EDITORIALE
A cura di Carlo Di
Stanislao
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"Come paragone per la
saggezza la possiamo dire simile all’abilità e come paragone per il discernimento lo
possiamo dire simile alla forza. Raggiungere il bersaglio dipende dalla forza, colpirlo
però non dipende dalla forza" " Nel passato nessuna terra era straniera e nessun uomo
considerato forestiero" |
Il peculiare interesse riservato in questo ultimi anni alle medicine non convenzionali, rende particolarmente urgente il dibattito sulle metodologie di ricerca e di sviluppo di queste arti mediche alternative.
Già in passato si è tentato di formulare giudizi metodologici tali da rispettare le esigenze della ricerca scientifica salvaguardando, i contenuti e le peculiarità delle arti guaritorie non convenzionali.
Nel 1993, a Milano, l’Istituto Riza Psicosomatica organizzò un congresso
internazionale di metodologia in omeopatia, fitoterapia e medicina cinese che, nonostante
la larghezza di mezzi e la partecipazione di illustri cultori italiani e stranieri,
naufragò nella indifferenza più assoluta.
Esiti migliori hanno invece ottenuto il convegno di Ljubjana del Giugno ’96
(coordinato dall’americano Ted Kuptchuck) e quello di Southampton, organizzato da
George Lewith (26 giugno 1997), in cui si è giustamente enfatizzata l’importanza del
disegno degli studi per ottenere lavori significativi sotto il profilo statistico, che
tuttavia rispettino i contenuti filosofici delle scienze mediche tradizionali e non
convenzionali. Non bastano ricerche sulla diffusione delle pratiche agopunturistiche o
più in generale alternative per accreditare un’arte medica (si vedano gli articoli
di Kelner e Wellman e quello di Dhiel e coll. su The Journal of Alternative and
Complementary Medicine, 1997, 3,2), ma accorre accordarsi sulle modalità di studio e sui
metodi di valutazione.
Questo lo sforzo che il Progetto Europeo COSTB4 sta compiendo, producendo una vasta
documentazione sull’uso delle medicine complementari ed alternative che sia il più
possibile verificabile ed omogenea (Cost Action B4, Annual Repport 1995-1996, European
Commision, Brussels, Marzo 1997).
Encomiabile da questo punto di vista e’ stata, il 29 novembre scorso,
l’organizzazione (da parte della Collaborazione Cocrhane CAM, del COSTB4 ,
dell’Associazione Nazionale Medici Fitoterapeuti e dell’Associazione Medici
Agopuntori Bolognesi) di un Convegno Internazionale (fra l’altro patrocinato dal
Ministero della Sanità) sulle "Metodologie della Ricerca Clinica in Medicina
Complementare".
Alcune osservazioni sulle diverse relazioni sono comunque necessarie. Non si tratta di
porre la questione "può la medicina scientifica incorporare una medicina
alternativa" come fa il prof. Federspil e neanche chiedersi, col prof. Bocci, se
"può una medicina complementare evolvere a medicina ufficiale"" Ponendo il
problema in questi termini si rischia di snaturare il concetto stesso di complementarietà
o di integrazione, finendo per accettare come unicamente valido il metodo statistico e
massificato attuale.
Etimologicamente metodologia sta ad indicare (coniungando i termini greci metà ed hodòs)
non lo solo lo studio del complesso dei principi su cui è fondata una scienza o
disciplina (G. Devoto-G. C. Oli "Nuovo Vocabolario della Lingua Italiana", 1987)
non solo l’impiego rigoroso e scientifico di un determinato metodo, ma anche (B.
Colonna "Dizionario etimologico della lingua italiana", Ed. Tascabili Newton,
Milano, 1997) capacita’ di individuare una via (hodòs) che sia intermedia fra
le molteplici trasformazioni (metà).
Questa via di equilibrio, intermedia fra tutte le possibili successioni, equivale a
quella stessa che i pensatori cinesi del II secolo definirono Tao. Come ha recentemente
scritto A. Tagliaferri (Il Taoismo, Ed. Newton, Milano, 1996) occorre, nel mondo
occidentale, superare il dualismo natura-razionalità e ricondursi a ragionamenti anche
scientifici in cui il ruolo della natura sia centrale. Poiché il metodo deve individuare
il complesso di regole che consentono di procedere più organicamente
nell’acquisizione di nuove conoscenze o nella riorganizzazione di conoscenze e dati
già acquisiti (P. Bertolini " Dizionario di psico-socio-pedagogia, Ed. B. Mondadori,
Milano, 1990), non è possibile stabilire come unico metodo quello scientifico per
sistematizzare o validare delle scienze (o arti guaritorie) che per definizione sono
alternative alla scientificità in senso corrente. Credo che la ricerca (scientifica in
senso lato e medica più in particolare) debba procedere libera da ogni preconcetto e
pertanto non rischiare, attraverso la cieca applicazione solo del determinismo
sperimentale, un dogmatismo sistematizzato che accetti solo ciò che appare misurabile in
senso fisico classico.
Usando le parole del prof. A. D’Arsonval (membro dell’Accademia di Scienze e
dell’Accademia di Medicina, Professore del Collegio di Francia e Presidente
dell’Istituto di Psicologia Generale di Parigi): " il determinismo scientifico
composto dal dubbio cartesiano e dallo sperimentalismo di Claude Bernard non è l’
unica via aperta alla ricerca,. Pertanto occorre incrementare gli sforzi nella direzione
di scienze e metodi altri, con una mentalità ben protetta tanto dallo scetticismo, quanto
dalla cieca credulità""(Prefazione a Mystiques et Magigien Du Tibet, di A.
David-Neel, ed. Librarie Plon, Paris, 1964, Ed. Italiana Ubaldini, Roma, 1965).
Ma se dopo Karl Popper il metodo induttivo (passaggio dell’osservazione dei fatti
alla formulazione delle leggi che li regolano) e quello analogico (ragionamento che
accosta fatti consimili legati da somiglianza) sono stati ampiamente delegittimati, se il
solo metodo scientificamente valido è quello deduttivo (passaggio dal generale al
particolare) che possibili sviluppi vi possono essere per arti tradizionali,
ascientifiche, cabaliche ed esoteriche? (Reale G. e Antiseri D.: Il pensiero occidentale
dalle origini ad oggi, Ed. La Scuola, Roma, 1994). Non vale la pena ricordare che nel
lontano 1981 Gilles Andres (Princies de la Medicine selon la Tradition, Ed. Dervy Livres,
Paris) aveva notato la contraddizione fra scientismo positivistico e medicina ippocratica
intrisa di valenze animistiche, sciamaniche ed apotropaiche. Conviene invece discutere
sulla possibile applicazione di metodologie possibili, scientifiche e sperimentali, ma
rispettose dei contenuti di scienze altre da quelle accademiche e convenzionali.
E’ quello che abbiamo fatto (nel campo dietologico) con la nostra relazione (portata dal prof. Mauro Bologna dell’Università de L’Aquila), in cui il modello storico ingloba possibilità metodologiche di tipo sia sistematico (con classificazione storiografica del sapere) che inventivo (indicante i procedimenti necessari a conseguire o rivalutare conoscenze partendo da dati noti sia scientifici che tradizionali).
Riteniamo che questa metodologia storicistica unitamente alle analisi dei dati internazionali (di cui ha parlato G. Allais del CSTNF di Torino) ed alla rigorosa costruzione di trail clinici (K. Lindle di Monaco), sia l’unica perseguibile via, allo scopo di accostarsi ai contenuti scientifici senza tradire l’applicazione rigorosa delle arti mediche non convenzionali.
In questa direzione ci muoviamo e fidiamo nel contributo di quanti vogliano con noi percorrere questo difficile cammino.
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