LA RIEDUCAZIONE POSTURALE E LO SPORT:

L’APPROCCIO BERTELE’

 

Eleonora Negretto[1]

 

Riassunto: La rieducazione posturale nasce nel 1949 grazie a Francoise Mézières. L’osservazione dei pazienti le fece dedurre che i muscoli della schiena si comportano come un unico muscolo troppo corto e che tutte le azioni localizzate si ripercuotono istantaneamente su tutto l’insieme della muscolatura. La Mézières introdusse quindi il concetto di catene muscolari. Le catene muscolari in tensione deformano le articolazioni e sono la causa di artrosi, ernie al disco, scoliosi, ecc….

La terapia cerca di rendere questi muscoli più elastici e più lunghi, in modo da riportare il corpo verso una forma simmetrica e armoniosa.

La dottoressa Bertelè afferma che ogni sport accorcia la muscolatura delle catene muscolari, tanto più quanto lo sport viene praticato intensamente e precocemente. Non dovremmo quindi praticare più lo sport? Una corretta educazione posturale e motoria potrebbe riequilibrare la muscolatura e allungare quella che si accorcia e diventa rigida.

 

Parole chiave: Rieducazione posturale Mézières, Sport, Bertelè.

 

Summary: The postural reducation is born in 1949 thanks to Francoise Mézières. The observation of the patients made them to deduce that the muscles of the back are behaved like an only too much short muscle and that all the actions localized ripercuotono instantaneously on all the muscular structures. The Mézières introduced therefore the concept of muscular chains. The muscular chains in tension deform the articulations and are the arthrosis cause, doscopathy, scoliosis, etc. The therapy tries to render these more elastic and longer muscles, so as to to bring back the body towards a symmetrical and harmonious shape. The Bertelè doctor asserts that every sport shortens the  muscular chains, as well as more how much the sport comes prematurely practiced intensely. We would not have therefore to practice to more the sport? One corrected postural and dynamic education could riequilibrare the muscles and lengthen that one that is shortened and become rigid.

Key words:  postural rieducation, Mézières, Sport, Bertelè. 

 


 

La rieducazione posturale nasce nel 1949 dall’osservazione fatta da Francoise Mézières, fisioterapista francese, durante una seduta di terapia su una donna con dorso curvo e periartrite delle due spalle. La donna era stata trattata fino a quel momento con un corsetto rigido che aveva comportato solo la comparsa di piaghe nei punti di appoggio.

Mézières la fece distendere sulla schiena (figura 1) e fece una piccola pressione sulle spalle molto anteposte per portarle più indietro; questa lieve pressione provocò istantaneamente una lordosi lombare (figura 2) che Mézières cercò di correggere facendo flettere le ginocchia, ma questo movimento causò, come ulteriore compensazione, una accentuazione irriducibile della lordosi cervicale (figura 3). Mézières ripeté più volte la sequenza dei movimenti e delle correzioni e le reazioni furono sempre le stesse.

Ne dedusse che la lordosi si era spostata lungo il rachide come un anello lungo un asse e concluse che i muscoli della schiena si comportano come un unico muscolo troppo corto. Si rese evidente inoltre che tutte le azioni localizzate, tanto in allungamento che in accorciamento, si ripercuotono istantaneamente su tutto l’insieme della muscolatura. Ancora oggi vengono effettuati molti trattamenti che si limitano ad agire localmente mentre la rieducazione posturale ci insegna a vedere il corpo nel suo insieme e a trattarlo nella sua globalità.

Un’altra scoperta obbligò Francoise Mézières a mettere in discussione le teorie e le tecniche classiche: notò che i malati bloccavano continuamente la respirazione in fase di inspirazione e che ciò impediva l’allungamento dei muscoli vertebrali con una contrazione del diaframma. Si rese conto, in definitiva, che gli sforzi, gli allungamenti, le detorsioni, il dolore, implicano immediatamente un blocco diaframmatico in inspirazione. Il diaframma quindi non è solo motore respiratorio, ma anche muscolo accentuatore della lordosi lombare, attraverso l’azione esercitata dai suoi pilastri sulla II o III vertebre lombari a sinistra e sulle II, III o IV vertebre lombari a destra; azione in cui i pilastri del diaframma sono sinergici dello psoas che esercita una trazione anteriore sulla colonna dalla XII vertebra dorsale alla V vertebra lombare.

Secondo il metodo Mézières, se si agisce su un muscolo si agisce in realtà sull’insieme del corpo; infatti i muscoli della schiena si comportano come un solo muscolo: essi formano cioè una catena. Una catena è un insieme di muscoli che si ricoprono parzialmente, come le tegole di un tetto. E’ alla tensione permanente delle catene, che sono cinque, che Fran¸oise Mézières attribuisce le deformazioni che il nostro corpo subisce durante la vita ed è per questo che il suo metodo è basato sul loro allungamento.

Le catene muscolari in tensione si comportano come se fossero dei grossi elastici che deformano le nostre articolazioni, ci schiacciano e sono la causa di artrosi, ernie al disco, scoliosi, etc. La terapia cerca di rendere questi muscoli più elastici e più lunghi in modo da riportare il corpo verso una forma simmetrica e armoniosa. È un lavoro di graduale rilasciamento e allungamento della muscolatura delle catene, in genere contratta e accorciata e quindi responsabile delle disarmonie posturali e di movimento.

Ma quali sono le cause del progressivo e costante accorciamento della muscolatura?

1)    C’è una causa legata alla fisiologia della contrazione muscolare.

Durante tutte le attività motorie del vivere quotidiano (stare seduti, mangiare, sollevare pesi…) l’uomo utilizza essenzialmente contrazioni tonicche che favoriscono lo sviluppo di muscoli voluminosi, corti e resistenti all’allungamento (in una parola rigidi). Sono soprattutto i cosiddetti muscoli della statica, cioè quelli della catena posteriore, ad utilizzare questo tipo di contrazioni.

2)    C’è poi una causa legata ad eventi eccezionali quando interviene un qualunque incidente di tipo 

meccanico (ad esempio una distorsione). La risposta muscolare in contrattura ed accorciamento ha lo scopo di immobilizzare l’articolazione colpita per permetterne la guarigione. La muscolatura però non ha la possibilità, una volta esauritasi la necessità di salvaguardare l’articolazione, di autoallungarsi. Così la contrattura muscolare residua viene assorbita e ridistribuita su più muscoli della propria catena concorrendo all’accorciamento dell’insieme.

3)    La terza causa è in relazione ai problemi della sfera emotiva (in senso lato, non solo quelli patologici); uno stress di tipo psicologico o emotivo determina a livello corporeo una contrattura muscolare. La muscolatura è così vista come archivio della memoria emotiva.

L’insieme dei tre fattori che sono fisiologici e presenti in ognuno di noi determina nel tempo, per somma di accorciamenti, quelle modificazioni del normale equilibrio corporeo che sono alla base di tutti i processi patologici. Lavorando sulle retrazioni muscolari è quindi possibile procedere contro corrente rispetto alla propria storia clinica ed intervenire sulle cause che l’ hanno determinata.

Per gli atleti di alto livello il discorso si complica.

La dott.ssa Bertelè, consulente specialista  delle squadre nazionali di sci alpino maschile e femminile e di quella maschile di sci nordico, e che ha curato per patologie post-traumatiche atleti di livello nazionale di varie discipline, afferma che ogni sport, nessuno escluso, accorcia inevitabilmente la muscolatura delle catene muscolari, ma questo effetto negativo si ha tanto più quanto più lo sport viene praticato intensamente e precocemente. Inoltre lo sport praticato intensamente e gli impegnativi allenamenti quotidiani provocano un abnorme potenziamento di alcuni gruppi muscolari.

Non dovremmo quindi praticare più lo sport?

Anche se ogni movimento ed ogni sforzo provocano l’accorciamento delle catene (specie quella della colonna vertebrale e quella delle cinture scapolare e pelvica ), una corretta educazione posturale e motoria potrebbe riequilibrare la muscolatura e allungare quella che si accorcia e diventa rigida. L’unica possibilità per chi pratica gli sport e non vuole rischiare nel tempo importanti lesioni di muscoli, legamenti, dischi intervertebrali e articolazioni, è quella di controbilanciare l’inevitabile potenziamento di quegli specifici gruppi muscolari, sollecitati da quello sport, con un continuo lavoro di riequilibrio muscolare e di allungamento, che coinvolga tutti i muscoli ( lo stretching è infatti troppo segmentario, è un esercizio localizzato).

La dottoressa Bertelè ha analizzato in profondità la relazione tra sport e infanzia concludendo che “quando il bambino avrà sperimentato molteplici e diverse esperienze motorie, il suo schema posturale sarà maturo, completo e cosciente, sarà cioè in grado di percepire e controllare i movimenti. Solo allora, e non prima dei 10 anni, in un bambino sano senza difficoltà motorie particolari, si potrà iniziare a fargli sperimentare sequenze motorie sportive più complesse. Dal punto di vista dell’equilibrio muscolare, un’attività sportiva prematura provoca un potenziamento della muscolatura posteriore eccessivo e precoce, il cui accorciamento e irrigidimento sono favoriti anche dalle posizioni scorrette assunte spesso dai bambini a casa (in poltrona, sui divani), a scuola (su banchi inadeguati), a letto (dormendo proni).” Bisogna quindi ridare libertà al movimento per favorire l’equilibrio fisico dei bambini.

Laura Bertelè, la più accreditata mezierista d’Italia, da molti anni integra le sedute Mézières con l’ascolto di musica, opportunamente adattata nella qualità e nella quantità, ad ogni individuo da rieducare. I suoni infatti influenzano la muscolatura poiché arrivano alla formazione reticolare, che controlla il livello di veglia, cioè di coscienza e consapevolezza della persona, e anche il tono muscolare di base del corpo. La dottoressa trovò che l’ascolto della musica può diventare un prezioso supporto per facilitare il lavoro sul corpo, per rendere i muscoli più malleabili, per aiutare la persona a cambiare il suo schema posturale con minor difficoltà e più rapidamente.   

 

 

 

 

Bibliografia

 

-       Laura Bertelè: “Attenti allo sport” – Linus, gennaio 1997

-       Laura Bertelè:  “Fisici fuoriserie”  – Linus, febbraio 1997



[1]  Terapista della Riabilitazione,  collaboratrice della dottoressa Laura Bertelè, fisiatra e psicologa, che si occupa di rieducazione posturale da più di vent’anni.