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EDITORIALE

Le arti mediche sacre (o tradizionali ) racchiudono conoscenze antichissime, frutto di una ricerca di armonia fra uomo e natura , vita interiore e realtà esterna, tra microcosmo e macrocosmo e sono il risultato di millenni di adattamento ad uno specifico ambiente.

Molti saggi e svariati articoli sono stati scritti in questi ultimi anni sulle medicine tradizionali, spinto da una moda che ci proietta verso un esoterismo acritico e superficiale, una moda aneddotica fatta di mere curiosità , che spazia dallo sciamanesimo all’alchimia e confonde le arti terapeutiche con le leggende guaritorie, le tecniche mediche più antiche e complesse (ayuverdica, cinese, egizia, dell’America precolombiana, della medicina Kampo ecc.) con procedimenti tanto affascinanti quanto abborracciati, dubbi e superficiali ( che spiegano le manie mistiche attuali capaci di sfociare in farneticanti riti di suicidio collettivo o di generare quel diffuso clima di incerta sfiducia per la scienza che apre la porta ed ingrassa pseudosantoni e variopinti guaritori ).

Fu Brisone di Eritrea a fondare quella scuola di pensiero che va sotto il nome di Zeticismo. La scuola di chi si sente in dovere di cercare sempre e che vede nel dubbio positivo una possibile tappa intermedia, una " epoche " che è salutare sospensione di giudizio. Ovviamente non siamo ancora riusciti a sviluppare quel modello analogico e sincretico che Frazer ha individuato come la più alta metodologia dell’uomo sull’uomo, ma siamo lieti ed orgogliosi, con la nascita di questi "fogli", di essere in marcia.

Siamo con Magendie ( lo straordinario maestro di Claude Bernard ) che diceva: " sono nella scienza come un cenciaiolo con l’uncino in mano e la gerla sulle spalle, se incontro un fatto che mette in dubbio o contraddice la teoria prendo il fatto ed abbandono la teoria ".

Questa filosofia ci ispira ed ispira questa rivista quadrimestrale , protesa a demistificare e smascherare il falso e dimostrare ciò che di utile e buono c’è ancora oggi nelle arti mediche tradizionali.

Corre l’obbligo di chiedersi quale senso abbia oggi una rivista ( per di più elettronica ) che riguarda arti mediche vecchie di millenni o pratiche prive di presupposti scientifici documentati, mentre trionfa il modello sperimentale ed il livello delle nostre conoscenze ha assunto dimensioni molecolari. La risposta la si può rintracciare in due documenti ufficiali di Healt Care Policy and Management : il XX rapporto CENSIS del 1986 e l’Healt Care promulgato dall’Healt National Service inglese nel 1987. In entrambi i casi si pone l’accento sulla necessità di individuare strategie mediche capaci di far recuperare al singolo il senso della sua individualità, all’interno di servizi sanitari nazionali che tendono a massificazioni del tutto generiche e depersonalizzanti . In effetti da venti anni si è notato, da parte degli osservatori più attenti , che all’interno della medicina ippocratica si è creata una spaccatura fra enorme armamentario tecnico diagnostico e reali possibilità terapeutiche , intese come capacità di aderire alle specifiche e personali richieste del paziente. Grande scalpore hanno destato all’inizio degli anni novanta i dati statunitensi e del regno unito che dimostrano, in modo inequivocabile, che oltre il 50% della popolazione afferisce ad aree mediche non convenzionali nella convinzione di una maggiore efficacia ed innocuità delle cure prescritte. Due articoli sull’argomento ( delle riviste Doctor e Tabloid , rispettivamente del 1992 e 1993 ) hanno analizzato il fenomeno e concluso che tale affermazione deriva da visite più lunghe ed attente, da diagnosi più personalizzate, da un atteggiamento globalmente di maggior cura per il paziente e minor cura per la patologia.

Inoltre se è vero che il confronto va posto in termini di efficacia, va aggiunto che è necessario assumere un atteggiamento integrativo o cooperativo in grado di migliorare il livello diagnostico pronostico del medico a tutto vantaggio del singolo paziente.

Questa rivista, quindi, vuole essere un momento di cristallizzazione di studi sia tradizionali che sperimentali , non solo neuroreflessologici con motivazioni fisico chimiche più o meno ampie, ma anche fitoterapiche , oligoterapiche o relative ad altre branche come ipnosi, osteopatia, biofeedback, massoterapie, qi gong ,taiji uan, dietetica, omeopatia, ecc.

Ognuno di questi metodi ( espresso i mondi culturali e tradizionali che li sostengono) ci offrono non solo opportunità dirette d’intervento terapeutico, ma principalmente una ricca semeiotica fisica che può tornarci molto utile nella pratica quotidiana.

Inoltre, come sostenuto in passato da Matteo Ricci e Max Weber, lo scoprire altre culture ed altri punti di vista, vuol dire arricchire la nostra intelligenza e potenziare la nostra capacità di ragionamento. In questo modo non ci sentiamo schizofrenici, psicoticamente divisi tra realtà scientifiche ed energetiche ed invece monoliticamente integrati in un ragionamento in cui istanze cartesiane, dati morfofunzionali e letture simbolicoantroposofiche convivono potenziandosi.

Paracelso ha scritto che solo il medico che viaggia che conosce molte culture ha il diritto di definirsi formato. Vi auguriamo quindi un viaggio tanto ampio quanto buono e formativo attraverso questo primo numero (legato alla medicina cinese) tutto incentrato sul "polmone", sulla sua fisiologia, fisiopatologia, clinica e sulle diverse implicazioni terapeutiche in agopuntura, fitoterapia occidentale e cinese e dietetica. Come articolo sperimentale offriamo il risultato di uno studio relativo alla bronchite cronica riacutizzata, che dimostra come farmacoterapia antibiotica ed agopuntura possono integrarsi e potenziarsi vicendevolmente.

Attendiamo suggerimenti ed anche pareri discordanti o censure da tutti coloro che sono interessati all’argomento.


 

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