rapporti sessuali[14]. In Medicina Cinese (MC) la IPP si ascrive a Blocco del Sangue a seguito di microtraumatismo locale[15]. Importante è il Meridiano del Fegato che, secondo i classici, controlla in generale il pene[16] [17] [18] [19]. G.B., medico di 53 anni, spostato con tre figli. Senza note anamnestiche significative né precedenti uro-andrologici o venereologici, insorgenza, quattro mesi prima la nostra prima osservazione, di placche duro-parenchimatose sul terzo prossimale del dorso del pene, con dolore ed incurvamento erettivo. L’esame andrologoci e l’ecografia hanno fatto porre diagnosi di IPP acuta ed iniziale. Eseguita terapia con laser+ultrasuoni ed infiltrazioni perilesionali (corticosteroidi e orgoteina) una volta la settimana per due mesi, ma senza alcun risultato e con lieve progressione (infiltrazione ed estensione) della patologia. Concordiamo, allora, per una associazione agopuntura e ionoforesi con apparecchio Jonomed per 20 min a 2-4mA a giorni alterni, impiegando come farmaco 5 mg di Verapramile in soluzione iniettabile. L’esame in MC non ha evidenziato turbe generali significative e lingua e polso apparivano senza caratteri particolari. La consistenza dura della placca peniena e la presenza di dolore trafittivo, parestesie e formicolio confermavano la Stasi, evidentemente locale, del Sangue[20]. Abbiamo trattato, come punti, 3LR (taichong), 5LR (ligou), 12LR (jimai) e 28GB (weidao), i primi tre in relazione con la messa in movimento del Sangue da parte del Fegato e con i genitali esterni[21] e l’ultimo, come punto del Dai Mai, in grado di muovere i ristagni di Yin in sede pelvica[22] [23]. Le sedute, con aghi Seirin da 0,30 X 30 mm, a perdere, hanno avuto una durata di 30 minuti ed una cadenza settimanale. Solo gli aghi sui punti L12 e GB28 sono stati manipolati in senso orario rapido sino al deqi per tre volte durante ogni seduta[24]. Dopo un mese si è avuta scomparsa del dolore, riduzione della infiltrazione (con riprova ecografica) e netta riduzione dell’incurvamento erettivo. Alla fine del 2° mese (dopo otto sedute di agopuntura), permaneva una piccola area iperecogena alla radice del pene, l’erezione era pressoché normale e solo saltuarie le parestesie. Netto miglioramento della fibrosi in senso ecografico (vedi Foto sottostanti, inizio e fine terapia).

 

 

 

Come mantenimento abbiamo prescritto, per l’azione eutrofia ed antiossidante, vitamine E, 400 mg due volte al dì per altri due mesi. Presumibilmente l’azione dell’agopuntura si esplica non solo e non tanto sulle turbe del microcircolo, quanto sulle supposte anomalie del nervo dorsale del pene (che spiegano parestesie e dolore)[25]. Ipotesi recenti accostano la malattia di La Peyronie ad una mastocitosi localizzata. L’accumulo di mastociti nel tessuto aureolare sulalbugineo avvalora tale ipotesi[26]. La liberazione di mediatori attivi dai linfociti e dai mastociti (come il Tumor necrosis factor b), sarebbe responsabile della patologia. E’ possibile, pertanto, che l’agopuntura moduli, nel senso di una down-regulation, il rilascio di tali neuropeptidi[27].

 

Indirizzo per chiarimenti

Carlo Di Stanislao

E-mail: [email protected]



[*] Si ringrazia il dott. Ludovico Vaggi, Primario Andrologia Chirurgica Casa di Cura Sanatrix, l’Aquila; Segretario Della Società Italiana di Andrologia.

[†] Il termine andrebbe riservato alle forme di “pene curvo” congenito e non alla IPP.

[§]

Reperto istologico: albuginea fibrotica in corso di La Peyronie

[‡‡] E' bene precisare che soltanto deviazioni del pene eretto, superiori a 30°, rendono difficile la penetrazione. Il blocco è spesso di tipo psicologico.



Bibliografia

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[8] Monacelli A., Nazzaro P.: Dermatologia e Venereologia, Vol. II, Ed. Vallardi, Firenze, 1967.

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[13] AAVV: Nono Congresso nazionale della Società italiana di andrologia (Ancona, 14-16 settembre 1995), Ed. Monduzzi, Roma, 1995.

[14] AAVV: Argomenti di Andrologia, Ed. CIC Internazionali, Roma, 2003.

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[16] AMAB: L'Andrologia e le Malattie Urologiche in Agopuntura e MTC, XVII Congresso Internazionale, Atti, Ed. Fondazione Ricci, Bologna, 2004.

[17] Doglia F.: Atlante Pratico di Agopuntura, ed, CEA, Milano, 2002.

[18] Corradin M., Di Stanislao C. Parini M.: Mappe dei Punti in MTC, Ed. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2001.

[19] Di Stanislao C.: il dermatologo agopuntore nella patologia dei genitali esterni, http://www.agopuntura.org/area/rivista/arretrati/settembre%5F2000/prurito%5Fgenitale.htm, 2000.

[20] Auteroche B., Navailh P.: Yu Zheng, Mér., 1997, 98 : 80-95.

[21] Konopachi D.: Punto per Punto. Dall’anatomo-fisiolgia alla clinica in agopuntura e auricoloterapia, CD-ROM, ed. AMSA, Roma, 2004.

[22] Di Stanislao C., De Franco L.: Il nome e le funzioni  di alcuni punti centrali dello Zu Shao Yang Dan Jing, http://www.agopuntura.org/area/rivista/2004/punti%20gb.htm, 2004.

[24] Ming-te T.: Traité des Aguilles e des Moxas, Ed. Imprimarie Fabre & Clie, Paris, 1967.

[25] Amarenco G., Casanova J.M.: Lesion of the dorsal nerve of the penis in Peyronie's disease, Prog. Urol., 1991, 1(5):906-910.

[27] Helms J.. Scientific Basis of Acupuncture, Ed. American Accademy of Oriental Medicine, New York, 1996.